venerdì 1 agosto 2014

A Salisburgo le note del sacro in Avvenire 2 agosto


FESTIVAL

A Salisburgo le note del sacro


GIUSEPPE PENNISI

SALISBURGO
Da alcuni anni, una se­zione del Festival di Sa­lisburgo è dedicata alla musica sacra. Nata co­me 'ouverture spiri­tuale', quest’anno la serie è iniziata il 18 lu­glio con La Creazione di Haydn, di­retta da Bernard Haitink e terminata il 31 luglio con un confronto tra 'nuo­ve tendenze' nella musica dello spi­rito islamica e cristiana. Trenta con­certi (circa quaranta se si includono le sinfonie di Bruckner, tutte a carat­tere religioso). Pereira, in trasferi­mento alla Scala, sostiene che si trat­ta di «uno scrigno dove c’è molto da trovare»: quest’anno, ad esempio, è stato scoperto un oratorio di Mozart di cui si ignorava l’esistenza. Nei gior­ni a Salisburgo, oltre ad ascoltare il terso ed asciutto oratorio di Händel I­srael in Egypt, seguito dal coro e dai solisti del Balthasar- Neumann E­semble, diretti da Thomas Engel­brock, mi sono dedicato al confronto tra musica contemporanea di ispira­zione cristiana e musica dello spirito di tradizione islamica.

È un confronto in atto da tempo. Nel 1932, il Re Fuad dell’Egitto sponso­rizzò un convegno internazionale a cui parteciparono Bartok e Hinde­mith. È rimasto tra pochi specialisti, anche in quanto la tradizione delle musica islamica è principalmente vo­cale mentre quella della musica occi­dentale strumentale. In Italia, la Sa­gra Musica Umbra ha fatto molto per fare conoscere la musica islamica, ma non ha ancora giustapposto le due e­sperienze sul piano della musica sa­cra contemporanea. Nell’ultimo dei concerti sul tema a Sa­lisburgo, uno studio per musica elet­tronica di Mar André (scuola Boulez-Ircam) viene messo a confronto con quattro composizioni contempora­nee. Samir Oder Tamini, composito­re palestinese di cittadinanza israe­liana, noto anche per i suoi studi filo­sofici sul Corano, presenta un lavoro per un’orchestra di una ventina di e­lementi. Intitolato Cihnagir dal nome di un quartiere di Istanbul ne rappre­senta, in 12 minuti, la diversità etni­ca e religiosa. Sullo stesso tema Marc-André necessita di un organico vasto, dislocato in vari luoghi della sala ed in­tegrato da live electronics per evoca­re le voci del mullah, dei rabbini e dei sacerdoti di varie religioni cristiane dando alla partitura un vasto senso ecumenico. Kesik per 12 istrumenti della compositrice turca Zeynep Ge­dizliouglu guarda invece alle cesure tra le culture, e le religioni del Medi­terraneo, con ’a solo’ dell’oboe denso di richiami alla tradizione orientale.

Il lavoro( in prima mondiale), com­missionato dal Festival del composi­tore egiziano Amr Okba si basa sul ro­manzo Rhadopis of Nubia del Premio Nobel, Naguib Mahfouz; è un poema sinfonico di stampo europeo sulla re­sponsabilità e la lealtà di chi governa nei confronti dei suoi cittadini. Trat­ta anche di come i sacerdoti possono fare uso improprio di religione e fede per puri fini di potere. Molto più pros­simi alla contemporaneità occiden­tale il lavoro di Hossam Mahmoud

Tarab 5 presentato anche esso in pri­ma esecuzione mondiale. La «Tarab» è un canto sacro arabo molto inten­so; include un ’a solo’ per violino ba­sato su testo di san Giovanni della Croce.

Sorge spontaneo chiedersi se il dialo­go tra musicisti non ne possa facilita­re uno più ampio economico e so­ciale.

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Dalla musica elettronica di Mar André al canto arabo della 'Tarab' un confronto tra sinfonie cristiane e islamiche




OUVERTURE SPIRITUALE. Musica sacra al Festival


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