lunedì 1 luglio 2013

A Roma Britten e la potenza della speranza in Avvenire del 29 giugno



A Roma Britten e la potenza della speranza


DA ROMA

GIUSEPPE PENNISI


L a fede è uno degli elementi centrali della poetica di Benjamin Britten, di cui quest’anno ricorre il centenario dalla nascita. È la chiave interpretativa di gran parte dei suoi lavori per il teatro – con l’eccezione dell’operetta giovanile Paul Bunyan e dell’opera comica Albert Herring .

Lo è anche della musica strumentale: basti pensare al grandioso

War Requiem


composto per la riconsacrazione della Cattedrale di Coventry, distrutta dai bombardamenti tedeschi.

Curlew River

appartiene sia al ciclo delle «parabole da rappresentarsi soltanto in chiesa» (come La Fornace Ardente e Figliol Prodigo) sia alle musiche di Britten ispirate alla cultura orientale (come il balletto Il Principe delle Pagode

e le canzoni su poesie cinesi). Il Vicariato di Roma e il Teatro dell’Opera della Capitale hanno, quindi, ben fatto a metterla in scena nella Basilica dell’Ara Coeli sotto la bacchetta di James Conlon e la regia di Mario Martone (un’altra produzione del lavoro verrà presentata il 22 settembre a Perugia, nell’ambito della Sagra Musicale Umbra nella chiesa templare di San Bevignate con la concertazione di Jonathan Webb e la regia di Andrea De Rosa). Tratta da un dramma giapponese per il teatro No, la scarna vicenda mostra un gruppo di fedeli che devono attraversare un ponte sul 'fiume del chiurlo' (il Curlew River del titolo) per giungere al Tempio. Tra loro una donna impazzita perché ha perso il figlio giovanissimo, abbandonato ammalato proprio sulla riva di quel fiume. La donna riacquista la sanità mentale e la pace quando il traghettatore le dice che rivedrà il fanciullo in Cielo, quando tutti saremo risorti nella Grazia.

Come nel teatro No, tutti i ruoli sono affidati a voci maschili: la donna è il tenore Benjamin Hulett, il traghettatore il baritono Anthony Michaels-Moore, l’Abate il basso Derek Welton. Unica eccezione: lo Spirito del fanciullo affidato al soprano leggero Laura Catrani. Molto efficace la regia di Mario Martone che ha anche curato l’impianto scenico seguendo le indicazioni di Britten (molto essenziali: una pedana tra le due fila di banchi della Basilica).

Portando la vicenda ai giorni nostri, rende il messaggio ancora più universale ed eloquente.

James Colon ha concertato un complesso di sette solisti del Teatro dell’Opera e un piccolo coro (maestro Roberto Gabbiani), mettendo in risalto la ricchezza di tinte musicali – dal coro iniziale di stile gregoriano dei pellegrini all’esaltazione della fede e della speranza nel finale – in una scrittura in cui elementi asiatici sono sapientemente inseriti nella tonale del secondo Novecento.

Pubblico entusiasta: un lavoro così dovrebbe viaggiare di chiesa in chiesa per la gioia delle orecchie e dell’anima.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Nella basilica dell’Ara Coeli giovedì è andata in scena «Curlew River», intensa “parabola da chiesa” del compositore inglese. Essenziale ed efficace la regia di Mario Martone, attenta la direzione di James Conlon

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