lunedì 27 agosto 2012

La Scala aspetta i «Soldaten» di Zimmerman in Avvenire 28 agosto


La Scala aspetta i «Soldaten» di Zimmerman


DA SALISBURGO

GIUSEPPE PENNISI


I l 'nuovo corso' del Festival di Salisburgo plasma anche il teatro in musica. Tra le o­pere spiccano il nuovo allesti­mento di Die Soldaten («I Solda­ti ») di Bernd Alois Zimmermann in coproduzione con la Scala, dove arriverà nel 2014. In Italia si ricorda il passaggio al Maggio Musicale Fiorentino negli anni 70 e un’esecuzione di alcuni nu­meri alla Sagra Musicale Umbra negli anni 80. È lavoro di estrema complessità, rappresentato la prima a Colonia nel 1965: ri­chiede 40 solisti e tre orchestre, oltre a un impianto elettro-acu­stico.

Zimmermann (classe 1918) ha vissuto l’esperienza della guerra sul fronte orientale (Polonia, Russia); l’esperienza lo trauma­tizzò per tutta la vita, che si tol­se nel 1970. Die Soldaten venne acclamata come una delle più importanti opere del Novecen­to. Nonostante fosse titolare del­la cattedra di composizione a Colonia, restò isolato nel mondo musicale tedesco in quanto di­stinto dalla cultura costruttivi­stico- marxista dominante a Darmstadt. Complesso il rap­porto con l’Alto. La sua fede cat­tolica, che traspare in molte composizioni a livello tematico e tecnico, si trovò a lottare con una depressione sempre più profonda.

Die Soldaten
è un lavoro con un forte contenuto spirituale ove non religioso. Tratto da un dram­ma di Jacob Lenz pubblicato nel 1776, ma rappresentato per la prima volta nel 1863, mostra la dissoluzione di una famiglia bor­ghese a Lille, città di confine e, quindi, piena di caserme. Siamo in una fase di pace, ma per i sol­dati se non c’è un nemico da combattere, ci sono le donne da umiliare. In un mondo senza Dio, si è sempre in guerra. In que­sto contesto troviamo Maria, brava figliola di un commer­ciante, fidanzata a un sarto, ma attratta da un ufficiale aristocra­tico, ceduta da costui ad altri (sia nobili sia stallieri sia soprattutto truppe affamate di donne) e por­tata alla prostituzione nono­stante gli sforzi del Cappellano. Nel quadro finale, dopo una guerra nucleare, sono morti tut­ti tranne Marie e suo padre, che non la riconosce ma le dà un’e­lemosina, mentre una voce dal­l’alto intona il Pater noster .

I 34 quadri di Lenz sono rias­sunte in 15 , ciascuna su una for­ma musicale (strofa, ciaccona, toccata, ecc.) – come nel Woz­zeck

di Berg – ma alcune scene si svolgono in contemporanea e vari stili (dal serialismo a Bach, dalle canzoni popolari al jazz a sequenze dal Dies Irae) si fondo­no. Il canto è portato agli estre­mi delle possibilità umane pur facendo intendere ciascuna pa­rola. Difficile vedere come La Scala potrà riprodurre l’allesti­mento scenico della Felsenreit­schule, l’enorme cavallerizza in­vernale, con uno smisurato boc­cascena in cui le varie azioni ven­gono, a volte, rappresentate mentre nel fondo scena si eser­citano 12 destrieri. A questo im­pianto di Alvis Hermanis e ai co­stumi di Eva Dessecker (nove­centeschi) corrispondono tre grandi orchestre, una in buca e due nei lati della cavea dirette di Ingo Metzmacher, specialista in repertorio contemporaneo. L’a­zione è serrata: i 4 atti sono divi­si da un solo intervallo, evitabile (l’opera dura meno di due ore) per non allentare la forte tensio­ne. Impossibile citare anche so­lo i 12 protagonisti tra i 40 soli­sti. Tra tutti spicca il soprano a­mericano Laura Aikin. Meritate le ovazioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Andata in scena a Salisburgo con grande successo l’opera simbolo del secondo Novecento, arriverà a Milano nel 2014



http://avvenire.ita.newsmemory.com/newsmemvol1/italy/avvenire/20120828/p232808spe1.pdf.0/img/Image_1.jpg

«Die Soldaten» di Zimmerman a Salisburgo

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