lunedì 29 settembre 2014

Don Matteo, Don Giovanni e il Convitato di Pietra in Formiche del 29 settembre



Don Matteo, Don Giovanni e il Convitato di Pietra
29 - 09 - 2014Giuseppe Pennisi Don Matteo, Don Giovanni e il Convitato di Pietra
E’ partito per gli Stati Uniti Don Matteo. E’ appena tornato Don Giovanni. E sta per ingaggiare un gioco ad alto rischio con un Convitato di Pietra i cui contorni si vanno molto gradualmente delineando.
Spieghiamoci. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi è volato quasi una settimana fa con il volto ed il sorriso del ‘Don Matteo’ della serie televisiva giunta quasi al decimo anno di vita: non bello ma carino, come Terence Hill, sempre sorridente e pronto ad aiutare gli altri. Tale che tutte le mamme benpensanti vorrebbero come marito per la loro figlia (peccato che c’è di mezzo quell’abito talare!!).
Insomma un super-boyscout che parla un inglese approssimativo (ma tale da accrescerne il fascino). Nonostante il battage organizzato dal Governo italiano, nessun organo di stampa americano se ne è occupato. Ha fatto pure qualche gaffe. Ma le gaffe si addicono al ruolo del giovane idealista che, circondato da un manipolo di fedelissimi, vuole cambiare l’universo mondo (o quanto meno l’Italia) come l’eroe de La Spada nella Roccia ed è alla ricerca di qualche Mago Merlino che lo aiuti nell’intrapresa.
Dall’aereo che lo ha riportato a Roma scende, invece, Don Giovanni. Lo hanno preannunciato le dichiarazioni di fuoco contro i gufi e non so quanti altri gotici animali fatte negli USA a proposito della situazione politica italiana. Intendiamoci bene non il Don Giovanni che perde la testa ogni volta che sente odor di femmina. Ma il Don Giovanni che ho esaminato utilizzando la ‘teoria dei giochi’ su una nota, ed antica, rivista fiorentina La Nuova Antologia (aprile-giugno 2012 pp.140-166).
In breve , il ‘Don Giovanni’ che vuole innovare e modernizzare il mondo settecentesco in cui è nato e che vede sfaldarsi. Per questo motivo ingaggia ‘giochi plurimi’ su tutti coloro che incontra sul palcoscenico del ‘melodramma giocoso’ di Mozart e Da Ponte. I ‘giochi plurimi’ sono così complessi che nonostante ce la metta tutta va, per così dire, ‘in bianco’ con tre donne per le oltre tre ore dello spettacolo (cosa che a ‘Don Matteo’ andrebbe benissimo). Unicamente con un personaggio sceglie un ‘gioco’ differente, per scelta più del suo interlocutore (il ‘Commendatore’) che sua (il ‘Don Matteo’, che ha in fondo al cuore, non glielo farebbe fare).
Un ‘gioco ad ultimatum’ è quello in cui uno dei due contendenti deve soccombere. Inoltre, lo fa in piena asimmetria informativa. Il Commentatore/Convitato di Pietra ne sa più di lui non solamente perché ha più esperienza (ha vissuto a lungo ed è anche sceso nel mondo dei morti), ma ascolta con attenzione tutti le altre dramaties personae (personaggi) del ‘melodramma giocoso’ e non si adombra ad avere consiglieri più bravi di lui- anzi ne è lieto.
Chi il Commendatore/Convitato di Pietra con cui il nostro Don Matteo/Don Giovanni ha ingaggiato un ‘gioco ad ultimatum’? Difficile dirlo perché il ‘gioco’ è appena iniziato e le strategie si stanno delineando. A prima vista, potrebbe avere le fattezze della ‘sinistra PD’ , unitamente ai maggiorenti da lui spodestati. Temo, però, che chiusi nel Palazzo (e nei partiti) soffrano della stessa asimmetria informativa che affligge Don Matteo/Don Giovanni.
I veri Commendatore/Convitato di Pietra paiono essere i ‘corpi intermedi’ (dai sindacati alle associazioni di categoria) che, dalla più nobili alle più particolaristiche, si stanno coalizzando nei confronti di un Don Matteo/Don Giovanni, il quale non cela di avere poca attenzione per loro, ove non di disprezzarli apertamente. Il nostro Don Matteo/Don Giovanni, per quanto sfoggi il proprio cattolicesimo, non ha letto di Jacques Maritain neanche il breve e succoso Humanisme Integral in cui si illustra il ruolo, e la potenza, dei corpi intermedi e l’attenzione che chi si dice cristiano deve avere nei loro confronti.
Bibliotecari di Palazzo Chigi procurateglielo! Prima che il Commendatore/Convitato di Pietra lo trafigga e lo porti all’Inferno.
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Le "toppate" di Renzi negli Usa in Il Sussidiario del 29 settembre



