domenica 14 settembre 2014

Musica nel nome del PADRE in Avvenire 14 settembre



Musica nel nome del PADRE

Nuova sacra

Andrea Venturini vince il Premio Siciliani, consegnato ad Assisi ieri dal cardinal Ravasi. Filotei: «350 partiture da 5 continenti Oggi c’è più libertà artistica»


GIUSEPPE PENNISI

ASSISI
L
a sua versione in musica del Padre Nostro ha commosso e convinto la giuria presieduta da En­nio Morricone e così il compositore Andrea Ven­turini si è portato a casa la vittoria del Concorso di composizione sacra “F. Siciliani” sostenuto dal Vaticano.

A consegnare il prestigioso riconoscimento, il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Con­siglio della Cultura, al termine di una serata davvero speciale nella Basilica Superiore di San Francesco di Assisi, al termi­ne della Sagra Musicale Umbra (la chiusura ufficiale sarà og­gi con una Messa solenne nella cattedrale di San Lorenzo a Perugia la mattina ed un concerto di musica sacra nella chie­sa di San Bartolomeo a Solomeo). Il concerto è stato speciale per quattro motivi: il luogo, gli esecutori (il St. Jacob Cham­ber Choir di Stoccolma diretto da Gary Graden con Markus Wargh all’organo), il programma (grande musica dedicata al Pater Noster oltre a brani di Verdi e Stravinskji.) e l’attr­i-buzione del “Premio Siciliani” 2014. Il Premio nasce da una sollecitazione del cardinal Ravasi; nel 2011, nell’ambito di un convegno su «Musica e fede» organizzato dalla Sagra Musi­cale, aveva sottolineato: «Il lavoro principale che dobbiamo fare è che l’alta musica, la musica colta contemporanea, ri­torni ancora a toccare i temi spirituali, religiosi». Ed aveva lanciato quindi l’idea di bandire un concorso biennale per favorire questo rapporto. La prima edizione è stata dedica­ta al Credo e vinta da Giovanni Bonato, un compositore vi­centino, nel 2012. A darsi battaglia, ieri sera, i tre finalisti della seconda edizio­ne, il friulano Andrea Venturini, appun­to, e i veneti Leonardo Schiavo, e Fede­rico Zattera, tre compositori che con­fermano come nel Triveneto la musica contemporanea corale (il concorso ri­chiedeva una composizione corale) sia maggiormente radicata. Ha prevalso il veterano Venturini (nato a Udine nel 1959) che si è aggiudicato premi in vari concorsi e guida organizzazioni corali specialmente in Friuli-Venezia Giulia. Schiavo (nato nel 1983) è compositore e flautista; negli ultimi tre anni ha vinto numerosi concorsi di musica sacra con lavori eseguiti anche all’estero. Federico Zattera del 1967 è docente di pianofor­te e anche lui ha un curriculum con nu­merosi premi e riconoscimenti. La giuria composta da En­nio Morricone, Filippo Maria Bressan, Vincenzo de Grego­rio, Gary Graden e il direttore artistico della Sagra, Alberto Batisti, ha dovuto decidere tra ben 146 partiture arrivate da tutto il mondo. La maggior parte arriva dall’Europa, 115 o­pere, di cui ben 93 dall’Italia, 8 arrivano dagli Stati Uniti e 5 dal Sudamerica, 2 dall’Asia e 1 dall’Africa e dall’Australia.

«È evidente che il livello di diffusione dell’informazione del concorso, che genera poi l’arrivo delle partiture alla Fonda­zione, è direttamente proporzionale al livello di diffusione della tecnologia con cui le informazioni sono veicolate; i­noltre, per alcuni paesi e continenti, dipende ovviamente dal­la diffusione e presenza del cattolicesimo. Il tentativo, per l’e­dizione 2016, sarà proprio quello di trovare strumenti e mo­di per superare questi limiti geografici» spiega il segretario artistico del Premio, Marcello Filotei che, dopo aver selezionato centinaia di par­titure, è in grado di tracciare un ritratto della nuova composizione sacra inter­nazionale.

«Il ricchissimo fondo di partiture, oltre 350 pervenute dai cinque continenti in due edizioni del Premio – ci dice – da una parte dimostra la necessità di questa iniziativa, accolta con grandissima at­tenzione, dall’altra rappresenta un punto di vista privilegia­to sullo “stato dell’arte”. Una volta abbattute tutte le pregiu­diziali ideologiche che hanno rappresentato al tempo stes­so uno stimolo e un limite per i compositori dei decenni passati, ora i musicisti vivono un momento di invidiabile li­bertà stilistica». Interessante capire quale sia lo stile musi­cale che accompagna la preghiera del terzo millennio. «C’è una grande varietà di approcci: dal linguaggio tonale, al se­rialismo tutti gli stili sono rappresentati nelle partiture arri­vate – aggiunge Filotei –. Le più interessanti sono quelle che abbandonano ogni rigidità per far confluire in una lingua musicale nuova tutte quelle tendenze che hanno animato il passato recente. È un processo molto complesso, l’ideolo­gia è sempre la strada più facile, ma sembra che lentamen­te ci stiamo spostando verso approcci più meditati. Unica­mente tenendo conto della complessità si può trovare una strada che rappresenti la società odierna. Allora anche i com­positori, devono misurarsi con la molteplicità dei linguaggi e trarne una sintesi personale, anche e soprattutto quando affrontano il tema del sacro».

Ogni tanto nella storia della musica -aggiunge - succede che qualcuno decide di essere il portatore dell’unica istanza crea­tiva legittima. «Questo atteggiamento non ha quasi mai por­tato a nulla di buono. Di solito il mosaico di questi periodi vede fazioni contrapposte: da una parte i nostalgici dei bei tempi andati, dall’altra i fautori del moderno a oltranza. In effetti le due posizioni sono i due lati della stessa medaglia perché in entrambi i casi ci si rifiuta di analizzare la realtà e trarre dalla fusione tra un passato da interpretare e un futu­ro da costruire un linguaggio che rappresenti realmente lo spirito del tempo presente. Bisogna fare - conclude - come Palestrina, che adattò il linguaggio contemporaneo (a lui) al­le esigenze del sacro. È inutile invece scrivere oggi come scri­veva Palestrina. Lui non lo farebbe».

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IL VINCITORE. Il compositore Andrea Venturini e il St. Jacob Chamber Choir



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