domenica 25 agosto 2013

La finanza non è ancora «matura» in Avvenire 25 agosto


La finanza non è ancora «matura»


DI GIUSEPPE PENNISI L a crisi finanziaria, e la recessione, che, in varie guise, colpiscono dal 2007 specialmente il mondo occi­dentale (Europa e Nord America) stanno incidendo o meno sui comportamenti (e sulle categorie etiche) di chi opera nel settore finanziario e dei loro clienti?

Circa sei mesi fa, l’istituto tedesco Max Planck, e le Università La Sorbona di Pa­rigi e di Berkeley in California hanno or­ganizzato, su questi temi, un seminario, la sintesi dei cui atti è in corso di pub­blicazione nella Socio-Economic Review. I lavori presentati al simposio conten­gono una prima analisi empirica relati­va ai comportamenti e agli atteggiamenti etici (nonché ai loro mutamenti) di ma­nager nel mondo della finanza dell’eu­rozona. Le analisi riguardano, in parti­colare, i compensi di banchieri e di ope­ratori finanziari, i salvataggi di banche in difficoltà e la crisi del debito sovrano: la conclusione è che nel vasto settore del­l’etica finanziaria cambiamenti sono in corso ma non così speditamente come sarebbe stato auspicabile. Le quattro principali relazioni presentate al simpo­sio, pur partendo da prospettive diffe­renti e analizzando ciascuna un tema specifico, convergono sull’esigenza di un ’impegno più sistematico del mondo ac­cademico in questi campi; solamente se analisi teoriche ed empiriche mostrano a tutto tondo distorsioni (e soprattutto incentivi distorsivi) , la politica farà la sua parte e governi e Parlamenti si muove­ranno con legislazione appropriata (ove possibile migliorare , tramite normative, comportamenti ed indirizzarli verso ca­tegorie etiche). È probabile che saranno i clienti a spin­gere sulla retta via i «money managers». È una delle conclusioni che si ricavano da un lavoro di Luigi Guiso (Istituto Ei­naudi), Paola Sapienza (Northwestern University) e Luigi Zingales (Chicago U­niversity. Riguarda una vasta indagine empirica della clientela italiana di ban­che e di promotori finanziari sulla base del loro trading effettivo. Le conclusioni vengono, poi, verificate tramite un espe­rimento da laboratorio : il grado di certez­ze di coloro che hanno l’abitudine di an­dare a vedere film dell’orrore (di norma il 27% inferiore a quello di coloro che scel­gono altri film). La crisi è vista come «un’e­sperienza che fa paura». Ha portato a un aumento considerevole dell’avversione al rischio da parte dei clienti di banchieri ed operatori finanziari: sono i primi a pun­golare i secondi verso comportamenti più rispondenti all’etica. In un mercato com­petitivo, sanno votare con le gambe.

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