martedì 18 giugno 2013

Hollande, Barroso e l’eccezione culturale della discordia in Formiche del 18 giugno



Hollande, Barroso e l’eccezione culturale della discordia
18 - 06 - 2013Giuseppe Pennisi Hollande, Barroso e l'eccezione culturale della discordia
L’eccezione culturale non aiuta né l’audiovisivo né la cultura, ma li affossa sempre di più. Il cinema francese di René Clair e di Louis Malle e quello italiano di Visconti e Fellini non avevano bisogno di sovvenzioni a carico di Pantalone per trionfare nel mondo...
Non ci sono molti motivi per divertirsi al Consiglio Europeo del 27-28 giugno: la recessione si allunga e si approfondisce, la disoccupazione cresce (soprattutto tra i giovani), l’unione bancaria europea è ormai in una bara… e via discorrendo.
Tuttavia, numerosi Capi di Stato e di Governo dei 27 della sbrindellata Unione Europea sorrideranno nell’esaminare l’espressione del Presidente dei Francesi François Hollande quando, come di prammatica, dovrà stringere la mano al Presidente della Commissione Europea; José Maria Barroso. Il secondo, socialdemocratico (che, in lusitano, vuol dire liberal-conservatore), ha appena dato del “reazionario” al primo di fronte ai Grandi convenuti nel G8 appena completato a Enniskillen in Irlanda del Nord (luogo sino ad ora noto unicamente ai patiti del golf). E il primo, nonostante la prosopopea che ha sempre contraddistinto gli inquilini dell’Eliseo nel trattare i ‘precari’ di Bruxelles, non solo non lo ha sfidato a duello ma ha ceduto sul punto essenziale: l’inclusione (alla faccia della “eccezione culturale”) dell’audiovisivo (cinema, video, internet e quant’altro) nel negoziato che dovrebbe dare vita alla Transatlantic Trade and Investment Partnership – una vasta area economica (mercato comune e non solo) tra Nord America (USA, Canada) ed UE. Stime americano sostengono che l’effetto netto di creazione di posti di lavoro da attribuirsi alla Partnership si aggirerebbe sui 3-5 milioni, di cui 100-200 mila nella sola Italia.
Il vostro “chroniqueur” segue queste vicende da quando ventiquattrenne ebbe modo (avendo scribacchiato un paio di libretti di commercio internazionale) di partecipare, con il non meritato titolo di “esperto”, al Kennedy Round di negoziati commerciali, che si svolgeva in quel di Villa Le Bocage a Ginevra. Allora, il negoziato stava per naufragare a ragione delle impuntature della Francia su quella Politica Agricola Comune che sta affossando l’UE: venne salvato dalla proposta di un giovanotto della delegazione americana propose il metodo delle “riduzioni lineari” per i dazi sui manufatti e sui semi-manufatti. Ne conseguì una lunga fase di liberalizzazione degli scambi e di prosperità sino alle crisi petrolifere degli Anni Settanta.
Oggi la Transatlantic Trade and Investment Partnership è un’occasione unica per rimettere in moto l’economia dei Paesi (come quelli dell’UE) che stanno restando indietro, per spingere le liberalizzazioni, per ridurre I sussidi a settori non competitivi. L’eccezione culturale non aiuta né l’audiovisivo né la cultura, ma li affossa sempre di più. Il cinema francese di René Clair e di Louis Malle e quello italiano di Visconti e Fellini non avevano bisogno di sovvenzioni a carico di Pantalone per trionfare nel mondo. Oggi gran parte dei film sussidiati in Francia ed in Italia fanno fatica a restare un paio di giorni nelle sale: il pubblico vota con le gambe e se ne va. In effetti, occorre ammettere, una volta per tutte, che l’industria europea dell’audiovisivo (specialmente quella cinematografica di Francia ed Italia) ha mostrato scarsissima “efficienza adattiva” alle nuove condizioni dell’economia mondiale ed è difficile giustificare l’apporto dei contribuenti (che gli hanno voltato le spalle) per protrarre l’agonia di produttori e registi spesso improvvisati ed in attività unicamente grazie alle sovvenzioni.
Per difendere l’indifendibile, dobbiamo uccidere il negoziato transatlantico prima ancora che inizi? Fortunatamente, la maggioranza dei rappresentati UE ha voltato le spalle a François Hollande e la grande trattativa sta decollando. Sarebbe interessante sapere quale la posizione ufficiale dell’Italia dato che una fauna variopinta si sta agitando per un’eccezione culturale nostrana

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