giovedì 1 maggio 2014

Il Maggio splende con «Tristano e Isotta»in Avvenire 1 maggio




Il Maggio splende con «Tristano e Isotta»


GIUSEPPE PENNISI

FIRENZE
D
opo una grave situazione fi­nanziaria e una drastica ri­duzione d’organico, unita­mente con l’entrata in fun­zione del nuovo, modernissimo, teatro, questo dovrebbe essere il Maggio Musicale della svolta. È sta­to inaugurato ieri con Tristan und Isolde di Wagner al Teatro Comu­nale, in via di dismissione. Una se­conda inaugurazione avrà luogo in una serata di gala il 10 maggio all’O­pera di Firenze, con un programma in quattro parti: due atti di differenti opere ( Otello di Verdi e Tosca di Puc­cini) e due balletti (di Ravel e Pãrt). Il programma di questo 77° Maggio Musicale (fino al 4 luglio) com­prende altre tre opere ( Roberto De­vereux di Donizetti, L’amore delle tre melarance di Prokofiev e Orfeo ed Euridice di Gluck) oltre a balletti e a una vasta serie di concerti, con al­cune delle migliori bacchette su piano mondiale. Tornano anche la musica contemporanea e l’elet­troacustica.

Accolto con vivo successo, Tristan und Isolde, che mancava da Firen­ze da quindici anni (anche allora di­retta da Zubin Mehta), è stata pro­posta in un’edizione innovativa che ricorda, per certi aspetti, quella pre­sentata da Patrice Chéreau e Daniel Barenboim all’inaugurazione della Scala nel 2007. Pur se chiamata da Wagner 'azione in tre atti', lo svi­luppo è tutto interiore (in lunghi racconti) più che sulla scena. Stefa­no Poda (che firma regia, scene, co­stumi e luci), tuttavia, va più oltre di Chéreau e Peduzzi. La scena unica è puramente astratta e atemporale (anche se non manca la nave di I­sotta). In questo ambiente, quasi lunare con al centro qualcosa che assomiglia a una montagna di sale, si confrontano due mondi: quello di Tristano (un Torsten Kerl dal tim­bro chiarissimo), di Isotta (Lioba Braun in grande forma, di Bränga­ne (un’efficace Julia Rutigliano) e di Re Marco (un Stephen Milling pos­sente) è esclusivamente interiore. Vi si contrappone il mondo violen­to di Melotto (Kurt Azesberger) e di Kurnewal (Martin Gantner). In que­sta lettura, il rapporto di Tristano e Isotta è all’insegna dell’innocenza (anche per questo si vedono bam­bini in scena): nella lunga notte del secondo atto i due protagonisti non si sfiorano. E Re Marco si conside­ra tradito da Tristano (alle­vato come un figlio), non da Isotta (sposata solo per mo­tivi politici e mai sfiorata).

A differenza della lettura da­tane quindici anni fa (e di quella di Barenboim alla Scala), Mehta non interpre­ta il lavoro secondo la tradi­zione di considerarlo pre­cursore della musica del No­vecento 'storico'. La legge come un’opera tardo romantica, strin­gendo leggermente i tempi, enfa­tizzando le dissonanze e giustap­ponendo i cromatismi ai momenti più apertamente diatonici. Una let­tura che ricorda quella di Carlos K­leiber e che in tempi recenti si è a­scoltata solo con Antonio Pappano sul podio.

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Applauditissima apertura di stagione a Firenze con l’opera di Wagner diretta da Zubin Mehta.

Ottimo il cast dei cantanti capitanati dai protagnosti Torsten Kerl e Lioba Braun



http://avvenire.ita.newsmemory.com/newsmemvol1/italy/avvenire/20140501/p280105spe1.pdf.0/img/Image_1.jpg

FIRENZE. L’allestimento di Poda

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