mercoledì 23 marzo 2016

Varrebbe la pena andare controvento? in Centro Studi Impresa Lavoro 22 marzo



Varrebbe la pena andare controvento?

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di Giuseppe Pennisi*

Nelle due ultime settimane, la banche centrali dell’eurozona, degli Stati Uniti e del Giappone hanno continuato a seguire la stessa strategia di tassi d’interesse bassi od addirittura negativi. Lars O. Svensson dell’Università di Stoccolma esamina il costo di “andare contro il vento” (Leaning Against the WIND- LAW è l’acronimo inglese) nel paper “An Analysis of  Leaning Against the Wind: Are Cost Larger Also with Less Effective Macro-Prudential Policy?” – Un’analisi dell’andare contro il vento: i costi sono maggiori con una politica macroprudenziale meno efficace?) messo on line tempestivamente come NBER Working Paper No. w21902.
Andare contro vento o LAW vuole dire una politica monetaria caratterizzata da tassi d’interesse più alti degli attuali. I suoi benefici principali sarebbero una minore crescita del debito pubblico reale ed una minore probabilità di una nuova crisi finanziaria ma avrebbe costi in termini di un più elevato tasso di disoccupazione ed una maggiore inflazione: Come è noto , tra gli obiettivi principali dell’eurozona ci sono un abbassamento della disoccupazione ed un aumento, invece, di un’inflazione rasoterra. I costi, secondo Svensson sarebbero ancora maggiori in caso di crisi. Tali costi addizionali di “andare controvento/LAW” sono stati in gran misura ignorati dalla letteratura. Il paper include stime empiriche: esse suggeriscono che in caso di crisi, i costi sarebbero nettamente superiori ai benefici anche in caso di una politica monetaria non neutrale e tale da incidere sul debito reale in via permanente. Inoltre, una politica macro-prudenziale meno efficace ed un boom del credito risulterebbero in un costo ancora maggiore.
Quindi, andare controvento/LAW non sarebbe la ricetta appropriata, anche in termini di riduzione del debito.
Un’indicazione alternativa viene proposta da Antonio Afonso e Marcello Geada Alcantara dell’Università di Lisbona nel lavoro Foreign Debt Crisis and Debt Mutualizsation (ISEG Economics Department Working Paper No. WPxx/2016/DE/UECE). Altro paper divulgato in questi giorni. A loro avviso la strada maestra per uscire dalla trappola del debito pubblico consiste nella emissione di titoli di differente classe o colore: quelli blu coprirebbero il debito sino al 60% del Pil, quelli gialli debito tra il 60% ed il 90% del Pil e quelli rossi debito superiore al 9% del Pil. Anche ove non ci fosse una formale “mutualizzazione” del debito dell’eurozona, pochissime banche centrali nazionali potrebbero emettere titoli blu, ma gli Stati dell’area dell’euro avrebbero un forte incentivo a poter emettere titoli gialli con gli altri Statu dell’eurozona, specialmente se per essere collocati i “loro” titoli nazionali richiedono alti rendimenti.
Tuttavia, non bastano le misure monetarie. Occorre privatizzare e liberalizzare.
*Presidente del board scientifico di ImpresaLavoro

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