venerdì 1 dicembre 2017

Andrea Chénier, tra spie, fake news e mala giustizia in Il Dubbio del primo dicembre



Il Teatro alla Scala inaugura la stagione la sera di Sant’Ambrogio con un’opera che ,sparita dai repertori per un paio di decenni, sta tornando di moda: ‘Andrea Chénier ‘ di Umberto Giordano, un ‘dramma istorico’ (come dice l’intestazione del libretto) che debuttò al tempio milanese della lirica nel 1896. Stava tramontando il melodramma verdiano e si cercavano nuove strade. Le due predominanti erano il grand opéra padano (ispirato da Francia e Germania; grandi tableaux con effetti speciali e balletti) ed il verismo (sovente un atto unico, ispirato a ‘fattacci’ di cronaca nera). Andrea Chénier è un po’ grand opéra padano ed un po’ verismo. Era anche il periodo in cui l’Italia era dominata del trasformismo: iniziato con i Governi Depetris inquinava la vita pubblic. L’opera si svolge , in gran misura, in quella fase delle Rivoluzione francese in cui il marais (la palude) era protagonista della politica ed era difficile distinguere tra corrotti e corruttori in gran parte della società e soprattutto nei livelli intermedi dei pubblici poteri (quali la giustizia).
Tra le determinanti per le quali Andrea Chénier venne tirato fuori dall’oblio alla fine degli anni ottanta, ce ne è probabilmente una su cui si è poco riflettuto nei numerosi convegni che precedono l’inaugurazione della Scala. Il lavoro è un dramma giudiziario che ha un suo carattere di attualità poiché tratta di malagiustizia anche se (siamo pur sempre a teatro) il giudice fellone si pente e piange come un vitello quando l’innocente poeta Andrea Chénier e la donna da lui amata (e che il giudice voleva portarsi a letto) vanno insieme al patibolo. Dei quattro atti, dopo il primo che ci introduce ai personaggi, gli altri tre si svolgono in strade parigine dove si cerca la fuga e procuratori poco scrupolosi utilizzano spie per indagare  sui propri rivali, nell’aula di un tribunale rivoluzionario, e nel carcere.
Uno dei protagonisti è Carlo Gérard , che dopo essere stato, prima della Rivoluzione, un servo nel Castello dei conti Coigny, dove si è invaghito della giovane Maddalena Coigny, è diventato prima procuratore poi parte del tribunale rivoluzionario . A Gérard non sfugge che la contessina a un debole per il poeta Andrea Chénier , ospite di una grande festa a Palazzo, proprio alla vigilia della presa della Bastiglia. Chénier è un riformatore come mostra la sua aria un dì nell’azzurro spazio che irrita numerosi ospiti di casa Coigny. Scoppiata la rivoluzione e giunti al terrore robespierriano, siamo in una Parigi, dove si nascondono tutti alla ricerca di un luogo di fuga. Allora non si intercettavano telefonate e non esistevano telecamere; si utilizzano spie. Quelle inviata da Gérard scoprono che Maddelena è in contatto con Chénier , il quale tenta di aiutarla a mettersi al riparo. Tanto basta per fare iscrivere il poeta nel registro degli indagati come agevolatore di fuga di aristocratici. Il capo d’accusa è debole e lo stesso Gérard potrebbe depennarlo. Trovata Maddalena, le offre di salvare Chénier , forse anche evitando il rinvio a giudizio. In cambio, chiede  una notte (o meglio ancora più di una) nel suo letto. Ne  ottiene un netto rifiuto.
Portato in tribunale (dove Maddalena, celata è tra il pubblico), Chénier assiste ai processi prima del suo; la corruzione diffusa, i rapporti stretti tra procuratori e giudici, la presentazione di testi chiaramente falsi, fanno sì che il poeta, in uno slancio di orgoglio rinunci a difendersi. Lo stesso Gèrard, pentito scrive al presidente del tribunale, una nota per tentare di salvarlo dalla ghigliottina. Ma è troppo tardi; la ghigliottina è pronta: il girondino riformista sarà decollato. Nel quarto è ultimo atto sarà proprio il contrito Gérard a favorire un incontro in prigione tra Chénier e Maddalena ma quest’ultima preferisce corrompere la guardia carceraria per sostituirsi ad un’altra condannata, madre di figli piccoli. E morire con lui, mentre Gérard piange a più non posso.
Al di là del chiaro aspetto di ‘drammone storici’, ci sono numerosissimi temi attuali: i frequenti conflitti tra chi indaga e chi giudica, il modo di condurre indagini, l’utilizzo di quelle che oggi si chiamano fake news per costruire o corroborare un’accusa. Il 7 dicembre vedremo se è come questi temi vengono sviluppati da Mario Martone, regista dello spettacolo o se si preferisce evitarli.
Andrea

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