domenica 21 giugno 2015

Il Fondo monetario s’interroga sulla Ue del decennio perduto in Avvenire 21 giugno



Il Fondo monetario s’interroga sulla Ue del decennio perduto
L’Europa potrà uscire dal 'decennio perduto' di crescita vicina alle zero, produttività mediamente bassa, bolle speculative e crisi bancarie, nonché, specialmente nella fascia di Paesi meridionali, disoccupazione crescente? Sono domande che si poniamo in molti, ma è di rilievo che ora se le ponga anche il Fondo monetario internazionale in due saggi in uscita sulla sua 'Economic Review'. Il primo è un lavoro di due economisti di origine asiatica con importanti cattedre alla University of California a San Diego ed alla Booth School della University of Chicago ( Takeo Hoshi e Anil K. Kashyao) e riguarda in particolare cosa l’Europa possa imparare dall’esperienza giapponese per uscire dal decennio perduto. Il secondo saggio è di un economista di origine asiatica ed uno americano (Anusha Chari e Peter Blair Henry), anche loro ordinari in università di prestigio (University of North Carolina e New York University). Utilizzando strumenti differenti giungono a conclusioni molto simili: non solo numerosi Paesi europei sono stati e sono lenti nell’affrontare i loro problemi strutturali, ma la politica monetaria europea è stata «inadeguata». Il modo con cui questa conclusione viene formulata non è necessariamente una critica alla Bce guidata oggi da Mario Draghi. È, invece, un rilievo nei confronti di coloro i quali – all’interno della Bce e soprattutto al di fuori (ricorsi alla Corte suprema tedesca e da lì alla Corte di Giustizia Europea – hanno frenato una politica più espansionista con strumenti innovativi quali le Outright Monetary Transactions (OMTs) e l’allentamento quantitativo (Quantitative Easing). I rilievi riguardano anche i governi per la loro scarsa tempestività nell’affrontare (e risolvere) le crisi bancarie e per i tempi biblici nella costruzione dell’Unione bancari.
Dei due lavori il primo è particolarmente severo nei confronti di Francia, Italia e Spagna per i ritardi nelle ricapitalizzazioni bancarie e nella tempistica delle riforme. Il secondo punta sulla politica monetaria 'stop-and-go' nell’Eurozona: una fase espansiva nel 2008-2009 come reazione alla crisi, seguita nel 2010 da una politica fortemente restrittiva che ha confuso i mercati innescando la recessione. Duro il confronto con i Paesi asiatici: dopo la crisi del 1997-98 , mantennero una politica monetaria «accomodante» (tale, dunque, da stimolare la crescita) . Prima delle rispettive crisi, la differenza tra il tasso di crescita dell’Asia e dell’Europa meridionale era di 4,21 punti percentuali, ma è cresciuto 7,18 punti percentuali. Una politica più graduale di consolidamento della finanza pubblica avrebbe stimolato maggiori crescita dei GIIPS - Grecia, Italia, Irlanda, Portogallo, Spagna, con particolare beneficio soprattutto per la prima.
Giuseppe Pennisi
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