martedì 10 luglio 2012

MA L’EUROGRUPPO LASCIA ALCUNE INCOGNITE In Avvenire 11 luglio


MA L’EUROGRUPPO LASCIA ALCUNE INCOGNITE
http://avvenire.ita.newsmemory.com/newsmemvol1/italy/avvenire/20120711/p041107pec1.pdf.0/img/Image_3.jpg
LA DOMANDE

1 Lo scudo anti­spread serve alla stabilità e alla crescita?

2  Quale legame tra anti-spread e aiuti alle banche spagnole?

3 Chi compone il partito anti­spread e perché?

4 Perché Parigi ha cambiato squadra?

5 In fin dei conti: chi ha vinto e chi ha perso?

le risposte

1
Non proprio. Non biso­gna confondere causa (recessione e alto debito) con effetto (il rischio, ve­ro o percepito) di non essere rimborsati alle scadenze dei ti­toli. Il Rapporto appena pub­blicato dal Centro Europa Ri­cerche ha dimostrato ad e­sempio che non c’è ingegne­ria finanziaria che tenga. L’u­nica ricetta è la crescita della produzione e dell’occupazio­ne. Un esempio 'epidermico': Irlanda e Polonia spuntano tassi più bassi dei Btp perché crescono al 2% ed al 3.5% l’an­no, mentre l’Italia è in piena recessione dopo aver subito u­na contrazione del Pil di dodi­ci punti percentuali dall’inizio della crisi (e non si vede anco­ra una luce alla fine del tun­nel). Questo fa paura agli in­vestitori.


2
Viaggiano insieme per­ché, pur se diversi, sono basati essenzialmente sulla stessa ingegneria finanziaria. Mentre l’'anti­spread' serve a temporeggia­re, più che a risolvere, la rica­pitalizzazione di grandi ban­che spagnole minaccia l’inte­ra eurozona. E questo perché, a ragione di vari intrecci tra i­stituti, se saltano grandi ban­che iberiche lasciano sul cam­po, gravemente feriti, istituti di Gran Bretagna, Francia e Germania (in questo ordine) e di altri Paesi. Con serie impli­cazioni non solo per l’Europa ma per l’intera economia mondiale. Per questo motivo, la notte del 9-10 luglio, è stata avviata una prima «rata» di aiuti e anche i maggiori espo­nenti del «partito contrario al­le misure anti-spread» non hanno avuto esitazione a dare la loro approvazione agli aiuti per le banche spagnole.


3
Austria, Belgio, Estonia, Finlandia, Germania, Lussemburgo, Malta, O­landa, Slovacchia e Slo­venia (in ordine alfabetico). Temono anzitutto che l’onere cada sui loro contribuenti – paradossalmente, un po’ co­me chiedere agli italiani di pa­gare un’addizionale sull’Imu e sul canone Rai (imposte tra le meno amate) per dare una mano agli spagnoli. Sino a qualche settimana fa, anche la Francia faceva parte di questo partito.


4
La situazione economi­ca è più importante dei risultati elettorali: la Francia ha un disavan­zo delle pubbliche ammini­strazioni pari al 5% del Pil, un debito pubblico un rapida cre­scita, un saldo dei conti delle partite correnti al 2% del red­dito nazionale, un tasso di di­soccupazione superiore al 10% della forza lavoro. Inoltre, il Governo eletto sulla promessa di aumentare spese pubbliche ed abbassare età della pensio­ne ed il resto d’Europa è stan­co e stufo di pagare i costi del­la politica agricola comune di cui Parigi è la principale bene­ficiaria. L’Italia non dovrebbe essere lieta di avere un alleato in questi condizioni.
5
Il partito 'anti-anti­spread' ha ottenuto le misure per le banche spagnole (che interessa­no tutti) e un rinvio della pro­posta Hollande-Monti- Rajoy e altri. I tecnici francesi, italia­ni, spagnoli e del resto della cordata continuano a lavorare duro sull’ingegneria finanzia­ria. Meriterebbe dedicare un impegno almeno pari ai prov­vedimenti per la crescita.

Giuseppe Pennisi



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