sabato 27 settembre 2014

È opportuno che la Bce acquisti Abs? in Formiche 27 settembre



È opportuno che la Bce acquisti Abs?
27 - 09 - 2014Giuseppe Pennisi È opportuno che la Bce acquisti Abs?
È opportuno che la Banca centrale europea (Bce) acquisti Abs (Asset backed securities- ossia ‘pacchetti’ di titoli cartolarizzati garantiti da attività reali)? I dettagli degli Abs che ha in mente il management della Bce, e dei covered bond che vorrebbe utilizzare per le stesse finalità (fare arrivare credito direttamente alle imprese), verranno – ci si augura – esplicitati al Consiglio della Banca in calendario a Napoli giovedì prossimo. Dato che, specialmente in materie finanziarie, il diavolo si nasconde nei dettagli, è bene aspettare qualche giorno prima di entrare in un’analisi tecnica.
È possibile, però, chiedersi se sia “opportuno” mettere in atto misure monetarie “non convenzionali” per il rilancio dell’economia dell’eurozona. Quelle convenzionali, con tassi d’interessi attorno allo zero e con una notevole infusione di liquidità, sono state messe in atto praticamente tutte. Di quelli “non convenzionali”, i T-ltro (targeted long term refinancing operations, operazioni “mirate” a lungo termine per rifinanziare investimenti produttivi) lanciate una decina di giorni fa hanno avuto un esito ben inferiore alle attese ed indicato che, dopo cinque anni di crisi, poche imprese hanno progetti di nuovi impianti o di ampliamento/ ammodernamento degli esistenti.
Di Omt (outright monetary transactions, pure transazioni monetarie), lanciate con tanto clamore circa due anni fa, quasi non si parla più. Quindi, c’è da avere dubbi sulla efficacia di Abs e covered bond almeno sino a quando i Governi non abbiano attuate le necessarie riforme dei mercati dei fattori e soprattutto dei beni e dei servizi e che tali riforme abbiano avuto il tempo di dispiegare i loro effetti.
Un dibattito sulla opportunità delle misure non convenzionali mi sembra più utile di quello sollevato dal Presidente della Bundesbank ed anche dal Ministro delle Finanze della Repubblica Federale sulla legittimità o meno di tali misure e sulla possibilità che esse provochino, almeno in potenza, conflitti di interesse.
Non sono un giurista, ma a mio avviso il Trattato di Maastricht e gli statuti e regolamenti della Bce non contemplano misure “non convenzionali”. Non le vietano esplicitamente ma implicitamente l’intera costruzione Bce è diretta alla stabilità monetaria, non al finanziamento di banche od imprese per la crescita. Analogamente, a Maastricht non vennero affidati compiti di vigilanza alla Bce nel timore di conflitti d’interesse. Ritengo doveroso aggiungere che ho consultato un giurista tedesco (mio compagno di studi nel 1966-68), il quale mi ha confermato questa interpretazione dei testi.
La situazione è cambiata negli ultimi vent’anni. A Maastricht la preoccupazione principale era la stabilità, ora lo è la crescita. Mi son trovato a parlarne con Richard Fisher, Presidente della Federal Reserve Bank di Dallas e componente della Federal Reserve e dello Open Market Operations Committee. Mi ha ricordato che negli USA si è arrivati gradualmente al sistema di riserva federale in vigore dal 1913. Tra il 1781 ed il 1836 si sono succedute tre banche centrali, la Bank of North America e la prima e la seconda Bank of the United States. Dopo un lungo periodo di free banking in cui banche autorizzate dai singoli Stati dell’Unione battevano moneta, c’è stata una lunga traversata che dal 1863 al 1913 ha portato al sistema attuale. Durante la Grande Recessione la stessa Casa Bianca pensò di abolirlo; paradossalmente, Pearl Harbour lo fece restare in vita. E rafforzare.
E’ possibile che anche l’eurozona e la Bce debbano fare un percorso analogo di graduali aggiustamenti. Se dopo il referendum in Scozia si andrà verso maggiore peso alle autonomie locali, è probabile che vengano mutati gli obiettivi della Bce (non solo stabilità ma anche sviluppo) ed anche le modalità operative.

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