lunedì 26 agosto 2013

Salisburgo abbraccia i nostri talenti in fuga in Avvenire 27 agosto



Salisburgo abbraccia i nostri talenti in fuga


DA SALISBURGO

GIUSEPPE PENNISI


U na delle caratteristi­che del festival in corso a Salisburgo è il gran numero di italiani sia tra gli spettatori (si dice circa il 25% del totale) sia tra i protagonisti sui palco­scenici sia nelle sale da concerto. Molti sono nomi noti, come i complessi del­l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e del Teatro dell’Opera di Roma o di­rettori d’orchestra come Riccardo Muti, Antonio Pappano, Daniele Gatti op­pure registi come Damia­no Michieletto, oppure un lungo elenco di cantanti che sono spesso nei 'tem­pli della lirica' o comun­que rappresentanti della 'musica alta' nostrana.

Altri sono conosciutissimi nel mondo di lingua tede­sca, ed anche negli Stati U­niti, ma raramente chia­mati dai teatri italiani. Due di coloro che hanno mag­gior successo in questo fe­stival sono l’espressione di una 'fuga di cervelli' dalla Penisola che riguarda non solo ingegneri e specialisti della finanza, ma anche gli artisti. Come avvenne nel Settecento quando l’Italia era divisa in statarelli qua­si sempre in conflitto tra di loro e terreno di guerre eu­ropee (quale quella dei Trent’Anni) , ed i nostri ar­tisti migliori, specialmen­te nella musica, nel visivo e nell’architettura, emigra­vano altrove. Dei due il meno giovane è Roberto Saccà (protagoni­sta da 'tenore eroico' del­l’edizione de I Maestri Can­tori di Norimberga copro­dotta da Salisburgo con l’Opéra, ma che si vedrà anche al Metropolitan e probabilmente alla Scala). Ricordo Saccà ne I Maestri Cantori a Trieste nel 1992 (nel ruolo di David, poiché allora cantava da tenore li­rico) ed alla fine degli Anni Novanta a Firenze in Gian­ni Schicchi ; poche e molto distanti le sue apparizioni sui nostri palcoscenico.

Altro vincitore all’applau­sometro di questo festival, è il più giovane baritono­basso Luca Pisaroni. Cre­sciuto a Busseto, formato in Italia, vincitore di nu­merosi concorsi, in Patria è stato chiamato solo tre volte (ha 38 anni e 25 di car­riera internazionale): ad un concerto di Capodanno a Venezia, ad un altro per l’Accademia di Santa Ceci­lia ed ad un terzo a Firenze chiamato da Muti, che ri­siede nei pressi di Sali­sburgo.

Quale la determinante principale? La difficoltà del management dei nostri teatri di programmare su base pluriennale dato che i finanziamenti sono su ba­se annuale e gli accrediti incerti sino all’ultim’ora. Pisaroni ha scritture con la Staatsoper di Vienna sino a tutto il 2018. Saccà è nella stessa situazione.

Si potrebbero aggiungere il toscanissimo Duccio dal Monte (da alcuni anni uno dei più richiesti Wotan nei teatri tedeschi) e la giova­ne Elena Comotti d’Adda (da dieci anni una delle Brunilde più gettonate, l’u­nica in grado di cantare il ruolo in Valchiria , Sigfrido e Crepuscolo degli Dei in tre sere di seguito senza pren­derne una di riposo).

© RIPRODUZIONE RISERVATA Il Festival austriaco in questi giorni pullula di artisti italiani celebri come Muti, Pappano, Gatti, Michieletto, ma anche di giovanti cantanti richiestissimi all’estero e da noi sconosciuti



http://avvenire.ita.newsmemory.com/newsmemvol1/italy/avvenire/20130827/p252708spe1.pdf.0/img/Image_4.jpg
Il maestro Riccardo Muti

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