lunedì 22 febbraio 2016

La “Norma” di Bellini nella foresta di Tolkien in Avvenire 23 febbraio



La “Norma” di Bellini nella foresta di Tolkien
NAPOLI
Finalmente, una foresta primitiva e un tempio scavato nella roccia. In questo ultimo decennio, la Norma di Bellini è stata rappresentata nei luoghi più diversi, ma anche i più distanti dal libretto, ad esempio, Massimo Gasperon spostò l’azione al Tibet occupato dai cinesi, un allestimento di Jossi Wieler e Sergio Morabito (Oscar della critica musicale tedesca) in un Paese nel Nord Europa durante la guerra partigiana contro i nazisti; ancora lotta partigiana (chiaramente localizzata in Francia durante l’occupazione) la messa in scena di Moshe Leiser e Patrice Caurier, con Cecilia Bartoli che per tre anni ha fatto il “tutto esaurito” a Salisburgo e ha vinto l’Oscar internazionale della lirica nel 2013.
Non siamo, però, nel
De bello gallico. Lorenzo Amato, uno dei registi più promettenti, ma anche più tradizionalisti della generazione tra i 45 e i 50 anni, e i suoi collaboratori (Ezio Frigerio per le scene e Franca Squarciapino per i costumi) si ispirano al fantastico del Signore degli anelli e del Trono di spade per tratteggiare un mondo irreale in cui spiccano la tragica solitudine della protagonista e le relazioni private. Astutamente tanto la foresta quanto la grotta (tempio e casa di Norma) sono concepite per fare meglio risaltare le voci nell’immensa struttura del San Carlo dove lo spettacolo ha debuttato il 21 febbraio e si replica sino al 1° marzo.
Le voci sono l’architrave di
Norma, apogeo del “belcanto”. La protagonista è Mariella Devia che affronta l’impervio ruolo a 68 anni: bellissimo il timbro, splenditi la linea vocale, il legato e il controllo del fiato, morbidi gli acuti e perfetta la padronanza della coloratura. Spesso Mariella Devia ha cantato con maestri concertatori di medio livello che intendono il loro ruolo come mero accompagnamento del “belcanto”.
In questo allestimento, sul podio c’è l’ottuagenario Nello Santi – da decenni trasferitosi a Zurigo e raramente in Italia. Santi legge la partitura come una “tragedia lirica”, densa di una vasta gamma di tinte e di colori. Ottima la Adalgisa di Laura Polverelli. Stefan Pop (Pollione) ha sostituito Luciano Ganci, ammalato; anche se il giovane Pop è essenzialmente un donizettiano, quindi uso a un canto morbido e a colorature, ha affrontato il ruolo come un tenore spinto verdiano, una tradizione interpretativa che ha invalso per cinquant’anni, ma poco filologica. Buono l’Oroveso di Carlo Colombara. Ottimo il coro. Ovazioni in un San Carlo all’insegna del tutto esaurito.
Al San Carlo di Napoli debutta con un’ovazione l’allestimento di Lorenzo Amato ispirato al “Signore degli anelli”: un mondo irreale per la tragica solitudine della protagonista, Mariella Devia
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