mercoledì 12 settembre 2012

Cosa farà la Bce dopo la sentenza di Karlsruhe in Avvenire 13 settembre


Cosa farà la Bce dopo la sentenza di Karlsruhe


DI GIUSEPE PENNISI L a sentenza della Corte Costi­tuzionale tedesca ha rimos­so un blocco importante sul­la via del riassetto dell’eurozona: lo Esm potrà decollare. I giudici te­deschi hanno posto un limite a quello che potrà essere il contri­buto di Berlino, lasciando però la porta aperta ad ulteriori adegua­menti. A Karlsrhue, ma anche a Berlino, a Monaco e – quel che più conta – a Francoforte si sottolinea come sul giudizio della Corte in­cideranno le indicazioni concrete che verranno dalla Bce in termini di «condizionalità», termine pro­nunciato più volte da Mario Dra­ghi nella conferenza-stampa del 6 settembre. È uno snodo chiave an­che perché – lo si sussurra all’Eu­rotower – «la condizionalità è pu­re lo strumento per riavvicinare il presidente della Bundesbank al resto del Consiglio della Bce e al presidente della Banca di Fran­coforte, A riguardo, è utile ripren­dere in mano i verbali delle riu­nioni del Cda della Banca mon­diale quando Mario Draghi vi fa­ceva parte, su nomina del mini­stro del Tesoro dell’Italia, e uno dei temi centrali era il supporto che le istituzioni finanziarie internazio­nali dovessero dare agli Stati, prin­cipalmente dell’America Latina, dopo la dichiarazione d’insolven­za da parte del Messico (1987). Al­lora in seno al Cda della Banca mondiale Draghi veniva conside­rato uno dei «falchi» perché pren­deva posizioni molto più dure di quelle dei rappresentanti degli Stati Uniti e della Germania. Anzi: mentre gli Usa e la Repubblica fe­derale allora lavoravano per una sanatoria per i Paesi più poveri e più indebitati, Draghi era parte di quel gruppo di amministratori che si opponevano a tale misura so­stenendo che al «condono» sareb­bero seguiti altri stravizi. Pure la Francia socialista apparteneva al­la schiera dei «rigoristi».

Tuttavia, Draghi, allievo di Fede­rico Caffè, insisteva per bilanci in pareggio, riduzione dei debiti e privatizzazioni in quanto merito­ri in sé stessi ma come strumenti di crescita. La «condizionalità» – da applicarsi con rigore poiché

pacta sunt servanda


è il principio di base di un’economia di merca­to – doveva essere finalizzata al­l’aumento della produttività e al­lo sviluppo, sbloccando i colli di bottiglia che frenano il potenziale dell’economia reale. Non è certo solo il presidente a definire le re­gole della «condizionalità Bce». Tuttavia, si può pensare che sa­ranno specifiche per ciascun Pae­se che faccia domanda di suppor­to Esm e Omt e chiaramente mo­nitorabili su base trimestrale. Se, ad esempio, la Spagna si rivolges­se ai due strumenti è verosimile che si chiederebbe un program­ma di riorganizzazione del setto­re bancario (tale da essere moni­torato trimestralmente). Nel caso dell’Italia, sarebbe immaginabile la richiesta di misure contro la «lentocrazia» che sta bloccando l’attuazione di strumenti attuati­vi (decreti, regolamenti) delle ul­time riforme. Se Draghi rammen­ta gli insegnamenti di Caffè, la «condizionalità» riguarderebbe anche la messa in atto di una rete di tutela sociale per i più disagia­ti.

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