sabato 3 novembre 2012

Il mercato unico? O raddoppia o muore in Avvenire 3 novembre



Il mercato unico? O raddoppia o muore

20 anni dopo

Perché il progetto lanciato da Delors segna il passo?

Ecco le ragioni dell’impasse e ciò su cui puntare


DI GIUSEPPE PENNISI I n questi giorni , il mercato unico proposto da Jacques Delors negli Anni Ottanta compie vent’anni. Della ricorrenza non si è accorto qua­si nessuno: qualche manifesto e qualche bicchierata negli uffici di rappresentanza dell’Unione Europa sparsi nei vari Stati e poco di più.

La crisi finanziaria dell’Eurozona è al centro dell’attenzione ma, anche a ragione delle misure per superare la crisi, è il mercato unico che rischia di sgretolarsi. Prendiamo l’Unione bancaria: segnerà una netta demar­cazione tra gli istituti dei 17 e quelli degli altri 10. Lo stesso discorso vale per gli Eurobond, ove nascessero. Ma è soprattutto in materia di diritto di residenza che minaccia di affossarsi il coltello nelle regole di base del mer­cato unico: l’aumento della disoc­cupazione e le marcate differenze in regole di tutela sociale fanno sì che si tenda a tenere 'lo straniero', pure se cittadino dell’Ue fuori dalla por­ta. A Londra il Governo ha messo uf­ficialmente allo studio misure per li­mitare i diritti di cittadini di altri Sta­ti Ue a vivere e lavorare nel Regno U­nito.

Sebastian Dullen dell’European

Council on Foreign Relations
ha ap­pena diramato (ai soci del Council) uno studio estremamente preoccu­pante sul futuro del mercato unico. Nonostante l’ultimo Consiglio Euro­peo abbia imperniato la strategia per crescere, ed uscire dalla crisi, proprio su una maggiore spinta concorren­ziale (e quindi un aumento della competitività) che solo le regole del mercato unico possono generare.

Già adesso, molte clausole del trat­tato di vent’anni fa non vengono in pratica applicate. Ad esempio, per portare una Volvo dalla Svezia all’I­talia occorre cambiare locomotiva (ossia treno) almeno quattro volte ed ogni volta perdere tempo ed energia in estenuanti controlli burocratici. Ancora peggio, i trasporti marittimi perché il mercato unico si ferma (in pratica) alle coste. La liberalizzazio­ne del traffico aereo è a rischio poi­ché nei maggiori Stati Ue si stanno le­vando gli scudi contro le compagnie

low cost.
Meglio non parlare di com­mercio e di professioni.

La Commissione europea ha varato, all’inizio di ottobre, una proposta (non ancora una bozza di trattato) per rispondere al rischio di fram­mentazione (che minaccia di avere implicazioni anche per l’Eurozona) con un Single Market Act II che met­terebbe l’accento sull’integrazione dei mercati in quattro settori: a) le reti ; b) la mobilità di persone ed im­prese; c) l’economia digitale; d) mi­sure per rafforzare i benefici ai con­sumatori e la coesione sociale. Il pro­gramma di lavoro mira a giungere ad un trattato nel 2015 e, nel frattempo, a respingere i rischi di misure (uni­laterali o meno) volte a fare marcia indietro anche nei settori dove sono stati effettuati progressi.

Non che la proposta della Commis­sione (disponibile sui siti dell’Ue) sia perfetta, ma rappresenta, per il mo­mento, l’unico tentativo serio per fre­nare una tendenza in atto. Se venis­se presentata non nell’arido lessico dell’eurocrazia, ma con lo slogan 'Il mercato unico o raddoppia o muo­re' forse avrebbe l’attenzione che merita.

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