mercoledì 4 dicembre 2013

La prima volta della “Traviata” a Sant’Ambrogio in Formiche 4 dicembre



La prima volta della “Traviata” a Sant’Ambrogio
04 - 12 - 2013Giuseppe Pennisi La prima volta della "Traviata" a Sant'Ambrogio
Sabato 7 dicembre, Sant’Ambrogio, la stagione 2013-2014 del Teatro alla Scala viene inaugurata con Traviata di Giuseppe Verdi. E’ una serata molto speciale per varie ragioni: i biglietti dei posti di platea e dei palchi centrali hanno un prezzo di 2400 euro cadauno (in parte deducibile dalla imposte perché il ricavato verrà versato in beneficienza); il Comune di Milano ha deciso di porre in vendita i biglietti che gli spettano in quanto socio fondatore; i giornalisti ed i critici non sono stati ammessi alla serata per i giovani del 4 dicembre e pochissimi sono quelli accreditati per il 7 dicembre. Molti vedranno ed ascolteranno l’opera delle repliche successive. Al tempo però lo spettacolo potrà essere seguito in circa 1500 sale in tutto il mondo specialmente attrezzate per l’alta definizione visiva e sonora, nonché sui RAI5.
C’è molto attesa perché è la prima volta che Traviata viene scelta per inaugurare una stagione scaligera. La ragione è che un’opera solo all’apparenza “facile”, “accattivante” ed “orecchiabile”, in effetti ci vorrebbero almeno due soprani con differente vocalità (uno lirico di coloratura nella prima parte ed uno drammatico nella seconda; lo spartiacque è l’arioso Amami Alfredo al secondo atto), il tenore ha una cabaletta difficilissima sui suoi ‘bollenti spiriti’ al secondo atto. Anche la concertazione non è affatto facile a ragione e delle varie tinte che assume l’orchestra e dell’esigenza di un delicato equilibrio tra palcoscenico e buca.
La Scala si affida alla bacchetta di Daniele Gatti ed ad un cast vocale di livello: Diana Damrau, Mara Zampieri, Piotr Beczala, Željko Lučić nei ruoli principali A 43 anni, con vent’anni di palcoscenico sulle spalle Diana Damrau è una delle rare soprano che può affrontare i trabocchetti del ruolo. Si pensi che al National Theater di Monaco sostiene i quattro ruoli femminili (quattro vocalità differenti) in Les Contes de Hoffmann’ di Hoffenbach . Piotr Beczala canto la parte con successo da vari anni anche al Metropolitan. Si pensi che la nostra Mara Zampieri , un soprano drammatico che con gli anni , è passata a ruoli di mezzo soprano ha il piccolo ruolo di Annina , dopo era stata protagonista di molte opere verdiane.
Altro aspetto critico è l’ambientazione: Verdi compose l’opera pensando che dovesse essere ambientata in tempi contemporanei ma per ragioni di censura l’azione venne spostata al Settecento.Si sono viste di recente diverse ambientazioni contemporanee: a Aix en Florence ed a Berlino nella Parigi dove morì Lady Diana (i cui abiti erano vestiti da Violetta), a Bologna (e vari teatri francesi) in una sauna, a Stoccolma ed a Copenhagen in un “gentlemen´s club” di lusso dove si fornica e si sniffa.
Violetta si prostituisce (la sua amica Flora è la tenutaria), Alfredo è il cliente di campagna che si innamora di lei. Nella seconda scena, non siamo in campagna ma in un albergo (stanza 709) ipertecnologico in cui troneggia un immenso letto disfatto. La terza scena è una vera e propria orgia con simulazioni esplicite di una vasta gamma di posizioni erotiche. Violetta non muore nella propria casa ma per strada (tra gioielleria ed un negozio di pelletteria di lusso) dove si è ormai ridotta; Alfredo, alla sua morte per overdose (oltre che per tisi) si allontana scappando per non essere trovato sul luogo. A Milano la regia delle scene sono affidati Dmitri Tcherniakov, i costumi a Elena Zaytseva, le luci a Gleb Filschtinsky, una squadra innovativa di cui ho già visto varie messe in scena a Milano, a Salisburgo, a Berlino ed a Monaco. Non mancheranno sorprese, anche per questa ragione le foto verranno distribuite dopo lo spettacolo.
Per Tcherniakov la chiave della Traviata è come percepiamo oggi l’amore.’”Possiamo ammirarlo con venerazione, come con un bel quadro romantico, così come possiamo godere della stessa Traviata,ma nella nostra vita reale ci capita di avere problemi con l’Amore. L’uomo moderno spesso ha paura dell’amore. Per molti è una debolezza, una sconfitta. Temiamo di credere a questo sentimento, di fidarci di un’altra persona, di concederle tutto di noi stessi. Per noi è più comodo non credere nell’amore, perché l’amore è anche paura. Paura della dipendenza, di nuove offese, di nuovo dolore. Paura del rifiuto. È più comodo restare protetti, è più comodo giocare. Tutto è gioco, tutto è manipolazione. Se giochi, sei protetto. Non sappiamo cosa fare dell’amore, quando arriva all’improvviso. Entra nella nostra vita come una calamità, come una forza distruttrice. E non sappiamo come vivere questo sentimento, non capiamo, non ci crediamo, non riusciamo a gestirlo. Non sappiamo come manifestarlo, come trattarlo. Cominciamo a fare cose sbagliate, che non aiutano a costruire,ma tendono a distruggere. Così, essere felici non è possibile”. Precisa: “Nel nostro spettacolo cerchiamo di analizzare da vicino un frammento della vita dei personaggi e di capire che cosa sta succedendo ai loro sentimenti. Perché è proprio questo il problema a cui noi oggi siamo più interessati“.
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