venerdì 21 agosto 2015

Perché il Fondo monetario non vuole andare a fondo nel terzo salvataggio di Atene in Avvenire 21 agosto



Perché il Fondo monetario non vuole andare a fondo nel terzo salvataggio di Atene
Perché il Fondo monetario internazionale non è della partita nel terzo salvataggio della Grecia?
Dal nostro punto di osservazione, quello di chi ha lavorato per oltre vent’anni in Banca mondiale con i «cugini » del Fmi, si scorgono almeno tre ordini di ragioni. In primo luogo, il Fondo non ci vuole «mettere la faccia» perché anni di politiche economiche errate (che hanno causato profonde distorsioni) non si curano con un programma essenzialmente di consolidamento della finanza pubblica che – tra riduzioni della spesa, aumento delle tasse e poca attenzione ai nodi dell’economia reale – porterà in tre anni il debito pubblico ellenico dal 170 al 200% del Pil, innescando inevitabilmente nuove richieste di salvataggio.
In secondo luogo, il Fmi ritiene essenziale «un alleggerimento del debito greco significativo ». Gli statuti del Fondo vietano insolvenze nei suoi confronti perché l’istituzione rappresenta il perno della stabilità finanziaria internazionale, un «bene collettivo» da difendere a spada tratta, pena il caos finanziario. Dal 1980, ossia da ben prima delle analisi di Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart sul nesso tra debito e crescita, il Fondo ha assistito oltre duecento operazioni di ristrutturazioni del debito. Il Fmi è convinto che senza una ristrutturazione significativa l’economia greca non potrà avere uno sviluppo di lungo periodo. Non solo, si farebbero lucrare coloro che hanno acquistato titoli greci al 30% del valore nominale e li avranno rimborsati ( con parte delle risorse del salvataggio) al 100%, incoraggiando altri pirati della strada finanziaria.
In terzo luogo, i funzionari e i dirigenti Fmi non hanno una grande fiducia nelle capacità tecniche dei funzionari e dei dirigenti della Commissione Europea. A differenza di quelli di altre organizzazioni finanziarie internazionali non vengono infatti reclutati a metà carriera per posizioni tecniche specifiche, ma tramite concorsi generalisti per 'admi-nistrateurs', secondo le prassi della pubblica amministrazione francese. Solo per le posizioni più elevate (direttore generale), gli Stati membri si adoperano perché siano coperte da tecnici con una brillante carriera nazionale dietro le spalle. Possiamo dunque affermare, in base alle esperienze sul campo, che se l’intesa avesse previsto la ristrutturazione del debito, Il Fmi non solo sarebbe stato della partita, ma l’avrebbe guidata.
Giuseppe Pennisi

Nessun commento: