lunedì 23 novembre 2015

Jesi, con Donizetti anche a teatro la cooperazione vince in Avvenire 24 novembre



Jesi, con Donizetti anche a teatro la cooperazione vince
JESI
Don Pasquale, una delle ultime opere di Gaetano Donizetti, vale un viaggio per essere vista e ascoltata in uno dei teatri di tradizione dove è in scena in questi mesi? Dopo averla gustata a Jesi, i laboratori del cui Teatro Pergolesi hanno appontato scene e costumi, credo proprio di sì.
È una produzione che nasce dalla cooperazione di tredici teatri, sei italiani e sette francesi. Gli italiani sono, oltre alla Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, quelli di Opera Lombardia (Bergamo, Como, Cremona, Pavia). In Francia , i teatri di Clermont- Ferrand, Reims, Limoges, Rouen, SaintÉtienne, Massy, Avignone e Vichy. Tutte sale ottocentesche. La cooperazione implica una suddivisione dei costi, la possibilità, quindi, di ingaggiare artisti (anche se giovani) di livello, di mostrare uno spettacolo a un pubblico molto più numeroso. Questo Don Pasquale ha una cinquantina di repliche nell’arco di circa sei mesi, impegnando più di un cast di cantanti nonché orchestre locali. È una modalità che dovrebbe essere seguita più spesso dalla sorelle maggiori dei teatri di tradizione, le fondazioni liriche i cui cartelloni troppo spesso assomigliano a festival con spettacoli, anche di ottimo livello, che hanno sei-otto repliche e poi spariscono.
Veniamo ai risultati artistici. Donizetti lavorò a una commedia borghese contemporanea. Il regista Andrea Cigni sposta l’azione dalla Roma del 1840 o giù di lì a quella degli anni Cinquanta, quella dei “generoni” e della “Hollywood sul Tevere”. Rende bene la parabola del vecchio ricco e avaro in cerca di una moglie, che lo mette nel sacco. Di gran livello i tre interpreti maschili: Paolo Bordogna (ormai protagonista di quasi tutte le opere buffe), il baritono spagnolo Pablo Ruiz ed tenore Pietro Adaini (dal timbro chiaro e vellutato e un grande volume). La protagonista femminile è la giovane (ventidue anni) kazaka Maria Mudrak; voce ben impostata e volume di rilievo, ma il suo futuro è più in ruoli “spessi” come Manon Lescaut, che in quelli di soprano lirico leggero con una buona dose di coloratura. Grande successo.
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