martedì 6 marzo 2018

Unione bancaria e riforma Eurozona test per il nuovo governo in Avvenire 7 marzo



Unione bancaria e riforma Eurozona test per il nuovo governo
GIUSEPPE PENNISI
L’Italia uscita dalle urne rischia di giocare un ruolo marginale nelle due partite chiave per il futuro dell’Europa: la riforma dell’Eurozona e il completamento dell’Unione monetaria.
Le Cancellerie economiche europee stanno lavorando sui dossier a pieno ritmo e, in attesa di capire se Roma potrà sedersi al tavolo con un nuovo esecutivo, saranno l’attuale ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il premier Paolo Gentiloni ha tessere le fila. molto complesso: la riforma dell’eurozona. L’obiettivo temporale è ambizioso: giungere all’approvazione dei lineamenti di fondo al Consiglio Europeo del prossimo giugno. Cosa motiva simile fretta? La lezione principale tratta dalla crisi del 2008- 2016 è che l’unione monetaria non sarebbe in grado di resistere ad un nuovo urto di pari entità; per reggere alla crisi iniziata nel 2007, sono stati creati nuovi strumenti (ad esempio il Quantative easing) e nuove istituzioni (l’Esm e le agenzie per il monitoraggio delle istituzioni finanziarie e dei fondi previdenziali). Si è inoltre dato vita a due dei tre pilastri di un’unione bancaria e si è progettata un’unione europea dei capitali. Ma la nuova costruzione comune va ora completata.
Tenendo pure conto che ’ultima crisi ha causato un aumento del debito pubblico medio dell’eurozona dal 60% del Pil al 90% nel 2017. Già nel 1787 Alexander Hamilton dimostrò che lasciare il fardello del debito ai singoli Paesi non è compatibile con un’unione monetaria. Le misure spesso restrittive di politica fiscale adottate in numerosi Paesi, inoltre, hanno dato corpo o rafforzato movimenti anti-europei di varia natura e colore. A cui si aggiunge ora la possibilità di un Italia guidata da forze non propriamente filo-europee. Tutto ciò rende l’unione monetaria e la stessa Ue fragili. Un nuovo choc globale manderebbe al tappeto entrambe.
Il guaio è che qualche scricchiolio si comincia ad avvertire. La crescita americana è nel nono anno e raramente gli Stati Uniti hanno avuto un periodo di espansione superiore ai dieci anni. Sul piano europeo, il QE ha immesso notevole liquidità nel sistema, incoraggiando, indirettamente, comportamenti avventati e aumentando il rischio di 'bolle'. Non mancano proposte in documenti di economisti, alcuni a titolo unicamente personale altri con un crisma di ufficiosità (come il paper di quattordici economisti – sette francesi e sette tedeschi, tutti considerati, a torto od a ragione, vicini ai rispettivi governi o il 'non paper' dell’ex ministro delle Finanze tedesco Schäuble – ma non si sa se ci sono posizioni ufficiali.
Dovrebbe aprire la danze la Commissione europea con un documento che verrebbe diramato il 13 marzo diretto a completare (anche se solo provvisoriamente) l’Unione bancaria, accelerando la ripulitura dei crediti incagliati o non esigibili nei bilanci delle banche e armonizzando le regole nazionali per le risoluzioni bancarie. Si prospetterebbe una 'garanzia' (non una condivisione dei rischi) per i depositi in conto corrente. Si delineerebbe anche un ampliamento delle funzioni del’European Stability Mechanism (in gergo giornalistico il Fondo Salva Stati) al fine di consentire misure preventive ed un’eventuale trasformazione in un Fondo Monetario Europeo.
Queste e altre proposte, in fase di preparazione, arrivano in un momento complicato per l’Italia. Che rischia di perdere il treno verso la nuova Europa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Entro giugno si ridisegna l’Europa. L’Italia in stallo rischia di perdere il posto ai tavoli che contano
Copyright © Avvenire

Nessun commento: