martedì 11 agosto 2015

MA SENZA SOLIDARIETA’ LA CRISI DEL DEBITO UE NON PUO’ ESSERE RISOLTA IN Avvenire 11 agosto


MA SENZA SOLIDARIETA’ LA CRISI DEL DEBITO UE NON PUO’ ESSERE RISOLTA
Giuseppe Pennisi


La crisi greca ha messo a nudo un fenomeno non da tutti notato: il nodo del debito sovrano riguarda non singoli Paesi individualmente, ma l’intera eurozona. Le determinanti sono note: i salvataggi da parte di singoli Stati di istituzioni finanziarie in crescenti difficoltà a partire dal 2008, disavanzi eccessivi delle bilance dei pagamenti di alcuni Paesi nella convenzione (errata) che, nell’ambito dell’unione monetaria, deficit e surplus con il resto dell’eurozona, si compensassero automaticamente a vicenda e, terzo, il brusco rallentamento dell’economia reale europea, dovuto, secondo una scuola di pensiero, proprio al peso del debito.
Più difficili le terapie. È stato messo in atto un meccanismo europeo di stabilità finanziaria e si sta ancora lavorando di una unione bancaria europea con una vigilanza europea e un metodo europeo per affrontare gli istituti finanziari in dissesto, ma priva al momento di una garanzia europea per i depositi dei correntisti. Alcuni Stati sono riusciti ad uscire dagli effetti più immediati (Irlanda, Spagna, Portogallo, Malta) grazie a interventi Ue e a rigorosi piani di riassetto. La Grecia è ancora in bilico mentre altri Paesi, come l’Italia, contano sul fatto che la metà circa del loro debito pubblico è detenuto da risparmiatori interni. Tuttavia, ove l’Italia raggiungesse un avanzo primario pari al 5% del Pil dovrebbe mantenerlo per oltre vent’anni per raggiungere l’impegno, preso con il Trattato di Maastricht e rafforzato con il Fiscal Compact, di far scendere da circa il 135% al 60% il rapporto debito-Pil.
Sono sufficienti a ridurlo gli strumenti approntati in questi ultimi anni? In effetti, anche dopo il completamento dell’unione bancaria ed un eventuale rafforzamento (con maggiori contributi dai singoli Stati) del meccanismo europeo di stabilità finanziaria c’è da dubitare che siano sufficienti senza una maggiore solidarietà transnazionale e senza percorsi innovativi. Servirebbe una conferenza europea sul debito sovrano dell’eurozona ed è auspicabile che la crisi greca faccia da leva alle proposte formulate in tal senso negli ultimi anni.
In un documento appena diramato in rete ai consoci del Social Science Research Network, Carmen Reinhart di Harvard e Chistoph Trebesch dell’università di Monaco hanno ricordato che dalla crisi del debito sovrano del 1920-1939 si uscì non sono solo con le spese militari (e la seconda guerra mondiale), ma anche con riduzioni del debito pari al 21% del Pil dei Paesi allora considerati avanzati. Da quella del 1978-2010, riguardante principalmente i Paesi emergenti, con remissioni del debito pari complessivamente al 16% del Pil mondiale. Quindi, senza una solidarietà a livello mondiale (o regionale) non si risolverà il problema. Una proposta interessante viene da due professori della Ludwig Maximilian Munchen Universitaat (dal cuore della Baviera), Nadjeschda Arnold e Ray Frees: perché non pensare ad un fondo europeo di assicurazione che consenta il graduale smaltimento del rischio del debito e, quindi, del debito medesimo? Il lavoro ha un’importante sezione teorica ed entra anche negli aspetti istituzionali ed in proposte operativo.
Giuseppe Pennisi
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