FINANZA E POLITICA/ 2. Le "toppate" di Renzi negli Usa
Pubblicazione: lunedì 29 settembre 2014
Matteo Renzi (Infophoto) Matteo Renzi (Infophoto)
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Delle azioni negli Usa del Presidente del Consiglio Matteo Renzi (poche e non sempre ben mirate) si è interessata diffusamente la stampa italiana, pur se sono state ignorate da quella americana (tranne che dal quotidiano di Paolo Alto in California - sede dell’Università di Stanford). Fatto sta, però, che il Vangelo ci insegna che le omissioni sono tanto importanti quanto le azioni, ed è d’obbligo sottolinearne due.
La prima - molto notata in sede europea - è stata l’assenza non solamente sua (tanto più che era nel Palazzo) ma di qualsiasi rappresentante della Repubblica il 23 settembre dalle 16 alle 19 (ora di New York) alla cerimonia per gli “awards” dell’Open Government Partnership, l’associazione di 65 Stati e di numerose associazioni della società civile, per il miglioramento e la trasparenza della Pubblica amministrazione. I tre esperti italiani si sono piazzati molto bene: quarti su trentatre progetti. Ma accanto a loro la sedia per il “Government” è rimasta vuota per tutta la serata. Neanche un segretario di delegazione.
C’erano invece, accanto ai “loro”, Barack Obama (non credo abbia bisogno di presentazioni), François Hollande (anche lui ben noto), Susilo Bambang Yudhoyono (Presidente dell’Indonesia), Enrique Peña Nieto (Presidente del Messico), Jacob Zuma (Presidente della Repubblica del Sudafrica), Jakaya Kikwete (Presidente della Tanzania), Ivo Josipovic (Presidente della Croazia), Filip Vujanovic (Presidente del Montenegro), Irakli Garibashvili (Primo Ministro della Georgia) e Helle Thorning-Schmidt (Primo Ministro della Danimarca). In breve, i Capi di Stato e di Governo delle equipe finaliste, non di quelle premiate.
La vicenda può indicare che la trasparenza e l’efficienza della Pubblica amministrazione non interessano al Presidente del Consiglio e ai Ministri preposti, dato che le azioni sono più importanti delle parole. In tal caso, Palazzo Chigi e Palazzo Vidoni farebbero più bella figura a smettere di parlarne. Oppure può essere segno di vero e proprio caos alla Rappresentanza Permanente dell’Italia presso le Nazioni Unite; allora si dovrebbero prendere provvedimenti. Renzi farebbe bene a scusarsi con gli italiani, specialmente con coloro che hanno lavorato sul progetto e meritato l’apprezzamento delle Nazioni Unite. Farebbe anche bene a fare i passi appropriati con i responsabili politici (una delle quali dopo questa ennesima mala figura rischia, comunque, di essere addetta alla rassegna stampa - incarico che ha svolto egregiamente per anni - nel suo nuovo ufficio in quel di Bruxelles).
La seconda omissione - notata soprattutto dalle associazioni italo-americane - consiste nel non essere andato in pellegrinaggio a Pittsburgh. Non per sostituirlo a quello a Monte Senario (che resta in piedi), ma perché avrebbe appreso qualcosa. Si sarebbe dovuto recare al loculo di Andrew Carnegie (1866-1919), il “padre” della siderurgia e della metallurgia - considerato, allo scoppio della Grande Guerra, l’uomo più ricco del mondo.
Quando morì, il suo testamento prevedeva “la legittima” per i figli (abbastanza, comunque, per sette generazioni), una dotazione importante per creare e far funzionare per diversi anni la Carnegie Hall (era appassionato di Musica) e l’Università tecnologica di Pittsburgh (il Carnegie- Mellon Institute) e un milione di dollari (dell’epoca) per l’esecutore del testamento (se avesse fatto le cose a puntino per le sue esequie). Non voleva monumenti (come si usava all’epoca) o cappelle speciali, ma un loculo con nome e cognome e date di nascita e morte nonché la frase “Fu uomo molto fortunato perché lavorò con collaboratori sempre più brillanti di lui”. Avrebbe appreso che deve contornarsi di competenti (anche critici) e non di sodali pescati tra i vigili di Firenze e luoghi simili.


