domenica 3 febbraio 2013

A Bologna la 'prima' da non perdere in Il Quotiodiano Arte del 4 febbraio


lunedì 4 febbraio 2013
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Al Teatro Comunale di Bologna una rara edizione di "Macbeth" di Giuseppe Verdi
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A Bologna la 'Prima' da non perdere
Giuseppe Pennisi
Questa settimana la 'Prima' di teatro in musica da non perdere è l’inaugurazione della stagione lirica 2013 del Teatro Comunale di Bologna con una rara edizione di "Macbeth" di Giuseppe Verdi. Rara, e non solo, per l’allestimento drammaturgico, curato da Robert Wilson (autore anche di scene e coreografia, i costumi sono firmati da Jacques Reynaud).
Proprio a ragione di portare in Europa questo ultimo lavoro di Wilson ha costretto la Fondazione a un leggero posticipo della serata inaugurale.
La direzione musicale è affidata a Roberto Abbado. Interpreti principali: Dario Solari, Tatiana Serjan, Roberto De Biasio, Gabriele Mangione.
L’allestimento di Wilson ha alcuni tratti in comune con l’edizione di "Macbeth" che il Comunale di Bologna presentò nel giugno 2005; allora la regia di Micha von Hoecke presentò una produzione (in collaborazione con Trieste e Ravenna) ispirata al Teatro No giapponese. L’allestimento di Bob Wilson pare ancora una volta ispirato al Giappone, ma al Kabuki.
La chicca è negli aspetti musicologici. Pochi sanno che i "Macbeth" verdiani sono tre: quello del 1847 che ebbe la prima al Teatro La Pergola di Firenze; quello del 1865, fortemente rimaneggiato, per il Théâtre Lyrique di Parigi e aggiornato di nuovo per La Scala nel 1874. L’edizione del 1874 è raramente citata nelle stesse storie delle musica e viene messa in scena solo di tanto in tanto: se ben ricordo, l’ultima volta che è stata vista è circa un lustro fa allo "Sferisterio Festival" di Macerata. L’edizione del 1847 è stata vista a Spoleto alcuni anni fa e verrà riproposta alla Scala tra alcuni mesi. Riccardo Muti e il regista Peter Stein hanno presentato a Salisburgo e a Roma una combinazione della versione del 1847 e di quella del 1865. A Bologna, viene presentata la ‘versione” di Parigi del 1865, senza i ballabili, che peraltro, vennero aggiunti per soddisfare il pubblico francese. Una vera rarità rispetto alle interpolazioni viste e ascoltate in questi ultimi anni.



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