mercoledì 30 dicembre 2015

Ripresa, è presto per brindare in Avvenire 20 dicembre



L’analisi.
Ripresa, è presto per brindare
Renzi ha presentato un quadro economico rassicurante per l’anno che sta per iniziare. L’Italia ha superato il punto di svolta inferiore della recessione nella prima metà del 2015 e la ripresa dovrebbe consolidarsi e rafforzarsi l’anno prossimo raggiungendo l’1.6% del Pil. Un quadro più ottimista di quello delle previsioni quantitative del-l’Istat, dell’Ocse e del Fondo monetario, che prevedono una crescita dell’1,3%1,4% , non molto distanti da quelle sulla cui base il governo ha impostato la Stabilità. I 20 istituti del 'Consensus' (tutti privati, nessun italiano) sono leggermente meno ottimisti poiché sottolineano la fragilità di stime effettuate senza tener adeguatamente conto dell’incertezza internazionale. Tutti questi strumenti sono variazioni del modello di Lawrence Klein che ha come elemento esogeno principale il commercio mondiale e, quindi, le esportazioni. Differente è la struttura del modello previsionale di Moody’s, imperniato sull’andamento dei mercati finanziari. L’agenzia stima per l’Italia una crescita al massimo dell’1%. Non un arretramento rispetto al 2015, ma un andamento sostanzialmente piatto, tale da precedere, nell’eurozona, solamente la Grecia. Con un aumento del Pil appena del l’1% rispetto al 2015, aumentano sia l’area dell’indigenza sia quella della povertà. Diventa imperativo chiedersi se in questi campi sono stati predisposti strumenti appropriati. Nei fatti, tra 2008 e 2014 l’Italia ha perso dieci punti di Pil; hanno sofferto principalmente i giovani, i senza lavoro e i pensionati. Crescendo allo 0,8%-1%, ci vorranno più di dieci anni per tornare ai livelli pre-crisi. Crescendo all’1,3%-1,5% ce ne vorranno 5-7. Senza politiche mirate, si penalizzeranno ancora le fasce deboli.
Nel 2015, inoltre, l’Italia ha fruito di circostanze esterne eccezionali. Numerosi Paesi Ue hanno voltato le spalle alle politiche di austerità. L’Italia ha avuto una grande immissione di denaro da parte della Bce (anche se spesso è rimasto nei forzieri delle banche). L’euro si è deprezzato rispetto al dollaro, favorendoci come Paese esportatore. Grazie a tassi d’interesse bassissimi, il nostro debito pubblico è parso meno minaccioso.
Il 2016 si apre con un aumento dei tassi Usa che non potrà non ripercuotersi. L’incertezza internazionale rischia di aggravarsi. Nel breve periodo, poi, le riforme comportano sul fronte interno una fase di apprendimento che rallenta la crescita. Quindi, è quanto meno presto per brindare con allegria.

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