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sabato 27 settembre 2014

La religione come base dello sviluppo autentico per la buona occupazione in Avvenire 28 settembre



Lo scenario

La religione come base dello sviluppo autentico per la buona occupazione


GIUSEPPE PENNISI
M
entre il Parlamento inizia a discutere la riforma dei rapporti di lavoro e i leader europei si preparano a riunirsi a Milano per discutere di occupazione, la si­tuazione del lavoro – lo sappiamo – è drammatica nell’Euro­zona e ancora di più in Italia. Secondo le stime più recenti del Fondo monetario, nel nostro Paese il tasso di disoccupazione, ora al 12,6%, potrebbe superare il 13%. L’Italia ha anche la più alta quota di Neet (giovani tra i 15 ed i 29 anni che non stu­diano e non lavorano) in Europa. Inoltre, tra il 2000 ed il 2012 il costo del lavoro per unità di prodotto è aumentato da noi del 2,5% mentre in Germania, Stati Uniti e Giappone è dimi­nuito rispettivamente dello 0,5%, dell’1,5% e del 2,8%. Dopo Grecia, Francia e Belgio siamo lo Stato Ue con il più alto 'cu­neo fiscale e contributivo' per una famiglia tipo di un lavora­tore con coniuge e due figli a carico. Si potrebbe continuare... La questione di fondo è come uscirne, come rimettersi sulla strada della crescita, l’unica che può assicurare non solo oc­cupazione ma anche e soprattutto 'buona' occupazione. Nel 1993 l’allora presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi pubblicò, con Il Mu­lino, Un Metodo per Gover­nare, testo che individua nella 'concertazione' il me­todo da seguire, alternativo a quello della consociazio­ne di interessi particolaristi­ci. Allora la situazione era meno difficile di quella at­tuale e il progetto dell’euro dava un orizzonte di svilup­po.

In questi giorni esce, per i ti­pi del Cnel, un volume che raccoglie una selezione dei discorsi pronunciati da Antonio Marzano nei circa dieci anni in cui ne è stato il presidente. Il volume è organizzato per temi (dall’e­conomia reale, all’economia dei settori, dalle banche ed alla finanza alla politica del lavoro, all’economia delle idee, alla qualità della vita). Rappresenta una testimonianza importan­te di quanto realizzato (e quanto in cantiere) in questi dieci an­ni, e nella parte finale, dedicata alla 'concertazione' ed al 'dia­logo sociale' si riallaccia al metodo indicato da Ciampi ma ri­chiama esplicitamente i grandi discorsi su questi temi di Be­nedetto XVI. La 'concertazione' ed il 'dialogo sociale' sono essenziali per la crescita – come sostenuto, allora, da Ciampi – ma sufficienti. Per Marzano, che si definisce 'cattolico libe­rale' e che è entrato in attività politica dopo decenni in cui è stato professore di politica economica, occorre interrogarsi, co­me fatto da Benedetto XVI nel discorso tenuto a Westminster il 17 settembre 2010, su quale sia il fondamento etico per le scel­te pubbliche, e quindi sulla morale della politica. Se la 'con­certazione' di Ciampi restava rigorosamente laica, nel 'dia­logo sociale' proposto da Marzano «Religione e Ragione han­no bisogno l’una dell’altra». E la religione ha un ruolo essen­ziale nella scoperta di principi morali oggettivi. Solo «l’unio­ne delle due intelligenze, quella delle 'cose' e quella della 'Fe­de', oggi può darci un po’ di chiarore, pur nell’oscurità del vi­vere di questo secolo». Alla prospettiva (non sappiamo se man­tenuta) di una crescita grazie all’integrazione europea (Ciam­pi), viene contrapposta quella di uno sviluppo inclusivo in cui la religione ha un ruolo fondamentale nell’indicare la strada. Il libro apre un dibattito forse scomodo a molti ma che non può essere eluso.

