domenica 18 dicembre 2016

La “primavera” di Moro apre la strada alla lirica “politica” in Avvenire 18 dicembre



Roma.
La “primavera” di Moro apre la strada alla lirica “politica”
L’opera sulla vita e il disegno politico (non il rapimento, la prigionia e la morte) di Aldo Moro Un’infinita primavera attendo di Daniele Carnini e Sandro Cappelletto – la prima assoluta è stata il 9 dicembre a Roma – apre una nuova strada in Italia: quella dell’opera su personaggi e vicende politiche contemporanee. Negli Stati Uniti, Carlisle Floyd è caposcuola di un filone di successo di pubblico e di critica; in Europa, Oscar Strasnoy ha prodotto lavori di alto livello e di vasta circolazione. In Italia, si contano poche opere commissionate dal Teatro lirico sperimentale di Spoleto, sparite dopo un paio di repliche. Floyd e Strasnoy sono i due primi compositori che mi vengono alla mente di una nidiata ormai folta e che lavora su libretti di scrittori del calibro di Jonathan Safran Foer. A
Un’infinita primavera attendo, commissionata dall’Accademia filarmonica italiana, con il supporto dell’Enciclopedia italiana e di Errebian, si può augurare un miglior destino degli esperimenti spoletini. Non solo il Teatro Palladio era esaurito (e con molti giovani) la sera della prima, ma ne verrà tratto un Dvd che verrà mostrato sui principali canali televisivi e nelle scuole. La scarna vicenda (Moro alla ricerca di nuova e più stretta coesione tra gli italiani tramite il compromesso storico) è scandita un prologo orchestrale (ottimo l’ensemble della Università Roma III diretto da Gabriele Bonolis, otto scene e un epilogo in 70 minuti senza intervallo). I personaggi sono stilizzati (il presidente, l’intellettuale, la segretaria e così via), la linea vocale va dal declamato all’arioso (a differenza, tanto per citare, del neoromanticismo di Floyd e della fusione tra ritmi latino-americani ed elettronica di Strasnoy, specialmente in Midea Dos, premiata a Spoleto, e El Regresso dopo il cui debutto ad Aix-Provence nel 2005 si è vista in quasi tutto il mondo). L’orchestra che si giustappone alla semplice linea vocale è ricca di impasti e di atmosfere. È un filone che va sostenuto; da un lato, “svecchia” portandolo su temi d’attualità; da un altro, la decantazione musicale permette di entrare in aree dove la cronaca e la stessa saggistica non riescono ad accedere.
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Si è registrato il tutto esaurito, con molti giovani, al Teatro Palladium per la prima dell’opera di Carnini e Cappelletto sullo statista ucciso dalle Br. Interessante esperimento per raccontare la storia contemporanea

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