giovedì 30 gennaio 2014

Strauss a Palermo diventa una festa dei bambini in Avvenire 31 gennaio



Strauss a Palermo diventa una festa dei bambini


GIUSEPPE PENNISI
C
irca duecento cantanti, attori, coristi, comparse in scena. Con tanti, tanti bambini. In poche opere del Nove­cento, il coro di voci bianche (ben pre­parato a cantare in tedesco dal Maestro Salva­tore Punturo) è uno dei protagonisti. In una città meridionale dove, la notte di San Giovan­ni, si festeggia il solstizio d’estate cantando at­torno a falò, sono i bambini a dare inizio alla festa. E sono anche loro, con notabili e villici del­la città, dopo un’ora e mezzo di spettacolo, a fa­re sì che i due giovani innamorati, ma capric­ciosi, vadano a nozze. Questa è Feursnot di Ri­chard Strauss con cui il Massimo palermitano ha aperto, la stagione (e che sarà trasmesso prossimamente in 38 sale cinematografiche). È la prima volta che viene rappresentata in I­talia in lingua originale. Non veniva messa in scena dal 1938. È una favola semplice ma pie­na di ironia nei confronti del «tedeschi del Sud» (pur nato e cresciuto a Monaco, Strauss ebbe difficoltà con i suoi concittadini): borghesi gret­ti, fanciulle che si vendicano per essere state baciate in pubblico durante la festa renden­dolo scherno della città; il giovanotto (con po­teri magici) spegne luci e falò, riaccesi, però, quando all’incalzare delle proteste dei bambi­ni e di tutta la città i due si riappacificano e si sposano. La partitura di Feursnot, intrisa del­l’esperienza di poemi sinfonici come Till Euli­spingel , da un lato, guarda a Wagner, da un al­tro è sotto l’influenza di compositori contem­poranei come Mahler e Bruckner. Da un altro ancora, i valzer e le filastrocche, la voce barito­nale del protagonista maschile e quella di so­prano 'assoluto' per la protagonista femmi­nile sono presagi di Der Rosenkavalier. C’è, poi, il ricordo del viaggio in Sicilia del 1893, la no­stalgia di una giovinezza scanzonata. È la pri­ma regia lirica di Emma Dante priva di provo­cazioni e di afflato politico. Tuttavia, la Dante riempie il palcoscenico di troppi mimi, com­parse, ballerini ed attori in continuo movi­mento, perdendo il focus sui punti chiave del lavoro. Gabriele Ferro concerta con perizia e tiene bene l’equilibrio, tra le voci eccelle Nico­le Beller Carbone.


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