venerdì 10 agosto 2012

I Savoia e l’“acquisto” della Sardegna in Avvenire 10 agosto


I Savoia e l’“acquisto” della Sardegna


C aro direttore, con moltissimo ritardo ho letto il numero del 15 maggio (sto leggendo gli arretrati: non posso buttarli, Avvenire merita di essere letto anche se è diventato quasi 'd’annata'!). Si tratta dell’articolo di Giuseppe Pennisi, 'Spesa sanitaria e tassi: l’esplosione in 15 anni', dove ho letto una notizia che ignoravo completamente, pur avendo frequentato con impegno l’università nei miei anni giovanili. Probabilmente, però, il fatto di assistere alle lezioni di storia moderna del professor Bariè alla sera dalle 22 alle 23.30, quando gli occhi cominciavano a chiudersi, deve avere fatto sì che abbia ignorato ciò che trascrivo: «Paradossalmente, la nascita dello Stato nazionale è stata, almeno in parte, dovuta al forte debito. Non nostro, ma dei Re di Francia i quali – all’epoca non esistevano Cds e altre diavolerie di finanza creativa – cedettero la corona di Sardegna e il territorio del Piemonte alla Casa Savoia, con cui erano indebitati sino al collo». Posso sapere su cosa si fonda l’affermazione?

Franco Eustorgio Malaspina, Milano


R

ingrazio il signor Malaspina per essere un lettore così attento di quanto scrivo. Il mio articolo del 15 maggio trattava di modi per estinguere o ridurre lo stock di debito pubblico e non pretendeva affatto di essere un saggio storiografico. Numerosi casi di cessioni territoriali (per ridurre o estinguere debiti sovrani) sono trattati nel volume di Anne Krueger,
A New Approach of Sovreign Debt Restructuring , International Monetary Fund 2002 e in un lavoro più recente di Jordan Branch apparso nel 2011 nell’'European Journal of International Relations' ( Colonial reflections and territoriality). Ho fatto un fugace riferimento alle vicende di Casa Savoia perché mi sembravano più eloquenti per i lettori italiani. È una storia contorta che viene da lontano: dalla ufficiale 'sospensione del debito' (nei confronti dei creditori) decretata nel 1351 da Giovanni Il Buono, Re di Francia, durante la Guerra dei cent’anni. Tra i creditori c’erano anche i Savoia (professionisti delle guerre) che da allora iniziarono ad avanzare pretese per montare di grado, anche tramite un’attenta politica di alleanze politiche e matrimoni. Nei delicati equilibri europei del XVI e XVII secolo combatterono spesso contro i francesi (è nota la battaglia di San Quintino) guadagnando terreni e crediti (per danni di guerra). Da Conti diventeranno Duchi, e anche Re della piccola Cipro. Nel 1713, con il Trattato di Utrecht, ottennero su pressione della Gran Bretagna ma anche con il beneplacito della Francia (che aveva molti debiti da saldare) la cessione da parte della Spagna della Sicilia di cui Vittorio Emanuele fu incoronato Re. Dopo pochi anni, in seguito alle pressioni per una nuova alleanza anti-spagnola (nell’ambito delle guerre di successione nella Penisola iberica) la scambiarono con la corona di Sardegna. Queste vicende sono trattate, tra l’altro, in Simone Candela, Piemontesi in Sicilia, Caltanissetta, S.Sciascia 1996. Ricordo anche una Storia di Casa Savoia in più volumi di cui è autrice l’ex Regina Maria José, pubblicata negli anni Cinquanta.

Giuseppe Pennisi

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