lunedì 13 giugno 2016

Se le previsioni cambiano un giorno con l’altro Chi scommette dice «Ue» in Avvenire 12 giugno



Se le previsioni cambiano un giorno con l’altro Chi scommette dice «Ue»
C’è un’indubbia relazione tra il tonfo delle Borse europee segnato il 10 giugno e i sondaggi che danno vincenti, al referendum del 23 giugno, coloro secondo cui la Gran Bretagna dovrebbe uscire dall’Unione Europea (Ue), nonostante che ciò potrebbe voler dire anche restare fuori dal mercato unico in corso di attuazione. Il timore della Brexit ha innescato la caduta delle Borse ma non è stata l’unica determinante del tracollo di Piazza Affari, il mercato che ha sofferto di più in quanto in Italia al 'fattore Brexit' si sommano le incertezze politiche connesse ai ballottaggi e alla campagna elettorale per il referendum e a dati poco incoraggianti in materia di andamento dell’economia.
Il timore della Brexit e delle sue implicazioni negative per l’economia mondiale (sottolineate dallo stesso Fondo monetario internazionale, di solito molto attento a non formulare giudizi su temi al centro di accesi dibattiti politici interni) sono stati alimentati dai sondaggi. Lo stesso europeista 'The Economist' ha sottolineato che venerdì 10 maggio cinque dei maggiori otto istituti di ricerca pronosticavano una vittoria di coloro che vogliono uscire dall’Ue. Non solo, ma secondo due dei cinque istituti tra 'contrari' (all’Ue) e 'favorevoli' ci sarebbero stati ben dieci punti percentuali di distacco. I sondaggi, però, riflettono una platea molto umorale. Già sabato 11 giugno, ampliando la platea ed andando anche ad osservare il campo degli scommettitori (non solo quello degli istituti di ricerca...), la situazione appare differente: l’indicatore sintetico 'Brexit Barometer' pone infatti attorno al 35% le probabilità che il referendum comporti l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue. Nelle prossime due settimane, è importante che chi opera sui mercati tenga i nervi saldi poiché ci potrà essere un vero e proprio slalom di informazioni su sondaggi e scommesse. Al tempo stesso, però – come sottolinea l’'Economist' in edicola da ieri, è bene che le forze politiche e sociali favorevoli alla permanenza della Gran Bretagna nell’Ue affinino le loro campagna referendaria, sino ad ora caratterizzata da 'geremiadi' sui danni che l’addio del Regno Unito dall’Unione porterebbe al Paese piuttosto che da argomenti sui vantaggi della partecipazione all’Ue (semmai in modo più attivo che nel passato).
Venendo agli aspetti più vicini ai nostri problemi ed interessi, è utile ricordare che l’Italia rischia di essere particolarmente colpita da una secessione della Gran Bretagna dall’Ue per vari motivi: a) palazzo Mezzanotte in Piazza Affari a Milano è parte integrante del London Stock Exchange e, quindi, comunque vadano le cose, le tensioni sui mercati sarebbero avvertite in modo particolarmente acuto; b) sin dagli anni Sessanta, Roma ha sponsorizzato l’ingresso della Gran Bretagna in quella che allora si chiamava la Comunità economica europea e cercato di avere un rapporto privilegiato con Downing Street al fine di equilibrare un supposto (o vero) asse Parigi-Berlino, asse che verrebbe rafforzato quale che sia il risultato del referendum; c) le fibrillazioni sui mercati verrebbero avvertite dai Paesi ad alto debito pubblico in rapporto al Pil più che da quelli con finanza pubblica e debito nei parametri di Maastricht e del Fiscal compact d) a fronte di un più forte asse Parigi-Berlino, Roma potrebbe puntare al più a guidare quello che viene chiamato il 'Club Med', una 'compagnia' secondaria e piena di guai (Cipro, Grecia, Malta, Portogallo e Spagna), con l’implicazione che la sua voce a Bruxelles sarebbe ancora meno ascoltata.
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Venerdì i maggiori istituti di ricerca pronosticavano l’uscita del Regno Unito Ieri il «barometro» sulla Brexit indicava solo 35%. Sono molti i rischi per l’Italia

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