venerdì 16 febbraio 2018

I sogni nel cassetto di Liberi e Uguali in Formiche 16 febbraio




I sogni nel cassetto di Liberi e Uguali
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I sogni nel cassetto di Liberi e Uguali
Giuseppe Pennisi commenta il programma economico della coalizione di Pietro Grasso, presentato ieri
Il programma economico di Liberi e Uguali per la prossima legislatura è stato presentato il 15 febbraio. Nel sito stesso di Liberi e Uguali si tiene a precisare che il soggetto politico non è partito, ma una coalizione elettorale tra vari partiti e che, quindi, il programma è un accordo tra le proposte dei partiti che formano la coalizione.
Il programma è di poche pagine, con un accento marcatamente redistributivo, come indicato sin dall’introduzione: “Il progetto di Liberi e Uguali nasce per restituire speranza nella democrazia a milioni di cittadine e cittadini che oggi non si sentono più rappresentati da nessuno. Vogliamo radicare questo progetto nella società italiana per riaprire una prospettiva di governo di segno autenticamente progressista”. Più specificatamente: “La crescita delle diseguaglianze è oggi il principale fattore di crisi dei sistemi democratici. La lunga crisi, assieme a un processo di globalizzazione non regolato, ha enormemente accresciuto le diseguaglianze, ha svalutato il lavoro e compresso i suoi diritti, ha costretto alla chiusura tante piccole e medie aziende, ha condannato i giovani a una disoccupazione di massa e una precarietà endemica, ha indebolito l’istruzione, la sanità e la previdenza pubbliche, ha colpito il ceto medio e ha allargato l’area di povertà e di insicurezza sociale. Ed ancora: “Vogliamo riportare l’istruzione, il lavoro e l’ambiente al centro della nostra vita sociale”.
Le diseguaglianze sono, senza dubbio, aumentate negli ultimi dieci tanto in Italia quanto nel resto del mondo. E la priorità dell’istruzione, al lavoro e all’ambiente è naturalmente ineccepibile. Quando si entra nello specifico, però, si resta disorientati; in materia di istruzione, ad esempio, le proposta legislativa principale è la soppressione delle tasse universitarie, misura che, come documentato su Formiche. net del 21 gennaio, sarebbe socialmente regressiva ed aumenterebbe le disfunzione delle nostre università; in materia di lavoro il cardine del programma è il superamento della “giungla dei contratti” e il ripristino dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, provvedimento difficilmente compatibile con lo sviluppo dell’impresa; e, in tema di ambiente, si propone una disciplina vincolistica non di incentivi di mercato.
Il programma soprattutto invoca un Gran New Deal e un Green Deal (e lo sblocco dei vincoli al turn over) nella Pubblica amministrazione come strade per la crescita della produzione e dell’occupazione. Per finanziare questi aspetti fondamentali del programma viene proposta una revisione dell’Irpef graduata e con un numero maggiore di aliquote dell’attuale e una “imposta d’equità”, che sarebbe in sostanza una riforma delle varie imposte sul patrimonio già in essere (sulla casa, sulle plusvalenze finanziarie, ecc.). Dal testo sul sito di Liberi e Uguali è difficile individuare i costi dei due Deal e se la revisione delle aliquote Irpef e “l’imposta d’equità” coprirebbero questi due Deal e in che misura servirebbero a ridurre il debito pubblico.
In effetti, il debito pubblico, poco trattato nei programmi di altre forze politiche e coalizioni elettorali, pare ignorato da Liberi e Uguali. Tuttavia, questo è il convitato di pietra con cui chiunque avrà responsabilità di governo dovrà fare i conti.
Nei Palazzi romani, si mormora che una pesante lettera su conti e debito pubblico sia in arrivo da Bruxelles e che si sta facendo di tutto perché arrivi dopo il 4 marzo (al fine che non interferisca con la campagna elettorale). Pare evidente che Liberi e Uguali si proponga come forza di opposizione, piuttosto che di governo. Il programma , quindi, ha il sapore di “sogni nel cassetto” come il film di Castellani del 1957. Tuttavia, in una fase in cui stanno sia aumentando i tassi d’interesse sia fibrillando i mercati, la proposta di una forza politica di una patrimoniale non finalizzata all’abbattimento del debito pubblico, potrà colpire pesantemente la fiducia nell’Italia.
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