giovedì 22 ottobre 2015

Urge intaccare il debito pubblico. La lezione di White in Formiche 22 ottobre



Urge intaccare il debito pubblico. La lezione di White

Urge intaccare il debito pubblico. La lezione di White
Nei saloni di Palazzo Sciarra, con il presidente della Fondazione Roma Emmanuele Emanuele che faceva gli onori di casa, l’economista William R. White ha tenuto, il 20 ottobre, l’annuale Marco Minghetti Lecture, a ricordo del ministro delle Finanze del nascente (e economicamente dissestato) pareggio di bilancio nel 1875. Come ogni anno, la lecture è promossa dall’Istituto Bruno Leoni (Ibl).
Comprensibile che dell’esecutivo non fosse presente neanche un sottosegretario: stanno ancora redigendo la Legge di stabilità, formalmente approvata il 15 ottobre. Un vero peccato, però, che non ci fosse nessuno degli economisti che lavorano a o per Palazzo Chigi. William R. White, nato in Gran Bretagna e naturalizzato canadese, è figura di non poco rilievo, che vanta una brillante carriera alla Bank of England, alla banca centrale del Canada (di cui fu vice governatore), nonché alla Banca dei Regolamenti Internazionali ed all’Ocse. Ha predetto, con anni di anticipo, la crisi finanziaria scoppiata nel 2007. Persona, quindi, che vale la pena ascoltare nel modulare la politica economica.
L’aspetto centrale della lecture, che verrà pubblicata dall’Ibl, è una rigorosa critica all’utilizzo della mano monetaria per stimolare la ripresa. Sino a qui nulla di nuovo, si potrebbe dire. White non si limita a criticare: propone una ricetta che si può riassumere in quattro punti.
Per riprendere a crescere, il primo punto è la ristrutturazione del debito sovrano, una vera e propria palla di piombo al piede dell’Eurozona. White fornisce varie indicazioni su come farlo ed aggiunge che la strategia “taglia debito” deve essere accompagnata dalla ricapitalizzazione di numerose banche di grandi dimensioni.
In secondo luogo, occorre perseguire con determinazione “riforme strutturali” (ossia che incidano sulle strutture economiche per aumentare produttività e competitività). Tali riforme riguardano principalmente il settore dei servizi e le professioni. I Paesi con surplus strutturali nella bilancia commerciale (tra essi non c’è solo la Germania ma anche l’Italia) sono quelli dove riforme microeconomiche per accentuare la concorrenza sono più urgenti e necessarie.
In terzo luogo, sono urgenti investimenti in infrastrutture. Tali investimenti, precisa White, devono attrarre anche capitali privati visto che la spesa pubblica in conto capitale è al lumicino: i “mercati finanziari devono capire che spesa pubblica per investimenti ben concepiti, ben preparati e ben valuti è molto differente da un mero aumento degli impegni dei Governi per attività correnti”. Occorre, poi, capire perché gli investimenti privati in Paesi avanzati ad economie di mercato sono giunti a livelli così bassi (rispetto al passato) e proporre misure per aumentarli (ad esempio in materia di tariffe).
In quarto luogo, i governi devono utilizzare le risorse ancora a loro disposizione per aumentare la domanda aggregata. “Alcuni, pochi, hanno spazio di manovra nelle loro politiche di bilancio”. Tali spazi possono essere ampliati con strategie di comunicazione che dimostrino che si sta seriamente e decisamente affrontando il nodo del debito.
Sono politiche difficili da perseguire ed attuare, poiché occorre scontrarsi con interessi anche legittimi, ma particolaristici e molto radicati. Le alternative, però, rischiano di peggiorare e non di migliorare il futuro.
Roberto Maroni e Renato Brunetta
Maria Elena Boschi
Andrea Orlando
Roberto Maroni
Maria Elena Boschi
Renato Brunetta
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Maria Elena Boschi
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Roberto Maroni
Maria Elena Boschi
Renato Brunetta
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Maria Elena Boschi
 22/10/2015

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