lunedì 15 giugno 2015

Chi era don Giuseppe Fini, compositore ed organista in Tempi 15 giugno



Chi era don Giuseppe Fini, compositore ed organista
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giugno 13, 2015 Giuseppe Pennisi
È un libro che per i cattolici è importante in quanto ricostruzione della vita cultura in una provincia dell’Italia centrale dalla fine dell’Ottocento alla Seconda guerra mondiale
don-antinoriÈ uscito da poche settimane Don Giuseppe Fini. Compositore ed Organista. Maestro di Cappella delle Cattedrali di Urbania ed Urbino di Lorenzo Antinori (Zecchini Editore, 320 pagine, € 25). Giuseppe Fini (1877-1944, morì a causa di un bombardamento) ha vissuto quasi nello stesso periodo di Lorenzo Perosi (1872-1956); appartengono all’esperienza musicale dell’Italia da post unitaria al “Novecento Storico” ed ad un contesto da vagamente anti-clericale (nell’Italia post-unitaria) a concordatario. A differenza di Perosi, però, la sua esistenza umana è stata, in gran misura, confinata alle Marche; è stato quasi completamente obliato. Il meticoloso lavoro di Antinori riscopre non solo le sue qualità di compositore fecondo (anche di due opere liriche, oltre che di musica sacra) ed organizzatore musicale attivo, ma scava il contesto culturale delle musica cattolica in quel lungo periodo dal punto di vista della provincia marchigiana. Un’ottica nuova e interessante anche per non specialisti dato che spesso studiando la singola foglia, si comprende meglio il bosco.
È un libro che per i cattolici è importante in quanto ricostruzione della vita cultura in una provincia dell’Italia centrale dalla fine dell’Ottocento alla Seconda guerra mondiale. Mostra un quadro sociale differente da quello di gran parte delle ricostruzioni. Mentre a livello nazionale, la cultura era laica ove non laicista e le varie “correnti musicali” (tradizionalisti, innovatori) che ambivano ad avere un ruolo nell’orchestra del Duce, si tenevano (tranne poche eccezioni) distanti dal “sacro”, nei capoluoghi di provincia e nelle piccole città, già molti anni prima dei “Patti Lateranensi” erano la Chiesa, la Parrocchia e la Diocesi a fare da motore alla vita culturale in generale ed a quella musicale in particolare.
Era un’”Italietta” che, tramite la rete internazionale della cultura cattolica, si incorporavano lezioni, come quelle del “Gruppo dei Sei” francese, che nel resto del panorama musicale italiano venivano recepite solo da pochissimi (ad esempio, da Franco Alfano). Il lavoro di Antinori, quindi, non è solo per musicologi o per specialisti di storia della musica ma per tutti coloro che sono interessati a riscoprire aspetti poco noti della società italiana nel periodo tra l’età giolittiana e la metà del secolo scorso.


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