domenica 28 dicembre 2014

Usa a caccia di americani. Per tassarli in Avvenire 28 dicembre



Usa a caccia di americani. Per tassarli
Verifiche globali sui conti. File ai consolati per restituire il passaporto
GIUSEPPE PENNISI
A i consolati americani, in Italia e non solo, si fa la fila. Non per ottenere il visto per un viaggio negli Stati Uniti, stavolta, ma per 'rinunciare ufficialmente' alla cittadinanza americana. La ressa è tale che è stato assunto personale temporaneo per smaltire le pratiche. Gli 'oneri amministrativi' a carico dei richiedenti sono aumentati, da un giorno all’altro, da 400 a 2.350 euro. Sino al giugno 2010, la rinuncia alla cittadinanza americana era gratuita.
Gli Stati Uniti sono , con l’Eritrea, uno dei due Stati al mondo che tassano sulla base della 'cittadinanza' e non della 'residenza'. Sino al 2010, tale tassazione era bilanciata da esenzioni per redditi guadagnati all’estero. Un sistema modificato con il Fatca (sigla che sta per Foreign Account Tax Compliance Act, cioè Legge per l’adeguatezza delle tasse sui conti all’estero), una norma che l’Italia ha recepito l’estate scorsa. La legge ha effetti sugli intermediari finanziari, sulle famiglie e sugli individui.
Il Fatca nasce da una buona idea: tentare di limitare il riciclaggio e far sì che i milioni di cittadini americani (spesso inconsapevoli di esserlo; in Italia sarebbero due milioni, in gran parte figli di emigranti rientrati nel Belpaese o di italiani temporaneamente negli Usa, come i funzionari internazionali ed i diplomatici) adempiano ai loro obblighi tributari americani. Si sono inserite due componenti: la lobby dei fondi comuni americani, per impedire che i cittadini americani investano in fondi comuni esteri o in fondi americani che operano con titoli stranieri, e il desiderio dell’Internal Revenue Service (Irs) , l’Agenzia delle Entrate americana, di espandere il proprio organico. Il tutto condito di una buona dose di populismo.
In breve, tutti gli intermediari finanziari devono consegnare all’Irs, tramite le agenzie tributarie nazionali, tutti i dati sui conti correnti e di deposito di cittadini americani, o 'indiziati' come tali. Un costo enorme per gli intermediari. Ancora maggiore, però, quello che pesa sugli 'americani' all’estero che vogliono mettersi in regola tramite un percorso speciale; occorre infatti presentare, per gli ultimi sei anni, oltre alle dichiarazioni dei redditi, i movimenti di ciascun titolo all’interno di ciascun comparto di fondi comuni. Un lavoro mostruoso che è delizia per i consulenti tributari. Dovrebbe servire al Fisco americano per determinare se l’imposta sull’aumento di capitale deve essere conguagliata. Per l’imposta sui redditi, solo in rarissimi casi ci saranno compensazioni.
Il Fatca non colpisce solo chi ha (o aveva) doppia cittadinanza. Correntisti italiani di banche italiane stanno ricevendo lettere di disdetta dei loro conto correnti perché ci sono 'forti indizi' di cittadinanza americana. Gli italiani che vogliono acquistare quote di 'fondi comuni' devono completare lunghi moduli per attestare che non sono, e non sono mai stati, 'cittadini' anche americani.
Sono già allo studio alternative, sia all’interno del Congresso che all’Ocse, dove si lavora perché il sistema tributario americano si allinei a quelli degli altri paesi, e non solo a quello dell’Eritrea. Intanto, però, per molti cittadini la situazione è davvero complicata. Non per i due fratelli Elkann che, naturalmente non privi di consulenti tributari, hanno rinunciato alla doppia cittadinanza (mantenendo solo quella italiana e dicendo 'addio' a quella americana) pochi giorni prima dell’entrata in vigore del Fatca.
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Con la legge 'Fatca', introdotta nel 2010 e recepita dall’Italia in estate, il Fisco americano esige dai concittadini all’estero il saldo di pesanti imposte patrimoniali
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