domenica 16 giugno 2013

Il Ring alla Scala in Quotidiano Arte del 17 giugno




lunedì 17 giugno 2013
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L'evento mondiale della settimana e della prossima
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Il Ring alla Scala
Giuseppe Pennisi
Il Ring in sette giorni. Das Rheingold, Die Walküre, Siegfried e Götterdämmerung, una dopo l’altra. Quattro opere – una ‘vigilia’ e tre ‘giornate’ –, quattro spettacoli, quindici ore di musica nella lunga ma concentrata unità di tempo della stessa settimana. Lunedì, martedì, giovedì, sabato.
Un progetto nello spirito di Wagner, che realizzò il sogno della prima esecuzione integrale della Tetralogia nel nuovo Festspielhaus di Bayreuth, fra il 13 e il 17 agosto del 1876.
Nell’anno che unisce Verdi e Wagner nella celebrazione delle loro nascite (1813), il Teatro alla Scala inscrive nella sua stagione 2012-2013 una doppia Tetralogia che propone al pubblico internazionale, dei wagneriani perfetti e degli amanti dell’Opera, un’immersione totale nel più visionario viaggio nel tempo e nell’uomo che il teatro musicale abbia creato da Monteverdi a oggi: quattro allestimenti diversi, ma legati in uno stesso progetto, firmato dal regista Guy Cassiers, sotto la direzione di uno dei più grandi interpreti di Wagner, Daniel Barenboim, con quattro cast di wagneriani eccellenti che gli appassionati conoscono e seguono nei teatri del mondo.
La Scala ha una storia wagneriana con radici solide e lontane. L’opera con cui Arturo Toscanini debuttò alla Scala, il 26 dicembre del 1898, trentunenne, fu I maestri cantori di Norimberga. Da allora e fino al suo sbarco oltreoceano, Toscanini diresse ogni anno, accanto a Aida, Traviata, Rigoletto, Falstaff, Otello e Un ballo in maschera, titoli wagneriani in quasi perfetta proporzione: Lohengrin, Tannhäuser, Tristano e Isotta, Sigfrido, La Walkiria, Il crepuscolo degli dei, I maestri cantori.
Victor de Sabata, nato a Trieste, sbocco al mare dell’Impero Asburgico, tenne alta la tradizione wagneriana fino alla sua morte, nel 1967. Ma a dirigere Wagner alla Scala le cronologie segnalano una linea costante di grandi maestri di cultura tedesca come Siegfried Wagner, Franz von Hösslin, Wilhelm Furtwängler, Clemens Krauss, Herbert von Karajan.
Nel Novecento la Scala ha allestito otto volte la Tetralogia integrale in forma scenica nella stessa stagione: 1927 e 1928 (direttore Ettore Panizza, argentino di origini italiane), 1930 (Siegfried Wagner), 1931 (Panizza), 1938 (Clemens Krauss), 1943 (Franz von Hösslin), 1949-50 (Wilhelm Furtwängler), 1962-63 (André Cluytens).
L’ultima volta che il Ring è stato eseguito nella stessa settimana (sei giorni esattamente) fu nel 1938, direttore Clemens Krauss, con i complessi dell’Opera di Stato di Monaco.
Oggi è Daniel Barenboim a raccogliere questa eredità e a offrire al pubblico la sua cifra wagneriana. L’Anello del Nibelungo è un capolavoro al quale è bene accostarsi con un po’ di preparazione. Per questo i due cicli del Ring prevedono una serie di brevi presentazioni - una per ogni singola recita - per un totale di otto incontri. Di durata contenuta (circa 50 minuti), serviranno, a conoscitori e principianti wagneriani, a ripassare gli avvenimenti della complicata vicenda in cui s’intrecciano e si susseguono varie storie.
Le presentazioni saranno tenute in italiano (con traduzione simultanea inglese) e al pianoforte, in modo che i relatori possano accennare e rendere riconoscibili alcuni dei famosi leitmotive, i temi conduttori del dramma musicale di Wagner, sostanziali alla trama, per non dire costituenti lo stesso dramma.
Le conferenze si terranno in un luogo vicinissimo al teatro, il Centro Congressi di Fondazione Cariplo, in via Romagnosi 8 – Milano.
Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili. Inviti riservati su prenotazione per gli abbonati a “Der Ring”, fino a esaurimento dei posti disponibili.
Wagner vive nella storia ben oltre il palcoscenico e la Scala ha pensato di offrire al pubblico del Ring anche un ritratto dell’uomo e del musicista nella lingua del cinema. Due grandi film verranno proiettati nella Sala storica del Piermarini, molto diversi tra loro ma perfettamente complementari. Il primo è LUDWIG (1973), capolavoro di Luchino Visconti, che alla Scala creò le basi della regia lirica moderna e al quale il teatro rende omaggio. Nel cast erano Helmut Berger, Trevor Howard, Silvana Mengano, Romy Schneider. Il secondo è WAGNER di Tony Palmer, grandioso affresco cinematografico che, nel 1983, arruolava mostri sacri della recitazione come Richard Burton, Sir Laurence Olivier, Sir John Gielgud, Vanessa Redgrave, Ralph Richardson. Il film di Visconti viene proposto nella versione integrale da poco restaurata ed è il tocco d’autore in cui rivive la follia del giovane re di Baviera, mecenate di Wagner. Il film di Tony Palmer rimane ancor oggi una delle più belle biografie musicali di ogni tempo, nella sua wagneriana lunghezza: quasi otto ore.



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