lunedì 30 gennaio 2017

Gimastera in Musica 30 gennaio



G I N A S T E R A




CD
GINASTERA Bomarzo S. Novoa, I. Pena- gos, J. Simon, C. Turner, B. Ellis, R. Torigi,
M. Devlin, R. Gregory, J. Romanguera, N. Castel, D. Prather, P. Porras, A. Aranda, M. Folgars; Coro e Orchestra della Washington Opera  Society,  direttore  Julius  Rudel
SONY CLASSICAL 0889853508822
ADD 140:00
HHHHHH
A ragione della mia eta` , ebbi la fortuna di vedere dal vivo la prima produzione di Bo- marzo al Lisner Auditorium      di
Washington (la capitale USA avrebbe

avuto un vero teatro dell’opera, nel complesso del Kennedy Center, so- lo un lustro piu` tardi): nel maggio del 1967 a Washington ero « studen- te e povero » con una borsa di stu- dio alla Johns Hopkins University e la Washington Opera Society (che aveva commissionato il lavoro) ave- va posti fortemente scontati per studenti. Lopera non manco` di creare controversie sia per l’impie- go, specialmente nel secondo atto, della dodecafonia, sia per il caratte- re sessualmente esplicito di parti del libretto. La messa in scena al Colo´ n di Buenos Aires, programma- ta per pochi mesi dopo, venne addi- rittura vietata per oscenita` . Ebbe enorme successo alla New York Ci- ty Opera (NYCO) , anche grazie alla regia di Tito Capobianco (che a New York poteva fruire di un palco- scenico con la profondita` appro- priata, maggiore di quella del Li- sner); alla NYCO resto` in cartellone per diversi anni. Nel 1972 arrivo` fi- nalmente al Colo´ n. In Europa ricor- do la prima in versione ritmica in inglese all’English National Opera nel 1976, che credo sia stata ripresa in teatri tedeschi, per poi sparire: in Italia non e` stata mai vista in scena. La sua durata (meno di due ore e mezzo, in due atti con un preludio e 15 scene intercalate da intermezzi orchestrali) la renderebbe pero` per- fetta per una inaugurazione di sta- gione. Dall’opera e` stato anche trat- to un film per la televisione, girato nei luoghi dell’intreccio.
Ginastera puo` essere  annoverato tra i maggiori compositori latino americani del secondo Novecento; Bomarzo appartiene alla terza ed ultima fase della sua espressione creativa; dopo due fasi marcate in vario modo dalla ricerca della musi- ca tradizionale argentina (anche e soprattutto di quella folcloristica) in questa terza fase, che alcuni chia- mano « espressionista », si orienta alla fusione tra il ritmo sanguigno latino-americano e la musica euro- pea, specialmente di quella tedesca del periodo tra le due guerre mon- diali. Quando venne concepito e messo in musica, Bomarzo non po- teva essere considerata un’opera d’avanguardia (come fece la critica di Washington e come ritenne parte


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del pubblico). Gli stilemi (e lo stes- so scabroso intreccio) ricordano la- vori come Die Gezeichneten di Franz Schreker (del 1918) e Der Ko¨nig Kandaules di Alexander Zemlinsky (che era stata completa- ta nel 1966 ma ebbe la sua prima rappresentazione in forma scenica solo nel 1996 ad Amburgo). In bre- ve, si tratta di lavori espressionisti- ci, post o tardo romantici con in- fluenze della seconda scuola di Vienna. Anche Bomarzo e` un lavo- ro post o tardo romantico con forti influenze della scuola di Vienna ed anche pronunciati accenni alla mu- sica latino-americana. La vicenda (il libretto di Manuel Mujica La´ inez e` basato su un suo proprio racconto del 1962) riguarda come peraltro Die Gezeichneten – un deforme af- flitto da impotenza sessuale (che e` costretto a celare nella Roma rina- scimentale) e di una serie di delitti per ottenere il Ducato di Bomarzo, dove il protagonista fa costruire il
noto parco dei mostri. E` raccontata
tramite una serie di flashback men- tre il protagonista muore lentamen- te avvelenato.
IL CD e` una ristampa della versione in LP  effettuata dopo  la prima di
Washington e l’esito strepitoso a
New York. E` un’ottima iniziativa per fare conoscere un’opera che ri-
schiava di essere dimenticata. Non so se si tratti di una registrazione live o di una effettuata in studio con gli stessi artisti che la misero in scena nel 1967: ma senza dubbio i mezzi tecnici per la riproduzione non erano i piu` avanzati disponibili allepoca. Anche il cast e` buono ma non eccezionale; l’opera e` in spa- gnolo (cio` limita la scelta degli arti- sti) e la Washington Opera Society era un piccolo ente privato che metteva in scena tre-quattro produ- zioni l’anno e doveva fare attenzio- ne ai conti. La parte piu` affascinan- te, ancora oggi, e` la direzione di Ju- lius Rudel che, abituato al reperto- rio dei vent’anni tra le due guerre mondiali (nonche´ alla seconda scuola di Vienna) fa quasi toccare con mano i nessi che si sono illu- strati in precedenza, specialmente nei brevi ma molto suggestivi inter- mezzi. Nel canto prevale il declama- to che si apre ad ariosi: tra gli inter-

