domenica 19 gennaio 2014

Istat, Consob e Covip alla guerriglia delle nomine in Formiche del 18 gennaio



Istat, Consob e Covip alla guerriglia delle nomine
18 - 01 - 2014Giuseppe Pennisi Istat, Consob e Covip alla guerriglia delle nomine
Quanto avvenuto alla Commissione Affari Costituzionali del Senato a proposito della nomina del Presidente dell’Istat è il segnale che è iniziata la “guerriglia” delle nomine, per molti aspetti più logorante di un confronto aperto. Chi vuole dettagli si rivolga al compianto Ho Chi Min, di recente scomparso, e maestro di guerriglie.
Il governo aveva proposto il Prof. Pier Carlo Padoan, persona di tutto rispetto ed economista di rango, anche se non uno statistico in senso stretto. La nomina sarebbe dovuta passare de plano per due motivi: a) da un lato era parte di un accordo con Forza Italia che avrebbe avuto (impegno già assolto) la riconferma del Prof. Giovanni Tria, altro economista di tutto rispetto, alla guida della Scuola Nazionale d’Amministrazione; b) da un altro, la normativa Istat era stata “ritoccata” per includere l’esperienza internazionale tra i requisiti del Presidente.
Padoan è stato Direttore Esecutivo al Fondo Monetario e Vice Direttore Generale dell’OCSE; quindi, la sua candidatura (reiterata dal governo il 17 gennaio) era a pennello. Difficile pensare che si sia trattato del “destino cinico e baro”. Anche difficile pensare che Forza Italia, avendo già incassato la conferma di Tria, non abbia tenuto i patti; perché ci sono cose molto più importanti in ballo (legge elettorale, durata della legislatura) che litigare per la poltrona Istat.
A pensare male si fa peccato, ma è probabile che il buon Padoan sia stato “impallinato” del “fuoco amico” a ragione della sua lunga consuetudine con D’Alema che fa sì che sia visto dalla nuova leadership del Partito Democratico (PD) come esponente del “vecchio” da rottamare.
Altre nomine sono in stato di stallo: Covip, Consob e via discorrendo. Mentre si sta preparando una stagione intensa nei Big tra breve in scadenza. Occorre dire che, in alcuni casi, il governo pare essere il peggior nemico di se stesso: per una delle poltrone ha indicato un ex burocrate polveroso, che ha da tempo superato l’età della pensione ed è oggetto di scherno al Fondo Monetario ed all’Ocse perché non parla nessuna lingua straniera e gli interpreti hanno serie difficoltà a comprendere il suo eloquio in dialetto (più che in italiano). Letta dovrebbe evitare che vengano proposti personaggi su quali Renzi ha carte e numeri per invocare la rottamazione.
Al di là di casi specifici, però, la “guerriglia delle nomine” solleva un problema molto più profondo: come e per quanto tempo può stare insieme una compagine in cui all’interno dell’azionista di maggioranza ci sono differenza così profonde e tra poche settimane per le campagne elettorali ed amministrative l’azionista di minoranza sarà schierato con la concorrenza?
In teoria dei giochi si dovrebbe trovare un “equilibrio di Nash” (quello del film “A Beautiful Mind”). Per propria natura instabile e di breve durata.

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