martedì 4 aprile 2017

La danza moderna protagonista all’Opera in L'opinione del 4 aprile



La danza moderna
protagonista all’Opera
di Giuseppe Pennisi
04 aprile 2017CULTURA
http://www.opinione.it/media/1376743/11-pennisi-i.jpg 
Dal 31 marzo all’8 aprile nella sala principale del Teatro dell’Opera (il Teatro Costanzi di Roma, chiamato ironicamente il “Costanzone”; un teatro costruito “a rate”, la prima volta inaugurato nel 1880, rimodernato negli Trenta e ampliato e riassestato negli anni Cinquanta, sempre secondo il gusto dell’epoca) è in scena uno spettacolo di danza moderna e contemporanea. Un genere di spettacolo molto richiesto a Roma. Basti pensare che due teatri (Teatro Vascello e Teatro Greco), un Festival internazionale (Roma Europa Festival) e un Festival nazionale (quello organizzato dall’Accademia) sono interamente dedicati a questo genere. La sera della “prima” erano in scena nella Capitale quattro differenti spettacoli. Ciò forse spiega il perché di un teatro non esaurito in ogni ordine di posti, con qualche fila e qualche palco vuoto.
Non è necessariamente la prima volta in senso assoluto che il balletto moderno e contemporaneo entri nella sala principale del Teatro dell’Opera. Però è come se lo fosse. Credo che l’ultima volta sia avvenuto negli anni Ottanta, con uno spettacolo di Franco Mannino. Se non altro per motivi anagrafici, pochi spettatori di allora frequentano ancora il teatro di piazza Beniamino Gigli. Il corpo del balletto dell’Opera si è prevalentemente dedicato al genere classico, in particolare quello ottocentesco. E a questo fine che per decenni sono stati addestrati. Unicamente per questo motivo occorre complimentarli per la scioltezza con cui hanno saltato almeno un secolo di coreutica. Va in scena un trittico d’autore Robbins/Preljocaj/Ekman. Il programma si compone di tre titoli eseguiti nel seguente ordine: “The Concert” di Jerome Robbins, “Annonciation” di Angelin Preljocaj e “Cacti” di Alexander Ekman. Tre punte di diamante della danza dalla seconda metà del Novecento ai nostri giorni.
“The Concert” del coreografo americano Jerome Robbins (noto in Italia principalmente per le coreografie di West Side Story) è del 1956, ripresa al Teatro dell’Opera di Roma da Jean-Pierre Frohlich e Stéphane Phavorin. “Annonciation” del coreografo francese d’origine albanese Angelin Preljocaj è del 1995, ripresa da Claudia De Smet con la supervisione dello stesso. “Cacti” del coreografo svedese Alexander Ekman è del 2010, ripresa da Spenser Theberge e Nina Botkay. Jerome Robbins crea “The Concert, the perils of everybody” per il New York City Ballet con il quale debutta il 6 marzo del 1956 al City center of music and drama di New York. Il balletto – particolarmente brillante, in un atto – ritrae i comportamenti di un pubblico che ascolta un concerto per pianoforte e affresca situazioni ricorrenti durante i concerti, innescando un crescendo di gag dalla forte componente umoristica. Il pianista, che in questo debutto romano è la pianista Enrica Ruggiero, suona Frédéric Chopin in scena: i suoi spettatori lo raggiungono, si portano una sedia e animano comicamente il concerto, esternando, con gesti e atteggiamenti, i comportamenti che li caratterizzano. C’è il ragazzo attento che siede in prima fila, le due donne che scartano caramelle e disturbano il ragazzo parlando in continuazione, la donna bella e sinuosa che ascolta languidamente il concerto appoggiandosi al pianoforte, la donna vigorosa dal forte temperamento, il marito premuroso succube della moglie dispotica, il timido occhialuto, il ritardatario che disturba i presenti, la maschera che chiede i biglietti e fa spostare gli spettatori da un posto all’altro. In scena con il Corpo di ballo e i solisti del Teatro dell’Opera di Roma i primi ballerini Rebecca Bianchi e Manuel Paruccini.
Angelin Preljocaj crea “Annonciation” al Tndi di Châteauvallon che debutta all’Opera di Lausanne, dove riceve un’ottima accoglienza. Nel 1997 vince il Bessie Award. La coreografia, una pièce per due danzatrici, porta in scena un momento chiave della cultura cattolica, ossia l’incontro tra la Vergine Maria e l’Arcangelo Gabriele. Mentre l’iconografia ha più volte rappresentato questo soggetto, l’arte coreografica no. Angelin Preljocaj affronta con decisione questo tema, dando vita a una tessitura coreografica capace di rappresentare l’idea di un corpo in trasformazione. L’incontro tra le due danzatrici è di grande impatto e sviluppa un dualismo di grande qualità che evidenzia le sensazioni contrastanti: tensione e forza da una parte, morbidezza e fragilità dall’altra. Questo dualismo non solo è particolarmente evidente nella coreografia ma è anche sottolineato dalla musica del compositore canadese Stéphane Roy, in perfetta antitesi con il Magnificat di Antonio Vivaldi. Straordinarie interpreti di questo cameo sono l’étoile Eleonora Abbagnato e la prima ballerina Rebecca Bianchi.
Alexander Ekman crea “Cacti” per il Nederlands Dans Theater 2, e debutta con grande successo al Lucent Dans Theatre di Den Haag. È una coreografia per sedici ballerini che, inginocchiati su quadrati bianchi, creano variazioni ritmiche usando il proprio corpo. Il corpo strumento dei ballerini è accompagnato da registrazioni vocali, che forniscono un’ironica narrazione dell’azione scenica, e da un quartetto d’archi. Quest’ultimo – che per il debutto al Teatro dell’Opera di Roma è il Quartetto Sincronie composto da Houman Vaziri (violino), Agnese Maria Balestracci (violino), Arianna Bloise, (viola), Francesca Villiot (violoncello) – è fisicamente presente sul palcoscenico e suona un repertorio che include Haydn, Beethoven, Schubert e Mahler. I ballerini corrono, cadono, scrivono e cercano di scappare dalle loro costrizioni che sono rappresentate dalle pedane su cui agiscono. Danzano anche tenendo tra le mani dei cactus che simboleggiano la vulnerabilità degli artisti sul palcoscenico. Alexander Ekman con questo lavoro restituisce al pubblico un’incisiva e gioiosa parodia dei più grandi eccessi della danza contemporanea. Cacti è diventato un successo mondiale ed è stato eseguito da 18 compagnie di danza nel mondo. Ha ricevuto la nomination per il premio di danza olandese Zwaan 2010, per il National Dance Award (Uk) nel 2012 e per il prestigioso Olivier Award. È stato anche rappresentato su richiesta della Regina Beatrice dei Paesi Bassi per i reali di Norvegia in visita di Stato a Oslo nel 2010. Danzano insieme al Corpo di Ballo, il primo ballerino Claudio Cocino e Annalisa Cianci.
La direttrice del ballo Eleonora Abbagnato ha voluto sottolineare come “questa serata rappresenti un avvicinamento alla danza del futuro. Sviluppa uno humor speciale unendo due coreografi molto diversi come Robbins, il maestro indiscusso, ed Ekman, il genio della danza di domani. E la profondità con Angelin Preljocaj: la danza contemporaneità è poesia, un lavoro fondamentale per la crescita di un danzatore completo”.
Gli applausi non sono mancati. A mio avviso lo spettacolo avrebbe reso di più in un teatro moderno e di minori dimensioni.

Nessun commento: