lunedì 28 novembre 2016

Una strana coppia all’Accademia di Santa Cecilia in Forniche 27 novembre



Una strana coppia all’Accademia di Santa Cecilia
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Una strana coppia all’Accademia di Santa Cecilia
Ad una prima lettura del programma, il concerto del 24, 25, 26 novembre all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, pareva mancare unità, con la prima parte dedicata a due delle ultime composizioni di Wolfgang Amadeus Mozart nella prima parte e l’ultima sinfonia di Dmitrij Šostakovič nella seconda, con David Afkham sul podio e Martin Helmchen al piano. Tra Mozart e Šostakovič c’è più di un secolo e, quel che più conta, cultura e tradizioni musicali profondamente differente. Eppure la concertazione pulita, chiara e trasparente di Afkham, da un lato, ed il generoso ed appassionato di Helmchen, dall’altro, ha reso il concerto unitario al segno dell’ambiguità e dei tormenti che contraddicevano, al termine quasi della loro avventura umana, la riflessione esistenziale dei due compositori.
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Dei due brani di Mozart, il primo (ouverture del Flauto Magico) è l’introduzione di un’opera densa di contraddizioni: da un lato, fiaba, da un altro, rito iniziatico massonico; da un canto piena di momenti comici, da un altro, densa di passaggi altamente drammatici. Il secondo (Concerto No. 20 in re minore per pianoforte ed orchestra K 468) è – come afferma acutamente Pietro Rattalino nel programma di sala – un lavoro ‘preromantico’ o ‘prebeethoveniano’, con un forte colore plumbeo nel primo movimento (Allegro/Cadenza di Beethoven), una parte serena e dolce nel secondo (Romanza) ed un finale molto ampio che temi di vario genere che possono essere riferiti a personaggi del Don Giovanni.
In sintesi una meditazione sulla propria vita, quasi accentuata dal Preludio Corale di Bach offerto da Helmchen come bis.
Analogamente la Sinfonia n. 15 di Šostakovič, composta quattro anni prima della morte del compositore dipinge in modo grottesco e velleitario la Russia di Brevnev Allegretto) per mostrare la situazione reale del Paese e dei suoi intellettuali ed artisti nel secondo (Adagio-Largo) molto ampio e cupo per andare al sarcasmo del terzo (Allegretto) e terminare in modo enigmatico (Adagio Allegretto).
Molto successo.

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