lunedì 13 maggio 2013

I conti del ministro e lo spread a quota 100 in Avvenire del 14 maggio



conti del ministro e lo spread a quota 100


DI GIUSEPPE PENNISI I n questi primi giorni di attività, l’e­secutivo sta sperimentando un nuovo metodo di governo, allo sco­po di pilotare la politica di bilancio ver­so obiettivi sia di risanamento sia di crescita, tenendo conto dei vincoli eu­ropei e degli umori dei mercati. Il me­todo consiste in queste tappe: a) esa­me di provvedimenti compiuti da par­te del Consiglio dei ministri (secondo voci dal Palazzo i decreti sarebbe già stati visionati dal pre-Consiglio tecni­co); b) rapida verifica tra le tre forze politiche che sostengono il Governo; c) confronto con l’Unione Europea e non solo; d) varo delle misure e trasmis­sione al Parlamento. Il Ministro dell’Economia e delle Fi­nanze, Fabrizio Saccomanni, è stato a Londra per il G7 venerdì ed è da ieri a Bruxelles per l’Eurogruppo e l’Ecofin. Appuntamenti in agenda da tempo, ma particolarmente tempestivi. Nella sua valigia, ci sono il programma eco­nomico del Governo e gli schemi dei primi provvedimenti. L’obiettivo non è solo quello di confermare che «sia­mo tutti bravi ragazzi», tali da merita­re fiducia, ma di giungere a fare chiu­dere la procedure d’infrazione per de­ficit eccessivo aperta dalle autorità eu­ropee contro l’Italia. Formalmente la scadenza è il 29 maggio, ma l’Euro­gruppo e l’Ecofin sono gli organi pre­posti a confermare o meno le pro­spettive incoraggianti sussurrate il 10 maggio dal vicepresidente della Com­missione Europea, Antonio Tajani. Il G7 ha consentito a Saccomanni di toccare con mano le reazioni dei mercati all’uscita (dell’Italia) dal­la procedura d’infrazione. I due passaggi (G7 nel fine settimana e Eurogruppo ed Ecofin il 13-14 maggio) sono strettamente con­nessi.

Simulazioni effettuate dai tre mag­giori istituti italiani di analisi eco­nometrica (ed ovviamente da istitu­zione come il ministero del Tesoro e la Banca d’Italia) puntano (con qualche variazione) nella medesima direzione: nonostante le minacce di George So­ros, in uno scenario senza la procedu­ra d’infrazione lo spread tra i titoli i­taliani e tedeschi diminuirebbe da 250-280 punti di base a 100 o anche meno. Con un immediato sollievo per la finanza pubblica. Ancora più significative le prospettive a medio termine: l’Italia potrebbe fruire (co­me Francia e Spagna) di un rinvio al 2015 per l’equilibrio strutturale di bilancio, entro il tetto di un disa­vanzo non superiore al 3% del Pil.

Anche se, come correttamente so­stiene l’economista Francesco For­te, nelle pieghe del bilancio ci sono le risorse per l’Imu sulla prima ca­sa e per la cassa integrazione, la ri­duzione dello spread e l’allunga­mento della scadenza per l’equili­brio strutturale di bilancio aprireb­bero una nuova stagione. Per tutti gli italiani.

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Secondo le simulazioni effettuate dagli istituti di analisi econometrica a disposizione del Tesoro, la chiusura della procedura di infrazione avrebbe effetti positivi immediati sul debito

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