domenica 23 febbraio 2014

Due prime importanti all'opera di Roma in Quotidiano Arte 24 febbraio



Lunedì 24 febbraio 2014
“Attraverso un viaggio virtuale – dice Mario Praz- intende evocare l’atmosfera culturale, psicologica ed umana delle genti zingare, ebree, nere”.
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Due prime importanti all'opera di Roma
Giuseppe Pennisi
Su due prime importanti al Teatro dell’Opera di Roma – Ghetto di Mario Piazza il 25 febbraio e Manon Lescaut di Giacomo Puccini con la direzione di Riccardo Muti ed il debutto a Roma di Anna Netrebko- incombe la minaccia di uno sciopero da parte di alcuni orchestrali. Ove ciò avvenisse, Muti probabilmente romperebbe il suo rapporto con il teatro capitolino. Inoltre, non avendo accesso alla ‘Legge Bray”, per la fondazioni lirica romana sarebbe prevedibile la liquidazione, dato che il debito supera il capitale sociale. Sono, quindi, ore concitate e drammatica. Tutti coloro che amano la musica si augurano un ‘lieto fine’ Cosa è Ghetto “Attraverso un viaggio virtuale – dice Mario Praz- intende evocare l’atmosfera culturale, psicologica ed umana delle genti zingare, ebree, nere”. Lo spettacolo arriva per la prima volta in Italia, forte di ben oltre cinquecento repliche in tutta Europa. “Ghetto è un inno alla vita – dichiara Piazza – una interpretazione della vita ebraica, in un momento preciso in cui assistiamo a una recrudescenza di razzismo, antisemitismo e intolleranza”. Non vuole essere uno spettacolo narrativo, basato su una drammaturgia che riporta semplicemente alla storia dei ghetti, ma, attraverso un viaggio virtuale, intende evocare l’atmosfera culturale, psicologica ed umana delle genti zingare, ebree, nere. Personaggio chiave è la Tikvah, figura con chiare citazioni al pittore Marc Chagall, interpretata dall’étoile Gaia Straccamore (25, 27, 28 febbraio), in alternanza con la prima ballerina Alessandra Amato (26 febbraio, 1, 2 marzo). Rappresenta la Speranza, ed è lei a evocare personaggi poetici e complessi come i giovani Sarah (Sara Loro il 25, 27 febbraio, 1 marzo e poi Alessia Gay il 26, 28 febbraio e 2 marzo) e David (Claudio Cocino il 25, 27 febbraio, 1 marzo e poi Alessio Rezza il 26, 28 febbraio e 2 marzo), che simboleggiano il futuro. Guida spirituale che anima il ghetto è invece il Rabbino capo, interpretato da Manuel Paruccini (25 e 28 febbraio), che si alterna nel ruolo con Antonello Mastrangelo (26 febbraio e 1 marzo) e Giuseppe Schiavone (27 febbraio e 2 marzo). Manon Lescaut fu il primo grande successo di Giacomo Puccin. In gran misura in seguito alla interpretazione di Maria Callas della caloratura da lei data all’aria del secondo atto (In quelle trine morbide), oltre che dal colore bruno da lei dato al duetto sempre del secondo atto (Tu , amore? Tu?) e al finale “Sola, perduta, abbandonata), si è favorita una tinta a volte più scura, sino al soprano drammatico di agilità – è stato per lustri il ruolo preferito da Renata Scotto al Metropolitan.. Ancorato in gran misurata al baritono verdiano è Lescaut. E tale il basso brillante Geronte de Ravoir. In Manon Lescaut , l’orchestra non è essenzialmente di supporto al canto (ed all’azione scenica) come nel melodramma verdiano. Ha assorbito, in parte, la lezione wagneriana del sinfonismo continuo nel golfo mistico. Quindi, l’organico si è ampliato ed arricchito e ci sono momenti (l’intermezzo) in cui la ‘musica a programma’, ossia il poema sinfonico, vengono inclusi nel gioco scenico. Inizia quel processo di orchestrazione opulenta (ed impervia) in cui la partitura è frastagliata e frammentata ma si ricompone di continuo in nuove unità – un processo che avrà, in Puccini, in suo apogeo in La Fanciulla del West ma a cui stava lavorando, in parallelo, in una piccola città provinciale di Moravia (priva di un vero e proprio teatro , nonché di una sala da concerto) Léos Janaceck. Manon Lescaut appartiene al Novecento storico per l’orchestrazione (che nelle esecuzioni e nelle recensioni riceve, spesso, poca attenzione) quasi più che per la vocalià. Se nelle voci si apre con un sublime “chiacchierar cantando” (quanto dovette imparare Richard Strauss da Manon Lescaut!) e si giunge ai turgidi “la” del duetto delle frenesia erotica del secondo atto, in orchestra, il grande organico si deve cimentare con una scrittura frammentata, spezzata e ricostruita.

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