martedì 20 febbraio 2018

Il “Bar Europa” e i suoi nemici da quotidiano atlantico 19 febbraio



Il “Bar Europa” e i suoi nemici
http://1.gravatar.com/avatar/7a0d00b20269f859fb87932894b6a2d1?s=24&d=mm&r=gdi Giuseppe Pennisi, in Cultura, Libri, Quotidiano, Recensioni, del 19 Feb 2018, 18:34
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Cosa è il ‘Bar Europa’? Non mancano nelle città italiane, bar, caffè, gelaterie, ristoranti e cinematografi intitolati all’Europa, a volte intesa come Unione ma molto più spesso come espressione geografica o più semplicemente come primo nome che passava per la mente quando si doveva fare un insegna luminosa per l’esercizio. Esiste, però, un altro, Bar Europa, che è un luogo unicamente virtuale in funzione da un paio di anni per iniziativa di un giovane avvocato specializzatosi in legislazione, regolamenti, procedure e prassi dell’Unione europea, Michele Gerace.
Poco dopo la laurea, Gerace ha creato un circolo di riflessione per giovani, con un piccolo comitato scientifico di docenti universitari, l’Osservatorio per la Crescita e l’Occupazione in Europa, un’associazione senza sede e senza struttura ma dotata di un sito web. Da un paio di anni, è anche il promotore del virtuale bar Europa, ossia conversazioni da bar sull’Europa, spesso a tema libero, organizzate in vari luoghi, sovente nelle periferie di una grande città come Roma e, in grande misura, con suoi coetanei e gente del luogo interessata al continente in cui viviamo e alla sua integrazione. Ogni venerdì sera al Rock Night Show su Radio Godot, Gerace ha una rubrica sul ‘suo’ bar Europa.
Dalle conversazioni al bar Europa, Gerace ha tratto un agile libretto, “È l’Europa, Bellezza!“, in
È l’Europa, Bellezza!
di Michele Gerace
Rubettino
pag. 114 – 8 Euro
È una lettura che può essere fatta a due livelli. Da un canto, è un resoconto delle conversazioni e discussioni di questi ultimi anni al Bar Europa. Gli interlocutori sono giovani, interessati e motivati dall’integrazione europea, dalla politica europea , dalla cultura europea. Sono conversazioni e discussioni fresche e genuine che danno un’idea di come una parte (non credo maggioritaria) dei giovani percepisce l’Europa ed il suo futuro. Da un altro, è un’illustrazione della differenza tra Europa ‘sognata’ e le varie Europe ‘percepite’ – quella della burocrazia, quella delle regole minuziose, quella dei vincoli, quella dell’austerità, e via discorrendo. Da un altro ancora, quella della ricerca ‘della identità europea’, di cosa voglia dire essere europei, di quali sono le radici del comun sentire europeo.
I due livelli si sovrappongo: sin dalle prime pagine, Gerace afferma che lui ed i suoi coetanei sono euro entusiasti per abitudine ed euro scettici per sentito dire. Uno dei suoi amici, e protagonisti del libro, è partito per Bruxelles a lavorare come ricercatore presso il centro studi del Parlamento Europeo: alla gioia iniziale di essere stato accettato per quella che vedeva come una preziosa opportunità professionale ha fatto seguito una delusione a ragione di un vero e proprio incubo di carte, procedure e scadenze. Quando, oltre cinquanta anni fa, appena laureato, feci uno stage alla Commissione europea ebbi un’impressione analoga, rafforzata quando ero in Banca Mondiale e dovevo fare co-finanziamenti con il fondo europeo di sviluppo e successivamente, rientrato in Italia, come membro dell’alta commissione della Commissione per la definizione di metodologie di analisi di investimenti e come componente dell’’alto gruppo’ (nome roboante) sull’esclusione sociale. I nemici del Bar Europa si annidano nei meandri dei lunghi corridoi di Bruxelles.
Al Bar Europa si mira ad una comunità con identità ed una comune base culturale. Si è consapevoli che la realtà è molto differente ed anche che arrivati a questo punto non si può restare nel guado:o si va indietro o si va avanti. La proposta è, senza dubbio, quella di andare avanti, utilizzando come leva la nostra cultura europea fatta di arte, scienze umane, la filosofia, la teologia, la bellezza. Si prospetta, quindi, un percorso differente da quello tracciato dal Trattato di Roma all’unione monetaria, che ha fatto perno sulle convenienza di un’integrazione economica sempre più stretta.
È una proposta interessante. Sarà vincente? E’ difficile dirlo. Negli oltre sessanta anni trascorsi dal Trattato di Roma, l’Europa dell’identità culturale ha avuto un ruolo marginale nella costruzione europea. I pochi tentativi riusciti (come l’Istituto Universitario Europeo a Fiesole) hanno riguardato una minuta élite. Occorre, però, sperare ed avere fiducia che le giovani generazioni sapranno fare meglio di noi.

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