venerdì 7 ottobre 2016

Pensioni e giovani, bisogna favorire il terzo pilastro in Avvenire 8 ottobre





L’analisi.
Pensioni e giovani, bisogna favorire il terzo pilastro
È in corso di messa a punto un nuovo 'aggiustamento' della riforma della previdenza della primavera 1995.
Secondo le statistiche si tratta del 22° o del 28° 'aggiustamento'. I numeri variano a seconda delle definizioni; in alcuni casi si è trattato di modesti ritocchi ed altri di vere riforme. Hanno quasi tutte riguardato la previdenza pubblica, mentre la riforma del 1995 ipotizzava che le pensioni degli italiani si sarebbero gradualmente rette su un solido sgabello a tre gambe (come è prassi degli altri Paesi. Tanto più che in anni di bassa crescita economica, bassa inflazione, bassa produttività, i 'montanti' individuali della previdenza pubblica daranno prestazioni modeste che dovranno essere integrate da quelle che si avranno dalle altre due gambe dello sgabello pensionistico. Secondo alcune analisi, gli 'aggiustamenti' in cantiere possono consentire di anticipare il pensionamento, ma minacciano di facilitare evasione ed elusione contributiva. Rendendo più fragile la gamba 'pubblica'. La seconda gamba è costituita dai fondi pensione. C’è stato un balzo nel 2015, quando gli iscritti a forme di previdenza integrativa hanno raggiunto quota 7,2 milioni con un aumento del 12,1% sul 2014. La crescita è dovuta soprattutto al boom dei fondi contrattuali (+24,4%), dovuta all’iscrizione automatica prevista dal contratto degli edili. Sono, però, aumentati anche coloro che hanno interrotto il versamento dei contributi, in pratica un quarto degli iscritti. L’adesione alla previdenza complementare registra valori molto contenuti per le classi di età più giovani. L’età media degli aderenti è di 44,6 anni. Risulta iscritto a una forma pensionistica complementare solo il 18% dei lavoratori con meno di 35 anni. Il tasso di partecipazione arriva quasi al 24% per i lavoratori nella classe di età compresa tra 35 e 44 anni e sale al 30% per quelli tra i 45 e i 64 anni. La seconda gamba, quindi, rischia di non raggiungere l’obiettivo di dare un reddito adeguato alle fasce di età giovani, la cui previdenza pubblica sarà interamente contributiva. Tra le ragioni per la bassa adesione due sono significative: gli alti livelli dei contributi obbligatori (in quanto una generazione si sta accollando i due sistemi – quello contributivo e quello retributivo – ed il vasto numero di 'fondi' (circa 600), molti dei quali, troppo piccoli per diversificare, costituiti essenzialmente da titoli di Stato (un modo 'costoso' per avere in portafoglio titoli di Stato in quanto occorre retribuire il fondo in quanto gestore).
La terza gamba, quella di previdenza puramente individuale, non è quasi decollata, tranne che nelle fasce di reddito più elevate. Si potrebbe però attuare anche da noi quanto sta avendo successo in altri Paesi: titoli senza cedole a lungo termine – lo scorso maggio il Tesoro spagnolo ne ha collocati 3 miliardi di euro (la richiesta era per 9) di titoli a cinquant’anni – che al termine della vita lavorativa possono dar luogo ad un buon montante con cui integrare la previdenza pubblica ed il fondo pensione. Titoli pubblici a 50 anni (con finalità previdenziali) sono stati emessi la primavera scorsa in Francia e Belgio; sempre in Belgio ed in Irlanda ne sono stati emessi anche a 100 anni. Possono essere molto flessibili con versamenti modulabili secondo il reddito familiare. Un modo moderno per sostituire il libretto postale che i nonni aprivano alla nascita di un nipotino.
© RIPRODUZIONE RISERVATA



È in corso di messa a punto un nuovo 'aggiustamento' della riforma della previdenza della primavera 1995.
Secondo le statistiche si tratta del 22° o del 28° 'aggiustamento'. I numeri variano a seconda delle definizioni; in alcuni casi si è trattato di modesti ritocchi ed altri di vere riforme. Hanno quasi tutte riguardato la previdenza pubblica, mentre la riforma del 1995 ipotizzava che le pensioni degli italiani si sarebbero gradualmente rette su un solido sgabello a tre gambe (come è prassi degli altri Paesi. Tanto più che in anni di bassa crescita economica, bassa inflazione, bassa produttività, i 'montanti' individuali della previdenza pubblica daranno prestazioni modeste che dovranno essere integrate da quelle che si avranno dalle altre due gambe dello sgabello pensionistico. Secondo alcune analisi, gli 'aggiustamenti' in cantiere possono consentire di anticipare il pensionamento, ma minacciano di facilitare evasione ed elusione contributiva. Rendendo più fragile la gamba 'pubblica'. La seconda gamba è costituita dai fondi pensione. C’è stato un balzo nel 2015, quando gli iscritti a forme di previdenza integrativa hanno raggiunto quota 7,2 milioni con un aumento del 12,1% sul 2014. La crescita è dovuta soprattutto al boom dei fondi contrattuali (+24,4%), dovuta all’iscrizione automatica prevista dal contratto degli edili. Sono, però, aumentati anche coloro che hanno interrotto il versamento dei contributi, in pratica un quarto degli iscritti. L’adesione alla previdenza complementare registra valori molto contenuti per le classi di età più giovani. L’età media degli aderenti è di 44,6 anni. Risulta iscritto a una forma pensionistica complementare solo il 18% dei lavoratori con meno di 35 anni. Il tasso di partecipazione arriva quasi al 24% per i lavoratori nella classe di età compresa tra 35 e 44 anni e sale al 30% per quelli tra i 45 e i 64 anni. La seconda gamba, quindi, rischia di non raggiungere l’obiettivo di dare un reddito adeguato alle fasce di età giovani, la cui previdenza pubblica sarà interamente contributiva. Tra le ragioni per la bassa adesione due sono significative: gli alti livelli dei contributi obbligatori (in quanto una generazione si sta accollando i due sistemi – quello contributivo e quello retributivo – ed il vasto numero di 'fondi' (circa 600), molti dei quali, troppo piccoli per diversificare, costituiti essenzialmente da titoli di Stato (un modo 'costoso' per avere in portafoglio titoli di Stato in quanto occorre retribuire il fondo in quanto gestore).
La terza gamba, quella di previdenza puramente individuale, non è quasi decollata, tranne che nelle fasce di reddito più elevate. Si potrebbe però attuare anche da noi quanto sta avendo successo in altri Paesi: titoli senza cedole a lungo termine – lo scorso maggio il Tesoro spagnolo ne ha collocati 3 miliardi di euro (la richiesta era per 9) di titoli a cinquant’anni – che al termine della vita lavorativa possono dar luogo ad un buon montante con cui integrare la previdenza pubblica ed il fondo pensione. Titoli pubblici a 50 anni (con finalità previdenziali) sono stati emessi la primavera scorsa in Francia e Belgio; sempre in Belgio ed in Irlanda ne sono stati emessi anche a 100 anni. Possono essere molto flessibili con versamenti modulabili secondo il reddito familiare. Un modo moderno per sostituire il libretto postale che i nonni aprivano alla nascita di un nipotino.
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