lunedì 1 settembre 2014

Alla Scala di Milano inizia l’era di Alexander Pereira in Formiche 1 settembre



Alla Scala di Milano inizia l’era di Alexander Pereira
01 - 09 - 2014Giuseppe Pennisi Alla Scala di Milano inizia l'era di Alexander Pereira
Oggi primo settembre, Alexander Pereira diventa Sovrintendente e Direttore Artistico de La Scala di Milano. La nomina è stata accompagnata da polemiche, in gran misura strumentali come, all’epoca, ho avuto modo di sottolineare nel mensile associato a questa testata. Indubbiamente, la doppia carica suscita molti appetiti nostrani, anche e soprattutto in quanto per dieci anni circa La Scala è stata gestita da un francese. Quest’ultimo, Stéphane Lissner, è stato chiamato in un momento di profonda crisi del teatro ed è stato in grado di riportarlo nel circuito dei grandi teatri lirici internazionali; d’altronde, prima arrivare a Milano aveva salvato ben due volte dal fallimento il Festival di Aix en Provence e fatto diventare lo Châtelet un grande tempio della musica. Pereira arriva dopo avere trasformato un piccolo teatro di provincia – quello di Zurigo – in uno dei maggiori centri della lirica europea e dopo tre anni di successi a Salisburgo dove ha esteso la durata del festival estivo facendolo introdurre da una ouverture spiritelle considerata un grande successo in quanto di solito esaurita mesi prima dell’inizio della manifestazione.
Ma avendo avuto la possibilità di esaminare il consuntivo della edizione 2014 non appena stampato, facciamo parlare le cifre. In primo luogo, il tasso di autofinanziamento (biglietteria, sponsorizzazioni, elargizioni liberali, co-produzioni, vendita di spettacoli a altri teatri, a cinema ed a reti televisive) è pari al 79% del costo del Festival. Ciò vuol dire che le sovvenzioni pubbliche superano di un soffio il 20% del budget: esattamente l’inverso di quanto avviene in numerose fondazioni liriche italiane dove Pantalone (ossia i contribuenti) coprono spesso l’80% delle spese.
Il 27 agosto (a quattro giorni dalla chiusura- 31 agosto) , la biglietteria ha reso 29,1 milioni di euro (senza tener conto dei biglietti per la Ballo del Festival), ci sono stati 219 spettacoli nell’arco di sei settimane (18 luglio-31 agosto) a cui hanno assistito 234 mila spettatori cui occorre aggiungerne 25 mila a prove generali ‘aperte’ a pagamento e 11.750 a 46 eventi speciali un totale, quindi, di poco più di 270 mila (le richieste rasentavano i 400 mila). La percentuale dei biglietti venduti ha superato il 93% (parte del resto è stata utilizzata per stampa, autorità, sponsor). Gli spettatori sono venuti da 74 Paesi, di cui 35 extra-Europei. Nelle sue tre articolazioni (lirica, concertistica, drammaturgia), il Festival ha avuto alcuni filoni chiaramente identificabili: a) musica delle spirito anche contemporanea e non europea (molto interessante il confronto tra musica religiosa di autori giovani cristiani e mussulmani); b) il ricordo dell’inizio della prima guerra mondiale che ha caratterizzato soprattutto la drammaturgia ma anche la lirica; c) la commemorazione dei 150 anni dalla nascita di Richard Strauss, uno dei fondatori del Festival, nel 1917, quando il conflitto mondiale era ancora in corso.
Sono cifre di buon augurio per La Scala.

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