mercoledì 22 agosto 2012

Ma che bella sorpresa «Il Flauto Magico 2» in Avvenire 23 agosto

Ma che bella sorpresa «Il Flauto Magico 2»






DA SALISBURGO GIUSEPPE PENNISI I l nuovo direttore generale del Fe¬stival di Salisburgo , Alexander Pe¬reira, ha inteso dare una svolta a quella che è probabilmente la mag¬giore manifestazione culturale dell’e¬state: riportarla alle origini e caratte¬rizzarla con una forte impronta spiri¬tuale. Ben quattordici concerti sinfo¬nici sono a carattere religioso (cinque sono Messe solenni); per tue terzi col¬legati alla tradizione (e liturgia) catto¬lica, e per il restante legati alla cultura protestante o ebraica. Anche una del¬le opere in cartellone – Die Soldaten di Bernd Alois Zimmermann (coprodot¬ta con La Scala, di cui parleremo nei prossimi giorni) – ha questa impron¬ta. Per certi aspetti, può considerarsi “spirituale” Das Labyrinth (Il Labirin¬to) di Emanuel Schikaneder e Peter von Winter, rappresentata in prima mondiale in tempi moderni e tra bre¬ve nei maggiori palcoscenici interna¬zionali.



Il lavoro (un singspiel in cui parti par¬late si alternano a numeri musicali) è la continuazione de Il Flauto Magico .



Il successo del Flauto era stato enor¬me (circa 800 repliche) e Schikaneder (impresario, autore del libretto e pri¬mo interprete del personaggio di Pa¬pageno) aveva un gran desiderio di re¬plicarlo, con un 'seguito' denso di nuove avventure dei personaggi della penultima opera di Mozart. Trovò in Peter von Winter, musicista all’epoca molto noto, un compositore pronto ad accettare la sfida. Per una serie di mo¬tivi, i tempi si allungarono. Nel con¬tempo era cambiato il contesto: la massoneria, elemento fondante de Il Flauto, era fuori legge (nell’Impero) dal 1795, nel 1803 (quando ebbe luo¬go la prima di Das Labyrinth) erano in corso le guerre napoleoniche. Quindi, venne tolta la simbologia massonica e Sarastro diventò un generale. Le due giovani coppie ( Tamino e Pamina; Pa¬pageno e Papagena) vengono sotto¬poste a un labirinto di prove , special¬mente i due maschietti molto tentati da fanciulle di costumi un po’ facili. Vincono, però, le due donne che li ri¬portano nell’alveo della famiglia. Nel¬l’infuriare delle guerre napoleoniche, la stessa irrequieta Regina della Notte abbandona le velleità di potere. Vince, quindi, la virtù.



Tra il 1803 ed il 1805, nella sola Vien¬na Das Labyrinth ebbe un’ottantina di repliche. Si perdette il testo e la parti¬tura. Un’unica copia dello spartito per pianoforte era nelle mani di un colle¬zionista privato. Dopo varie ricerche, se ne è potuta fare un’edizione critica. È quella che viene rappresentata, con la direzione musicale di Ivor Bolton, la regia di Alexandra Lietke, le scene di Raimund Orfeo Voigt, i costumi di Susanne Bisovsky e di Elisabeth Bin¬der- Neururer, nel cortile barocco del¬l’Arcivescovato di Salisburgo.



Sotto il profilo musicale, il lavoro ha e¬chi di Mozart (i tre accordi iniziali del¬l’ouverture, la vocalità in sol maggio¬re di Sarastro) ma soprattutto antici¬pa il romanticismo tedesco, ad esem¬pio con il lungo finale (circa 50 minu¬ti) del primo atto e con un Pamino che da tenore lirico diventa spinto. È di¬vertente e gradevole (anche se qual¬che sforbiciata gli gioverebbe). Ivor Bolton alla guida dell’orchestra del Mozarteum e con 15 solisti scelti con cura gli dato un buon piglio.



© RIPRODUZIONE RISERVATA A Salisburgo è andato in scena in prima mondiale moderna «Das Labyrinth», il seguito dell’opera mozartiana scritto dallo stesso librettista Emanuel Schikaneder e musicato da Peter von Winter



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Una scena di «Das Labyrinth»







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