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Il presidente del Cnel suggerisce una strada per andare oltre i concetti di concertazione e dialogo sociale

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È opportuno che la Bce acquisti Abs? in Formiche 27 settembre



È opportuno che la Bce acquisti Abs?
27 - 09 - 2014Giuseppe Pennisi È opportuno che la Bce acquisti Abs?
È opportuno che la Banca centrale europea (Bce) acquisti Abs (Asset backed securities- ossia ‘pacchetti’ di titoli cartolarizzati garantiti da attività reali)? I dettagli degli Abs che ha in mente il management della Bce, e dei covered bond che vorrebbe utilizzare per le stesse finalità (fare arrivare credito direttamente alle imprese), verranno – ci si augura – esplicitati al Consiglio della Banca in calendario a Napoli giovedì prossimo. Dato che, specialmente in materie finanziarie, il diavolo si nasconde nei dettagli, è bene aspettare qualche giorno prima di entrare in un’analisi tecnica.
È possibile, però, chiedersi se sia “opportuno” mettere in atto misure monetarie “non convenzionali” per il rilancio dell’economia dell’eurozona. Quelle convenzionali, con tassi d’interessi attorno allo zero e con una notevole infusione di liquidità, sono state messe in atto praticamente tutte. Di quelli “non convenzionali”, i T-ltro (targeted long term refinancing operations, operazioni “mirate” a lungo termine per rifinanziare investimenti produttivi) lanciate una decina di giorni fa hanno avuto un esito ben inferiore alle attese ed indicato che, dopo cinque anni di crisi, poche imprese hanno progetti di nuovi impianti o di ampliamento/ ammodernamento degli esistenti.
Di Omt (outright monetary transactions, pure transazioni monetarie), lanciate con tanto clamore circa due anni fa, quasi non si parla più. Quindi, c’è da avere dubbi sulla efficacia di Abs e covered bond almeno sino a quando i Governi non abbiano attuate le necessarie riforme dei mercati dei fattori e soprattutto dei beni e dei servizi e che tali riforme abbiano avuto il tempo di dispiegare i loro effetti.
Un dibattito sulla opportunità delle misure non convenzionali mi sembra più utile di quello sollevato dal Presidente della Bundesbank ed anche dal Ministro delle Finanze della Repubblica Federale sulla legittimità o meno di tali misure e sulla possibilità che esse provochino, almeno in potenza, conflitti di interesse.
Non sono un giurista, ma a mio avviso il Trattato di Maastricht e gli statuti e regolamenti della Bce non contemplano misure “non convenzionali”. Non le vietano esplicitamente ma implicitamente l’intera costruzione Bce è diretta alla stabilità monetaria, non al finanziamento di banche od imprese per la crescita. Analogamente, a Maastricht non vennero affidati compiti di vigilanza alla Bce nel timore di conflitti d’interesse. Ritengo doveroso aggiungere che ho consultato un giurista tedesco (mio compagno di studi nel 1966-68), il quale mi ha confermato questa interpretazione dei testi.
La situazione è cambiata negli ultimi vent’anni. A Maastricht la preoccupazione principale era la stabilità, ora lo è la crescita. Mi son trovato a parlarne con Richard Fisher, Presidente della Federal Reserve Bank di Dallas e componente della Federal Reserve e dello Open Market Operations Committee. Mi ha ricordato che negli USA si è arrivati gradualmente al sistema di riserva federale in vigore dal 1913. Tra il 1781 ed il 1836 si sono succedute tre banche centrali, la Bank of North America e la prima e la seconda Bank of the United States. Dopo un lungo periodo di free banking in cui banche autorizzate dai singoli Stati dell’Unione battevano moneta, c’è stata una lunga traversata che dal 1863 al 1913 ha portato al sistema attuale. Durante la Grande Recessione la stessa Casa Bianca pensò di abolirlo; paradossalmente, Pearl Harbour lo fece restare in vita. E rafforzare.
E’ possibile che anche l’eurozona e la Bce debbano fare un percorso analogo di graduali aggiustamenti. Se dopo il referendum in Scozia si andrà verso maggiore peso alle autonomie locali, è probabile che vengano mutati gli obiettivi della Bce (non solo stabilità ma anche sviluppo) ed anche le modalità operative.