giovedì 3 agosto 2017

La lunga estate calda in Formiche mensile agosto

Siamo nel mezzo di una lunga
estate calda. Non con riferimento
alle condizioni atmosferiche
o climatiche, ma alla
situazione politica e ai suoi
effetti sull’economia. A fine
giugno, il rapporto del Centro
studi Confindustria e quello di
Assolombarda hanno indicato
che si sta uscendo dalla crisi e
che la crescita del Pil potrebbe
toccare l’1,3%: Dieci anni fa,
ciò era considerato come il
tasso naturale di crescita di un
Paese dalla dinamica demografica
e dalla struttura produttiva
dell’Italia. La crescita sarebbe
trainata dall’export, come è
sempre avvenuto, in un Paese
trasformatore come il nostro.
Meno ottimisti i 20 istituti
econometrici del gruppo del
cosensus (tutti privati, nessuno
italiano): vedono una crescita
che si arresterà sull’1%. La
differenza – un terzo – non è
poca cosa. Il traino dell’export
è dubbio, vista la ripresa del
protezionismo sia in America,
sia in Asia, sia anche in Europa.
Il problema di fondo da risolvere
in questa estate calda è
più politico che economico.
Vista dall’estero, l’Italia appare
come un Paese frenato da un
frazionamento politico, da una
frammentazione sociale e da
un mancanza di leadership che
rendono difficile formulare e
attuare una politica economica
di crescita sostenuta. In Parlamento,
le forze politiche non
riescono nemmeno a trovare un
accordo sui cardini di una legge
elettorale, nonostante la
legislatura sia giunta alla sua
scadenza naturale.
Un economista, come è il
vostro chroniqueur, può solamente
constatare quello che è
un dato di fatto ormai noto a
tutti. Come uscirne? Le elezioni
amministrative suggeriscono
una strada: dove si riformano
forze abbastanza omogenee di
centrodestra e di centrosinistra,
ciascuna su pochi punti ma di
interesse al territorio, si può
sperare un governo locale in
grado di formulare un programma
e di realizzarlo.
Si può tentare questa strada
a livello nazionale? Per il momento
non ne vedo altre. Sia
il centrodestra sia il centrosinistra
dovrebbero lasciare da
parte i personalismi e cercare
quattro o cinque caratterizzanti
che formerebbero il nucleo
condiviso del programma,
lasciando a ciascuno libertà
di proposta e di azione negli
altri campi, spesso più vicini
a sensibilità territoriali o di
gruppi specifici. In questo
modo si potrebbe risolvere il
problema della legge elettorale
prima e quelli di programmi
essenziali poi. Lasciando a
dopo le elezioni, sulla base dei
risultati elettorali, il problema
di chi andrà a palazzo Chigi
(in caso di vittoria). Come si
faceva un tempo. Con esiti non
tanto malvagi: il miracolo economico,
la lotta al terrorismo,
l’abbattimento dell’inflazione
senza contenere eccessivamente
la crescita. Tutti risultati di cui
gloriarsi.
*Presidente della commissione
Informazione del Cnel
e del comitato scientifico
del Centro studi impresa lavoro
di Giuseppe Pennisi*
Una lunga estate calda
oeCONOMICUS
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