mercoledì 7 maggio 2014

Sarà un caos gioioso», così la fine dell’euro secondo gli analisti Ubs in Avvenire 6 maggio



Sarà un caos gioioso», così la fine dell’euro secondo gli analisti Ubs


GIUSEPPE PENNISI
I
n Italia pochi ne parlano, ma a Parigi – do­ve è in corso il forum annuale dell’Ocse – se lo passano di mano un po’ tutti. Non è un documento segreto, ma un libretto pubblicato dell’Union des Banques Suisses UBS (e basta ri­chiederne una copia per ottenerlo) su quello che è uno dei temi centrali delle ormai immi­nenti elezioni europee: l’euro. Ha in comune con un altro best seller nelle librerie parigine in queste settimane ( Pourquoi les Unions Moné­taires Disparaissent – Perché le unioni moneta­rie spariscono – dell’economista Sandrine Voi­zot) di non essere diretto ai potenziali elettori anti-europeisti di Marine Le Pen o Ségolène Royal, ma ad un pubblico che di economia e di storia economica ne mastica. Aspetto impor­tante del lavoro UBS è che spiega in modo suc­cinto ma completo la fine dell’unione moneta­ria dell’Impero Austro-Ungarico e soprattutto quella dell’Urss.

Le differenze tra la fine dell’unione monetaria dell’Impero Austro-Ungarico avvenne per una determinante esterna: la Grande Guerra e la na­scita di Stati Nazionali. Tuttavia, sino agli Anni Venti, la banca centrale dell’ex-Impero mante­neva rappresentanze negli Stati Balcanici, nel­la Repubblica Cecoslovacca , nella Repubblica Ungherese ed anche nel Regno d’Italia; tutti questi Stati accettarono, per alcuni anni, la co­rona austriaca essenzialmente al pari delle mo­nete nazionali, a tassi di cambio fissi. Tutto crol­lò a ragione, da un lato, della frammentazione del commercio e della finanza mondiale, dal­l’altro dalle forti spinte inflazionistiche nei Bal­cani prima e più che in Italia.

La morte dell’unione monetaria dell’Urss, in­vece, avvenne per implosione interna. Un a­spetto interessante del lavoro UBS è che nel 1991, quando vennero create quindici banche nazionali nelle Repubbliche che non aderiro­no alla Federazione Russa, né la Gosbank di Mosca né i nuovi Governi e le nuove autorità monetarie dei nuovi Stati intendevano rompe­re un’unione monetaria che pareva vantaggio­sa per tutti. Ci fu un periodo di «caos gioioso» almeno sino all’estate 1993: il nuovo rublo rus­so coesisteva sia con il vecchio rublo sovietico sia con i rubli (e simili) di nuovo conio. Molti e­conomisti dell’ex-Urss pensavano che la «loro» unione monetaria sarebbe stata più solida (in quanto basata su decenni di tradizioni comu­ni) di quella che si stava faticosamente crean­do nella Ue. Dal caos gioioso si passò però al­l’anarchia monetaria, ponendo pressioni sul rublo. Gosbank, ed il Cremlino, stanchi d’im­portare inflazione vietarono la circolazione nel­la Federazione Russi di rubli sovietici emessi prima del 1993. E l’unione monetaria cessò di esistere. Attenzione, anche se numerosi svizze­ri accusano l’euro di avere provocato un forte apprezzamento del loro franco. Tuttavia, ne La Filosofia della Storia Hegel scrisse che la storia non si ripete ma non tenerne conto delle lezio­ni porta a commettere errori.

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