giovedì 10 gennaio 2013

Non annegare nei debiti . La lirica può in Formiche gennaio

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Palchi
e platee
di Beckmesser
Il 2013 – bicentenario di Verdi e
Wagner e centenario di Britten e
di Lutoslawski – sarà un altro anno
nero per la lirica, caratterizzato da
disavanzi, debiti sempre più profondi
e commissariamento? Non
è detto. Il più recente annuario,
pubblicato a fine 2012, indica che
nel settore dello spettacolo, l’unico
comparto in cui i biglietti effettivamente
venduti sono in crescita
(nonostante il loro alto costo) è il
teatro d’opera. Soprattutto, molti
gestori di teatri stanno metabolizzando
le lezioni del passato. Il
caso più significativo è quello del
Massimo di Palermo che da sette
anni chiude i bilanci consuntivi in
attivo ed ha dimezzato il pesante
debito ereditato dalla gestione
precedente.
Ci sono, però, anche esempi
meno noti, ma che meritano di essere
analizzati. Il più significativo è
la cooperazione tra “teatri di tradizione”
(secondo la classificazione
legislativa) – una venticinquina di
teatri storici, quasi sempre gioielli
dell’architettura del Settecento e
dell’Ottocento, in città d’arte di
piccole o medie dimensioni; di
norma presentano stagioni liriche
di tre-quattro titoli l’anno con un
paio di repliche per opera (a cui
viene spesso aggiunta una “prova
generale aperta” per le scuole e
per famiglie di chi lavora in teatro).
Da tempo operano circuiti regionali
di quattro-cinque città per suddividere
il costo degli spettacoli.
Da qualche tempo i circuiti si
stanno ampliando, diventano interregionali
e produzioni nate in
quella che un tempo veniva chiamata
“la provincia” approdano ai
grandi templi della lirica. Non solo,
ma a livello locale, ci si accorge
che se i costi vengono contenuti
e la qualità è elevata la lirica crea
reddito. Pochi possono aspirare
ai risultati di Salisburgo, il cui
Festival estivo costa 23 milioni di
euro alla mano pubblica e attira
contributi dello stesso livello da
sponsor privati, creando, però,
circa 80 milioni di valore aggiunto
incrementale nei due mesi di luglio
e agosto. Il bilancio sociale del
Rossini opera festival dimostra che
con una spesa di 6 milioni di euro,
nel solo indotto se ne possono
creare 11 milioni, se tutta la città
si mobilita. A Jesi, dove da dieci
anni il Festival Pergolesi Spontini
si è aggiunto alla stagione lirica “di
tradizione” (tre titoli l’anno), non
solo il bilancio (sostenuto in gran
parte da forze locali pubbliche e
private) chiude o in pareggio o in
attivo, ma ormai nel settore della
lirica ci sono circa 600 maestranze
contrattualizzate (tra tecnici,
artisti e amministrativi) per un
totale di quasi 34mila giornate
lavorative (un numero importante
per una città di 40mila abitanti),
hotel, pensioni e bed&breakfast
ospitano circa 3mila pernottamenti
di artisti, pubblico e stampa
(anche straniera) e agli spettacoli
assistono circa 60mila spettatori
l’anno.
Il management ha praticato una
politica aggressiva di co-produzioni.
Dopo avere tentato, senza
grande successo, all’interno della
Regione Marche, quest’anno ha
stretto un’alleanza con il vasto
circuito lombardo (5 teatri) con cui
ha co-prodotto I puritani di Bellini.
Unitamente al circuito lombardo e
ai teatri di Fermo e Ravenna (un
totale di otto teatri) sta portando
in tournée sino al 18 gennaio una
Lucia di Lammermoor (scene ricostruite
su quelle originali di Svoboda,
nuova regia di Brockhaus) che
ha riscosso interesse internazionale
e forse continuerà a viaggiare
nel sud e all’estero. Il Macbeth
(sempre Svoboda-Brockhaus) che
ha debuttato a Jesi a novembre,
aprirà la stagione lirica di Genova
il 19 gennaio e sarà a Trieste a
marzo. Si parla di una collaborazione
con Artosphere Festival in
Arkansas e di importanti accordi
di co-produzione con due grandi
teatri di Francia e Germania.
Questi sviluppi meritano attenzione
non solo da parte del ministero
dei Beni e delle attività culturali
ma anche di quello dello Sviluppo
economico e nella neonata Agenzia
per la promozione internazionale
del made in Italy. Riprenderemo
a “esportar cantando” come ai
tempi di Metastasio, Spontini,
Pasiello e anche di Verdi e Puccini.
Non annegare nei debiti.
La lirica può

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