domenica 20 aprile 2014

Come i magistrati danno un assist a Renzi in Formiche del 20 aprile



Come i magistrati danno un assist a Renzi

20 - 04 - 2014Giuseppe Pennisi
Un leader politico della Prima Repubblica amava ripetere Chi ha letto con cura il teatro greco, sa tutto sull’animo umano.
Non so se il Presidente del Consiglio Matteo Renzo conosca questo detto di un suo predecessore nei Palazzi del Potere. Al liceo classico Dante Alighieri, da lui frequentato con assiduità e con profitto, ha però studiato il greco antico, la letteratura greca ed ha tradotto, nell’anno della maturità, un testo teatrale dal greco antico all’italiano. E’ difficile che si sia trattato di una delle commedie di Aristofane, ma ha forse scorso Le Vespe, raramente messa in scena in Italia ma che – per coincidenza- questo maggio e giugno si può assaporare al Teatro Greco di Siracusa. Le Vespe è una satira impietosa della professione forense e soprattutto dei magistrati, che – molto considerati qualche secolo più tardi – a Roma, erano detestati nell’Atene di Pericle, come casta dannosa per la società e – ne Le Vespe – presentati come rovina della gioventù. Nell’Atene del 500 A.C. , Le Vespe fu il maggior successo commerciale di Aristofane; si rappresentava sempre a teatro strapieno. Gli storici della società greca la indicano come una determinante del declino della professione forense e della magistratura nell’Ellade dei secoli successivi.
Nonostante l’apparente deferenza (e fiducia) nella magistratura, due terzi degli italiani, la considerano come la casta al centro di gravi per il Paese. Secondo la Commissione Europea, l’Italia è tra i Paesi con più alto numero di casi penali non risolti (5,4 milioni di casi irrisolti: 9 ogni 100 abitanti), di cui se ne prescrivono mediamente 356 al giorno. L’Italia è addirittura al primo posto se si osserva il numero di casi non risolti in ambito civile e societario (4,2 milioni di casi irrisolti: 7 ogni 100 abitanti). Conclusioni di quella stessa Commissione europea che se ci impone rigore di bilancio è rispettata e riverita, mentre se ci chiede un sistema giudiziario più efficiente e di maggior qualità rimane del tutto inascoltata.
Secondo lo studio Judicial Performance and its Determinants: A Cross-country Perspective, pubblicato dall’Ocse pochi mesi fa, l’Italia è il Paese in cui i processi sono più lunghi. La durata media dei 3 gradi di giudizio civile nei paesi dell’area Ocse è di 788 giorni: da 395 giorni in Svizzera a ben 8 anni (2.920 giorni) in Italia. Quanto alla durata media del solo primo grado del processo civile, il Rapporto 2012 del Cepej non lascia spazio a dubbi: l’Italia ha il primato con 492 giorni contro i 289 della Spagna, i 279 della Francia e i 184 della Germania. E tempi così dilatati comportano spese elevate per lo Stato. Secondo Confindustria «l’abbattimento del 10% dei tempi della giustizia civile potrebbe determinare un incremento dello 0,8% del Pil». Sempre secondo l’Ocse al netto delle spese legali sostenute dai cittadini e in percentuale del valore della causa (ipotizzata pari al 200% del reddito pro-capite), l’Italia si colloca al terzo posto, la Francia all’undicesimo, la Germania oltre il sedicesimo. Ne deriva che, combinando le due variabili, lunghezza e costo del processo, l’Italia è, insieme alla Repubblica slovacca e al Giappone, la peggiore in termini di efficienza del sistema giudiziario.
Secondo il Cepej emerge che la macchina della giustizia costa agli italiani, per tribunali, avvocati d’ufficio e pubblici ministeri, 73 euro a persona all’anno, contro una media europea di 57,4 euro. Inoltre, secondo la stessa fonte, i giudici italiani guadagnano più di tutti i loro colleghi europei. E all’apice della carriera, cui, come vedremo, giungono rapidamente, percepiscono uno stipendio pari a 7,3 volte quello medio dei lavoratori dipendenti italiani. L’attuale normativa prevede che, dopo 27 anni di servizio, tutti i magistrati raggiungano, indipendentemente dagli incarichi svolti e dai ruoli ricoperti, la massima qualifica di carriera possibile. Tanto che un terzo dei magistrati ordinari in servizio era, appunto, all’apice dell’inquadramento.
Il World Justice Project è un’organizzazione non profit, indipendente, che ogni anno, al pari della Commissione europea, stila un indice, denominato «Rule of Law Index», di valutazione dell’aderenza del sistema giudiziario degli Stati alle regole del diritto. In particolare, le valutazioni sono svolte sulla base di 4 parametri: l’affidabilità, la credibilità e l’integrità morale dei giudici; la chiarezza e la capacità delle Leggi di garantire i diritti fondamentali, tra cui la sicurezza di persone e cose; il grado di accessibilità, efficienza ed equità del processo; la competenza e l’indipendenza dei magistrati e l’adeguatezza delle risorse messe a loro disposizione. I punteggi per gli Stati sono compresi in una scala che va da zero a uno. Per nessuno dei 4 indicatori l’Italia supera lo 0,5, eccezion fatta per l’adeguatezza delle risorse.
Renzi sa che gli italiani non solo aborrono la magistratura ma temono di finire sotto le sua grinfie. E’ più astuto di altri che hanno attaccato la casta. Riconferma la sua stima e fiducia, ma li tocca nel portafoglio, nella consapevolezza che ad ogni protesta delle toghe aumentano gli italiani che lo voteranno.
Inoltre, #lasvoltabuona si prepara nella riforma costituzionale. Perché non emendare il testo prevedendo che la magistratura italiana segua il modello europeo ed americano: separazione di funzioni e carriere tra pubblica accusa e giudici giudicanti, valutazioni indipendenti del rendimento e della qualità del lavoro, pene per chi sgarra, responsabilità civile a tutto campo.
Più le toghe strillano, più aiutano Renzi e più preparano per il loro futuro un destino analogo a quello de Le Vespe di Aristofane.

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