domenica 20 marzo 2016

La sfida (vinta) del Teatro Verdi con il “Mefistofele” in Avvenire 20 marzo



Pisa.
La sfida (vinta) del Teatro Verdi con il “Mefistofele”
Tra i lavori in musica tratti dal Faust di Goethe, Mefistofele di Arrigo Boito (esponente della “scapigliatura” milanese e, quindi, noto anticlericale) si differenzia dagli altri non solo perché tenta di coprire le due parti dell’immenso lavoro del poeta tedesco. È anche l’unica opera teatrale in cui lo scienziato che ha fatto un patto con il diavolo o non finisce all’inferno o non viene salvato per il contributo che, con la sua operosità, ha dato all’umanità (come in Goethe). Nel lavoro di Boito, Faust (Antonello Palombi), pentito, contrappone a Mefistofele (Giacomo Prestia), che vuole portarlo all’inferno, il Vangelo; e una schiera di Angeli porta la sua anima in Paradiso. È un dettaglio importante: anche lo “scapigliato”, che era, al pari del maestro di Busseto, un “agnostico dubbioso”, anzi tormentato dal dubbio. Un dubbio che è centrale a questo grand-opérapadano (con influenze più wagneriane che francesi). Di frequente nei repertori sino alla fine degli Anni Sessanta è sparito dai cartelloni principalmente a ragione dell’enorme organico che richiede (orchestra quasi mahleriana, duecento coristi, otto solisti, numerosi cambiamenti di scena). È un’interessante novità vedere come il Teatro Verdi di Pisa (in collaborazione con i teatri di Lucca e Rovigo) si è cimentato con queste sfide. L’allestimento, che fino a stasera a Pisa e poi circuiterà per alcune settimane, è affidato a Enrico Stinchelli, che fa un grande uso di proiezioni computerizzate (le scene sono di Biagio Fersini, i video di Mav), e divide in lavoro in tre parti (con due intervalli). L’Orchestra della Toscana, concertata da Francesco Pasqualetti, occupa non solo la buca ma i palchi di proscenio di primo e secondo ordine . I coristi sono 200 utilizzando , oltre al Coro Lirico Toscano, formazioni locali.
Giuseppe Pennisi

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