preti spiccano Salvador Novoa (il protagonista, Pier Francesco Orsi- ni), Isabel Panagos (Julia Farnese, sua moglie) e Richard Torigi (l’al- chimista Silvio De Narni).
Il disco e` presentato in una confe- zione molto scarna, priva di una presentazione dell’opera, senza li- bretto e senza biografie degli inter- preti, con solo un breve riassunto dell’opera ed una sinossi dei numeri musicale. Per riproporre Bomarzo si sarebbe potuto fare uno sforzo maggiore.
Giuseppe Pennisi


DVD Video
GLINKA Ruslan e Ludmila A. Shagimurato- va, M. Petrenko, Y. Minenko, A. Svilpa, A. Pendatchanska, C. Workman, E. Zaremba,
V. Ognovenko, A. Polkovnikov; Orchestra e Coro del Teatro Bolshoi, direttore Vladimir Jurowski regia e scene Dmitri Tchernia- kov costumi Elena Zaytseva
BELAIR CLASSIQUES BAC120 (2 DVD)
197’ (opera) + 35’ (bonus)
HHHHHHHH
L’applauso che accoglie l’apertu- ra della scena, du- rante le ultime battute dell’Ou- verture del Ru- slan e Ludmila, e` la traduzione del- la  palese  soddi-
sfazione del pubblico moscovita nel vedere una classica scena da opera russa: il soffitto a volta riccamente decorato della sala, gli ori e gli stuc- chi turchini, i costumi sfarzosi e « al- l’antica », le pellicce, il clima di una volta della buona e cara tradizione d’epoca sovietica. Gia` , perche´ affida- re la riapertura del Bolshoi, dopo in- terminabili  anni  di  restauri,  allo
« scandaloso » Tcherniakov (s`ı, lui, quello della Traviata scaligera « del- le zucchine »...) sapeva tanto di pro- vocazione: termine stupido, natural- mente, perche´ il regista russo non e` che un uomo di teatro, ed uno dei massimi del nostro tempo. Alle prese con un’opera di impianto fortemente favolistico, che con la precedente di Glinka Una vita per lo Zar stabi- lisce (ma con minore successo, la struttura drammaturgica essendo molto piu` lassa e divagante) il cano-

ne dell’opera russa ottocentesca (siamo nel 1842), Tcherniakov, co- me al solito, compie l’operazione fondamentale che tutti, artisti e spet- tatori, dovremmo mettere in opera alle prese con qualsiasi testo che va- da su un palcoscenico: cosa dice a noi, pubblico degli anni 2000? Come renderlo in maniera rispettosa della musica ma che abbia una presa emo-
tiva e razionale? E` lo stesso regista a
spiegarlo nella lunga intervista ac- clusa al video, realizzata nel 2013, quindi due anni dopo queste recite moscovite (del novembre 2011): Ru- slan e Ludmila sono due giovani vi- ziati e annoiati, che non conoscono davvero ne´ se stessi, ne´ il proprio partner, ne´ l’amore, e il loro matri- monio, che si svolge a`la manie`re de, ossia con i costumi e le scene della vecchia tradizione russa (ma con un cameraman che riprende in diretta, mandando immagini su due grandi schermi posti in fondo alla sala: e qui lillusione si spezza subito). Il rapi- mento della ragazza e` un gioco di so- cieta` , che pero` sfugge di mano per l’intrusione dei due « maghi », Nanı`a e Finn: il loro dialogo muto e` proiet- tato (e a volte sottotitolato) sull’e- norme sipario, durante il preludio al secondo atto, e da qui capiamo come tutta la vicenda diventi una sorta di scommessa di questi due strani, ma potenti personaggi, la donna inacer- bita e disillusa, che rifugge dall’amo- re, mentre l’uomo, pur deluso dai ca- si della propria vita, non ha smesso di credere alle possibilita` di riscatto. Quanto segue, quindi, e` per i due gio- vani un percorso iniziatico che li mettera` alla prova: per Ruslan avre- mo prima la scoperta dell’orrore della morte, con quella scena in un magazzino pieno di cadaveri e la
« testa » proiettata sul retro, che e` un esempio chiarissimo di quanto si possa rispettare persino le virgole di un libretto con una sensibilita` as- solutamente contemporanea, e poi la scoperta delle lusinghe del piace- re con l’arrivo in una specie di bor- dello soft ove Ratmir, novello Rinal- do nel giardino di Armida, ha gia` ceduto alle bellissime ragazze. Lud- mila, dal canto suo, in una sorta di clinica-hotel, vedra` sciorinarsi da- vanti a se´ ogni sorta di tentazioni, fisiche e psicologiche: e lo sciogli-


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