lunedì 1 aprile 2013

Samson et Dalila torna a Roma (vista dalla Fura dels Baus) in Velino 29 marzo



Samson et Dalila torna a Roma (vista dalla Fura dels Baus)
Samson et Dalila torna a Roma (vista dalla Fura dels Baus)
di Hans Sachs - 29 marzo 2013 11:08fonte ilVelino/AGV NEWSRoma
A Roma la sera del 5 aprile si apre il sipario del Teatro dell’Opera su Samson et Dalila di Camille Saint-Saën. E’ una delle ‘prime’ più attese per tre ordini di motivi. In primo luogo, l’opera manca al Teatro dell’Opera dalla Stagione 1962-63, quando fu rappresentato in un allestimento con due protagonisti di prestigio: Giulietta Simionato e Mario Del Monaco. Grande successo da fine ottocento alla prima metà del Novecento, i suoi allestimenti sono diventati relativamente rari a ragione del gran dispiego di masse che essa comporta, nonché dei balletti (due a carattere fortemente erotico). E’ stata spesso confinata in teatri all’aperto (Sferisterio di Macerata, Arena di Verona) dove non solo i due atti sono stati presentati come si fosse alle prese con ii film biblici di moda negli Anna Cinquanta. Ricordo un’unica rappresentazione di livello a cui ho assistito in tempi recenti- a La Fenice nel 1999. Non si sa nulla della regia, della drammaturgia, delle scene e dei costumi di Carlus Padrissa, alla guida della Fura dels Baus , il gruppo catalano famoso in tutto il mondo per gli spettacolari allestimenti di grande impatto visivo. Non sarà un’imitazione , però, dei film di Cecil B. De Mille data la forza creativa e le provocazioni che caratterizzano l’équipe. In secondo luogo, mentre spesso l’accento è posto sull’allestimento scenico, le vere difficoltà riguardano principalmente l’orchestra. Saint-Saën aveva inizialmente pensato ad un oratorio (da rappresentarsi in una grande Chiesa parigina ma in effetti la prima avvenne, nel 1877, nel piccolo teatro di Weimar in traduzione ritmica in tedesco; quando l’opera, tredici anni dopo, raggiunse la Francia , non Parigi ma il teatro provinciale di Rouen, non destò alcun entusiasmo. In effetti, né Weimar né Rouen poteva dispiegare un orchestra (ed un maestro concertatore) in grado di trovare un equilibrio tra la violenza pagana, la carica erotica e l’armonia wagneriana della complessa partitura. Il Teatro dell’Opera si è assicurato una delle maggiori, e più attente, bacchette francesi, Charles Dutoit. In terzo luogo, l’opera richiede due grandissime voci non solo a ragione del fascino esotico e della sensualità del mondo orientale (quale percepito nella Francia dove furoreggiava la pitture di Delacroix ma perché Saint-Saën ambiva che diventasse un Tristan und Isolde in stile francese , collocato, però, nel contesto dello scontro tra filistei ed ebrei. Il Teatro dell’Opera ha trovato due voci d’eccezione: Olga Borodina, nei panni della perfida e bellissima filistea Dalila (si alternerà con Ekaterina Semenchuk nelle recite dell’11 e 13 aprile), e Aleksandrs Antonenko, in quelli dell’amante-nemico giudeo dalla forza straordinaria. Il pubblico ricorderà il successo di Antonenko nel ruolo di Otello con la direzione di Muti. Al loro fianco nel ruolo del sommo sacerdote del Dio Dagone Elchin Azizov, nel ruolo di Abimélech Mikhail Korobeinikov. Dopo la prima del 5 aprile alle 20, l’opera va in scena domenica 7 (ore 16.30), martedì 9 (ore 20), giovedì 11 (ore 20), sabato 13 (ore 18).

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