domenica 29 dicembre 2013

Immigrazione Caso europeo che rischia di esplodere sul tavolo-Italia in Avvenire 29 dicembre



In otto parole le sfide per il 2014

Immigrazione

Caso europeo che rischia di esplodere sul tavolo-Italia


GIUSEPPE PENNISI
I
l 2014 dovrà essere l’anno della svolta per le politiche dell’immigrazione. Per l’Italia e per la Ue. Quello che è accaduto e continua ad accadere sotto i nostri occhi, e gli scenari con cui dobbiamo misurarci, ci dicono che non è possibile eludere o rinviare il problema. La popolazione dell’Africa (mezzo miliardo nel 1980) ha superato il miliar­do e toccherà i due miliardi nel 2050. L’aumento è dovuto all’incremento delle aspettative di vita: ad esempio, in Etiopia un bambino nato nel 1970 viveva mediamente 35 anni men­tre uno nato nel 2010 ha un’avventura umana media di 55. Contando l’Egitto ed i suoi 90 milioni di abitanti nell’area “africana”, la popolazione del Medio Oriente crescerà da 450 a quasi 700 milioni di persone. Nella Federazione Rus­sa, invece, è probabile una riduzione della popolazione (da 150 a 120 milioni) legata all’abbassamento dell’aspettativa media di vita per cause come l’alcolismo e la diffusione di malattie infettive; è anche previsto un abbassamento dei te­nori di vita per ampi strati di popolazione (man mano che si esauriscono risorse naturali ed estrattive) a causa di un apparato produttivo fatiscente. In definitiva, un’enorme massa di persone si riverserà verso la Ue. I Paesi “meridio­nali” – in prima fila l’Italia per la sua posizione geografica – saranno alle prese con flussi sempre più consistenti dall’A­frica e dal Medio Oriente. Quelli del Nord Europa (in prima linea, le Repubbliche baltiche e la Scandinavia) dovranno fare i conti con i poveri della Federazione Russa.

Sinora nella Ue, in questo delicato settore, la “non politica” ha prevalso sulla politica. Basta scorrere i siti dell’Unione per leggere che «da oltre venti anni, i Paesi membri stanno la­vorando per armonizzare le loro politiche di immigrazione e di asilo». Qualche progresso in verità è stato fatto, spe­cialmente in materie amministrative come le procedure per i visti. Grazie soprattutto all’iniziativa italiana, l’argomento è stato posto all’ordine del giorno dei Consigli dei capi di Sta­to e di governo di ottobre e dicembre 2013. La Commissio­ne Europea (Ce) ha prodotto un rapporto con 28 racco­mandazioni, in gran misura frutto di buon senso. Al Consi­glio del 19-20 dicembre non c’è stata l’attesa svolta; la so­stanza dei problemi è rinviata al secondo semestre 2014, quando l’Italia avrà la presidenza e dovrà mediare piutto­sto che formulare proposte stringenti.

La sostanziale impolitica europea non deve peraltro venire usata co­me pretesto per rinviare quan­to è e resterà di competenza na­zionale, ad esempio, la normativa sulla cit­tadinanza e la gestione dei flussi di immigrazione. Anzi, quanto prima si prendono misure di nostra spettanza, tan­to più si “spinge” il resto della Ue.

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